Sicurezza di pedoni e ciclisti: serve un piano di prevenzione

mercoledì 1 aprile 2009, di Alberto

Comunicato stampa del 31/3/2009

Malgrado gli sforzi della Polizia Municipale, a cui va il plauso degli Amici della Bicicletta, il fenomeno dei ciclisti e dei pedoni coinvolti in incidenti stradale gravi non accenna a diminuire. L’ultimo caso risale ad appena pochi giorni fa quando un ciclista, che ora versa in condizioni gravi, è stato travolto da un camion.

“Non si capisce se è stato il ciclista a comportarsi imprudentemente accostandosi al camion fermo al semaforo (spesso i mezzi pesanti hanno angoli ciechi) o se la responsabilità sia del camionista – dice Paolo Fabbri, presidente degli AdB Fiab Verona – tuttavia il fenomeno va affrontato in maniera organica prendendo tutte le misure strutturali (zone 30, ciclabili di qualità) e di buona pratica amministrativa (promozione della ciclabilità e delle pedonalità, sensibilizzazione della popolazione) necessarie, adottando anche un piano cittadino che coordini gli interventi sull’intero spettro della mobilità cittadina".

A fronte della diminuzione del numero complessivo di incidenti e di vittime della strada registrato nel corso del 2008, per i pedoni i dati restano allarmanti, mentre per i ciclisti le cose sono andate decisamente peggio: siamo passati da una vittima nel 2005, due nel 2006 e una nel 2007 a cinque vittime nel 2008. Dati tanto più gravi se si considera che a Verona i movimenti in bicicletta sono solo il 7% dei movimenti quotidiani complessivi!

Tabella dati sicurezza stradale. Fonte Comune febbraio 2009

2005200620072008
automobilisti 5 7 5 2 (su 4326 incidenti)
motociclisti 7 14 6 5 (su 880 incidenti)
ciclisti 1 2 1 5 (su 217 incidenti!)
Pedoni 2 0 5 3 (su 169 incidenti)
Totali 14 23 17 15

Lungi da noi l’idea di attribuire al sindaco la responsabilità di questi incidenti, tuttavia pensiamo che sia doveroso che l’amministrazione comunale comunichi con quali obiettivi e quale strategia intende affrontare, negli anni del suo mandato, il tema della sicurezza di ciclisti e pedoni. Tanto più che proprio a Verona si riuniscono i ministri dei trasporti della comunità europea che hanno siglato l’accordo che impone agli stati membri di dimezzare il numero di vittime e di incidenti (con riferimento ai dati 2000) entro il 2010.

Che città vuole costruire questa amministrazione?
Una città dove sia possibile uscire di casa in sicurezza solo se corazzati dalla lamiera di un’automobile di grossa cilindrata? O un ambiente urbano in grado di garantire indistintamente a tutti gli utenti della strada, a partire da quelli lenti e non motorizzati – pedoni, ciclisti, bambini, anziani, disabili - il diritto individuale a muoversi senza correre il rischio di essere investiti?

Ecco alcune nostre considerazioni e proposte

Disincentivare l’uso delle bicicletta sarebbe una scelta sbagliata:

1. molte ricerche dimostrano che le aspettative di vita di chi sceglie la bicicletta, anche a fronte di dati così negativi come quelli riportati, sono maggiori di chi si muove in auto: la sedentarietà diffusa e gli stili di vita sbagliati uccidono più degli incidenti stradali.

2. l’eperienza di alcune città europee e italiane dimostra che dove cresce il numero dei ciclisti cresce anche la loro sicurezza: aumenta infatti l’attenzione nei loro confronti sia da parte delle istituzioni – anche attraverso le infrastrutture dedicate - che da parte degli automobilisti.

3. Non solo: l’esperienza di diverse città italiane (come Mestre, Lodi, Ferrara, Bolzano) dimostra che la crescita del traffico non motorizzato ha un effetto calmierante sulla pericolosità del traffico in genere e che dalla mobilità sostenibile può arrivare perciò una risposta importante anche in tema di sicurezza della strada e non solo in merito a questioni ambientali.

