«Non siamo ad Amsterdam. Qui a Verona non possiamo fare miracoli. La nostra è una città storica, ha strade strette e realizzare piste ciclabili ovunque è impensabile».
Commenta così l’assessore al traffico e alla viabilità Enrico Corsi la vicenda della signora multata in bicicletta perché percorreva via Cesiolo in controsenso e le polemiche relative alla mancanza di spazi, corsie e segnaletiche dedicate alla biciclette, che ne sono seguite.
«Vorrei precisare, inoltre, che anche dove ci sono le piste ciclabili, bella ad esempio è quella che collega borgo Venezia a Montorio, si vedono molte bici che viaggiano lo stesso sulla strada», aggiunge Corsi, invitando quindi gli Adb ad una maggior disciplina piuttosto che ad alimentare polemiche.
Sulla questione della segnaletica dedicata per le biciclette, che conceda ad esempio in alcune strade a senso unico la possibilità alle bici di viaggiare in controsenso come accade in molte città europee, Corsi taglia corto affermando che «non si può certo riempire la città di altri cartelli».
«Nuove piste ciclabili sono però già previste, soprattutto di collegamento tra i quartieri della periferia e il centro città. Ad esempio è allo studio un percorso ciclabile che colleghi San Michele al centro. Inoltre, stiamo valutando anche il potenziamento dei mezzi di trasporto pubblici», assicura l’assessore.
A denunciare il «totale disinteresse» per la viabilità sulle due ruote è il capogruppo del Pd in prima circoscrizione, Franco Dusi. «Una delle prime cose che l’attuale amministrazione ha fatto è stata cancellare l’ufficio biciclette. Inoltre, le piste ciclabili decise dalla scorsa amministrazione sono state cancellate. E quelle già realizzate non vengono manutentate, basta vedere le condizioni in cui versa quella di corso Porta Nuova. Nonostante le risorse spese, la nuova pista non è funzionale. Le segnaletiche su quella vecchia non sono state cancellate del tutto e la confusione è totale».
A mancare in centro storico, secondo il Pd, sono anche i posti in cui è possibile parcheggiare le biciclette. «I portabiciclette non sono assolutamente sufficienti e le bici vengono legate un po’ ovunque. È necessario che l’amministrazione si renda conto di questa esigenza e investa in tal senso, anziché far finta di nulla», conclude Dusi
I.N.
CODICE. La donna punita dai vigili per aver percorso in controsenso via Cesiolo si rivolgerà al giudice di pace. Attesi a settembre molti altri ricorsi
Ilaria Noro
La giovane sanzionata: «La contravvenzione è legittima ma togliere i punti dalla patente è esagerato»
«Erano le dieci della mattina e stavo andando a lavorare, in bicicletta. Per evitare di percorrere via Mameli ho imboccato via Cesiolo e percorso anche il tratto di strada in controsenso. E all’altezza del Platano, alla fine della strada, ho trovato la vigilessa che mi ha fermato, multandomi».
A raccontare la propria disavventura, ribadendo il «mea culpa» per aver infranto il codice della strada ma ritenendo eccessiva la decurtazione dei 4 punti della patente, è Stefania Dall’Ora, giovane insegnante 26enne residente ad Avesa. È lei che ha scritto agli amici della bicicletta che le hanno offerto assistenza legale, scatenando la polemica sulla costituzionalità della norma.
«Si è trattato di un posto di blocco dei vigili in piena regola. Tanto che pochi minuti dopo me hanno fermato un’altra signora, cui è toccata la stessa sorte. È brutto da affermare ma quella strada viene percorsa in controsenso da decine di biciclette ogni giorno. È un dato di fatto. Quale alternativa scegliere, altrimenti? Percorrere via Mameli in bicicletta è decisamente troppo pericoloso», aggiunge Dall’Ora, che ha scelto di inoltrare ricorso al giudice di pace, accettando l’offerta degli Adb di essere assistita dall’avvocato Renzo Segala, legale dell’associazione.
Quello della giovane non è che il primo di una lista di ricorsi che si preannuncia lunga. Gli Amici della bicicletta hanno infatti offerto assistenza legale gratuita a tutti quanti incapperanno nella stessa sanzione o in contravvenzioni simili. E medesima iniziativa è stata attuata anche a livello nazionale, come ha annunciato lo stesso presidente della Fiab, Federazione italiana amici della bicicletta, Antonio Dalla Venezia. Quello che federazione contesta non è la sanzione in sé ma la decurtazione dei punti della patente.
A preannunciare la possibile incostituzionalità della norma è infatti l’avvocato Segala. «Siamo agli esordi e non ci sono ancora sentenze in merito, tuttavia sulla costituzionalità della norma c’è molto da dire. Questa legge penalizza in misura maggiore un ciclista che ha la patente, che oltre alla multa si vede decurtare i punti della licenza di guida, rispetto a un ciclista senza patente per cui è prevista la sola sanzione pecuniaria», spiega Segala che però non entra nel merito della vicenda di via Cesiolo. «Sarà il giudice di pace a pronunciarsi. Certo è che a settembre inizieremo a inoltrare svariati ricorsi», aggiunge Segala che anticipa che, in caso di parere negativo farà appello al tribunale civile.
«Anziché studiare soluzioni costruttive, si pensa a punire. Questa è una trovata ad effetto che non servirà a risolvere i problemi della viabilità nelle città», spiega Dalla Venezia. «Paradossalmente, se io commettessi tante infrazioni in bicicletta da rimanere senza punti non potrei più guidare la macchina. Ma continuerei a scorazzare indisturbato sulle due ruote a pedali», prosegue Dalla Venezia.
«I ciclisti, oltre che ad essere quotidianamente alla mercé di strade pericolose che non tengono conto degli utenti deboli, vengono ora anche trattati da criminali. Abbiamo sempre fatto i conti con il codice della strada e i comportamenti scorretti sulle bici vanno sanzionati. Ma è sbagliato mettere sullo stesso piano una persona che percorre in controsenso una via su una bici o su un Suv», aggiunge Paolo Fabbri, degli Adb.
Agevolazioni e servizi per i ciclisti
La situazione per chi viaggia sulle due ruote a pedali in molti altri stati europei è infatti ben più rosea. E sono molte le infrastrutture e le agevolazioni che governi e amministrazioni locali hanno messo in atto per incentivare la mobilità sulle due ruote e decongestionare le città dal traffico automobilistico e dallo smog.
Ad Odense, una cittadina della Danimarca che come Verona conta all’incirca 250 mila abitanti, il 40 per cento della mobilità del centro è costituito dalla biciclette. «Lungo la strada ci sono pompe per gonfiare le ruote e degli speciali armadietti che funzionano con una chiave, per dare la possibilità ai ciclisti di lasciare borse e zainni ingombranti», spiega Dalla Venezia. A Monaco, in Germania, città gemella di quella scaligera come numero di abitanti, sui 122 sensi unici del centro città, ben 80 danno licenza alle bici di poter viaggiare in controsenso in piena sicurezza. Inoltre, nella cittadina della Baviera i chilometri di pista ciclabile sono mille, contro i 60 ad esempio, di MIlano. E a Bordeaux, in Francia, sempre sui 250 mila abitanti, il 50 per cento dello spazio urbano è destinato ai ciclisti. «E questa politica viene promossa addirittura sui depliant turistici», aggiugne Fabbri.
I.N.