Gli AdB chiedono almeno questi interventi

1. Un piano di monitoraggio e prevenzione
La sicurezza dei ciclisti non è solo questione di infrastrutture, dipende anche dai comportamenti e dagli atteggiamenti di tutti i possibili attori: i ciclisti stessi, gli automobilisti, gli amministratori. Ed è fondamentale che l’amministrazione individui, in fatto di riduzione degli incidenti, degli obiettivi di legislatura e un piano che preveda e coordini adeguamenti strutturali, comunicazione, formazione, interventi preventivi e interventi repressivi e monitoraggio dei risultati via via raggiunti. Il piano deve partire dai dati di un osservatorio su traffico e incidenti che renda disponibili dati aggiornati sulla quantità, le circostanze, le cause e la localizzazione degli incidenti e sulla ripartizione modale degli spostamenti quotidiani. Il piano deve essere aperto al contributo di tutti gli attori interessati: il tavolo della consulta sulla mobilità deve prevedere anche la Fiab.

La Fiab sostiene che tutti i provvedimenti che trattano il sistema bicicletta (Veicolo + Infrastruttura + Utente) come se fosse isolato e a sé stante sono sostanzialmente inefficaci in quanto non è mai possibile separare del tutto il sistema “mobilità ciclistica” dal sistema “mobilità generale”.

Non si può parlare di sicurezza dei ciclisti senza parlare di sicurezza stradale nel complesso e non si può affrontare il tema della sicurezza stradale senza intervenire significativamente sull’organizzazione della mobilità e quindi sulla mobilità sostenibile. I ciclisti non sono degli utenti qualsiasi del territorio: la loro assenza o presenza è un vero e proprio indicatore dello stato di salute dell’intero sistema viario e della società in generale. Il ciclista è e deve essere considerato un importante indicatore di qualità ambientale e sociale.

2. Ciclista illuminato! (Promozione di comportamenti corretti da parte dei ciclisti)
È necessario migliorare il comportamento dei ciclisti attraverso campagne informative sulle buone pratiche da incentivare (va promosso per esempio l’uso del casco) sui comportamenti più pericolosi da evitare e reprimere (mancanza di luci, attraversamenti con il rosso). La nostra associazione e il nostro giornale (Ruotalibera, bimestrale, 4500 copie) sono disponibili a collaborare con il Comune.

3. Ciclabili di qualità
Vanno realizzate - secondo un piano che preveda le necessarie priorità - piste ciclabili di qualità e sicure che colleghino i quartieri periferici al centro e ai grandi attrattori. “Sicure” soprattutto con riferimento al fondo stradale e all’attraversamento di incroci e all’entrata e all’uscita dalle ciclabili stesse. Va osservato infatti che il ciclista viene di solito “abbandonato” (la ciclabile si interrompe o finisce) proprio sugli incroci e che spesso per raggiungere l’ingresso della ciclabile o per uscire da essa deve compiere manovre pericolose (è il caso della nuova pista di via San Giacomo).

4. Itinerari sicuri
Migliorare la sicurezza sui tragitti cittadini più frequentati dai ciclisti è possibile e relativamente poco costoso. Va adottata una segnaletica che avvii i ciclisti ai percorsi più convenienti, intervenendo con brevi tratti di ciclabili (come sta avvenendo a Padova) sui punti più rischiosi come gli incroci e le rotonde.

5. Spazio condiviso. (Zone trenta e moderazione del traffico)
Come accade da anni in Europa, è possibile favorire la convivenza sicura di pedoni, ciclisti e automobili attraverso la costituzione “zone 30” nelle quali elementi di arredo urbano, costringendo gli automobilisti a ridurre la velocità, rendono lo spazio pubblico più bello e sicuro.

6. Occhio al ciclista
Miglioriamo la percezione dei ciclisti attraverso campagne informative rivolte a tutti gli utenti della strada. Alcuni incidenti sono evitabili semplicemente migliorando la percezione sociale dei ciclisti e la consapevolezza diffusa sull’opportunità di promuovere l’uso della bicicletta.

7. Caccia al ladro
Contrastare il furto significa moltiplicare i ciclisti e metterli nella condizioni di utilizzare finalmente biciclette più efficienti e sicure.

8. Lo sportello del ciclista
L’Ufficio Biciclette del Comune deve aprire uno sportello che raccolga le segnalazioni dei ciclisti sui punti di maggiore pericolo e disagio coinvolgendo i diretti interessati.