Tomas ha 19 anni, vive a Sommacampagna, nella provincia di Verona, ed è approdato quest’anno in una squadra dilettantistica di ciclismo, la Bottoli Filmop Parolin Sorelle Ramonda . Corre principalmente su strada, ma durante la stagione e l’inverno si diverte a fare qualche corsa in pista. La sua aspirazione è quella di diventare un professionista e, guardando i risultati ottenuti da Juniores (miglior risultato medaglia di bronzo agli Europei di Cottbus e Pordenone oltre alle 11 gare vinte a livello nazionale e internazionale), oltre a diversi piazzamenti ed una vittoria nel suo primo anno da dilettante, sembra nelle sue possibilità. Anche se la bicicletta che intende Tomas sembra molto lontana da quella degli AdB, leggendo quello che scrive si può scoprire che ci sono tanti particolari comuni e che la sua passione è in parte figlia anche ... della nostra Associazione.
“Mi mancavano pochi giorni al compimento del 14mo anno d’età, tappa che attendevo da tempo visto che valeva il lasciapassare per l’utilizzo del motorino, quando notai che mio papà aveva lasciato il suo mezzo a motore per andare al lavoro in bici. Solo in quel momento realizzai che effettivamente lui andava quasi sempre in bici, trascurando il suo motorino. Per me era una cosa stranissima, quasi inconcepibile. Perchè rinunciare ad una comodità tale ?”
“Poi, vedendo gli adesivi degli AdB sulla bici, capii che la sua era una scelta sensata, responsabile ed ecologica che tra l’altro diede l’inizio ad una lenta rottamazione del motorino stesso, visto che di lì a poco cominciarono le varie trasformazioni, che tanti ragazzi si divertono a fare, e che portarono alla morte il mezzo a motore di papà..”
“Il fatto che ci siano pochi giovani che usano la bicicletta dovrebbe far riflettere. La prima idea associata alla bici è quella del pericolo, mentre l’idea associata all’auto è quella di sicurezza, risultato di una esagerata pubblicità dei vari sistemi di protezione: airbag, barre laterali, ecc. Nulla di più falso ! Sono le bici pericolose , che occupano meno di un metro di ampiezza della sede stradale , o le auto, spesso delle potenziali armi guidate da persone irresponsabili, nervose, che per arrivare in orario a chissà quale appuntamento, trascurano la presenza del ciclista e mettono gli altri in situazione di vero pericolo ?”
“È da anni che mi alleno e corro con la bici da corsa. Mi piace un sacco e la passione è nata grazie a papà che mi ha messo in bici fin da piccolo. Appena imparato a stare in equilibrio e a pedalare: via ! abbiamo iniziato a girare, io con la mia biciclettina a ruote piene , con le rotelline e il biberon come borraccia. La meta era sempre quella di vedere gli aerei in fase di atterraggio a Caluri, giusto a metà strada tra casa nostra e dei nonni. Poi, come tutti i bambini, a 10 anni ho intrapreso la via del calcio: giocavo bene e mi divertivo ! Un infortunio mi costrinse a stare fermo diversi mesi. Vedere mio papà tante volte partire sulla sua due ruote e sentire poi i suoi racconti delle strade, dei luoghi visti e le avventure vissute, mi diede la curiosità di provare a correre. Da allora questo è il mio sport, fatto di vera fatica e sofferenza, ma capace di ripagarti ogni istante dei sacrifici fatti e poi chissà ... magari potrebbe diventare il mio lavoro.”
“La bici poi era sempre al seguito nelle nostre vacanze. Andavamo al mare in tre ed al seguito avevamo cinque biciclette: due da corsa per i giri lunghi per me e mio papà, e tre da passeggio per i giretti per tutta la famiglia. La sera andavamo alle giostre, da San Mauro Mare fino a Igea Marina. Era stato proprio in una di quelle vacanze che con papà avevamo provato la salita di San Marino. Quelle erano le zone del mio corridore preferito. Casualmente, un giorno che ricorderò sempre, mi sorpassò Marco Pantani sulla salita che porta in paese e abbiamo scambiato qualche battuta.”
“Noi che andiamo in bici da corsa facciamo tantissimi chilometri e conosciamo le strade di Verona e provincia come le nostre tasche: sappiamo quali sono le pericolose, le trafficate, le più belle. Certo durante le gare non ci guardiamo tanto intorno. Quando si corre l’attenzione è rivolta allo sforzo, alla tattica di corsa, a guardare gli avversari. Però è sicuro che in allenamento ci godiamo anche noi le strade panoramiche, scoprendo gli angoli più belli della provincia: le colline Moreniche, il lago di Garda, la Lessinia, la Valpolicella. Noi corridori veronesi siamo i più completi perché abbiamo vicino pianura, salita, le colline e soprattutto il lago che è un grande punto di forza per i mesi invernali.”
“Lo so: tante volte la bici usata da noi che corriamo sembra quasi un altro mezzo. In quel momento la bici sarebbe più paragonabile ad un motorino. E perchè no ? Perchè il codice della strada non potrebbe fare questa distinzione ? La bici da corsa potrebbe andare in strada e non essere obbligata a correre nella pista ciclabile evitando così di diventare un pericolo maggiore. Diciamo la verità, già adesso alcune ciclabili, soprattutto quelle promiscue, sono pericolose per ciclisti e pedoni. Perchè negare l’evidenza ? Perchè non copiare dagli altri ? Ho sentito che in Francia stanno adottando questo idea: la pista ciclabile consigliata e non obbligatoria. Le persone che possono decidere su questi argomenti, si pongano il nostro problema perché esistiamo anche noi. Dove dovremmo andare ad allenarci ? ”
“La verità è che la nostra società è basata sul concetto dell’auto e da quella tutto viene trasferito verso gli altri mezzi. Sull’auto c’è il clacson allora la bici deve avere il campanello. Certo pesa poco, ma non ci si arrangia lo stesso con la voce ? Anzi la voce è modulare e più espressiva: si può andare dal “Permesso !” e passando da “Attento !” si arriva ad espressioni un più volgari e meno signorili. Mancano solo gli obblighi di tenere le luci accese anche di giorno e mettere le cinture. Giustissimo il codice stradale, che anche noi dobbiamo rispettare, ma si dovrebbe cercare di introdurre delle norme che incentivino l’uso della bici e aumentino la sicurezza.”
“Sono proprio convinto, che la bici sia un ottimo mezzo di trasporto e di relax. È vero tra la bici usata da noi corridori e quella usata come relax o trasporto c’è qualche differenza, ma in fondo sono convinto che tutti i ciclisti si assomiglino perché il filo conduttore di tutti noi è la passione per questo mezzo stupendo. E poi come recita il vostro adesivo: OGNI BICI IN PIÙ È UN’AUTO IN MENO"
“Il ciclismo come sport è bello per il rapporto tra tifosi e i campioni: sono praticamente a contatto diretto. Alla partenza e all’arrivo le persone che chiedono la foto o l’autografo sono tante persone semplici, ci sono tanti bambini ed anziani che vanno a vedere uno sport sano e popolare. Il campione del ciclismo è una persona umile che saluta chiunque, chiacchera con tutti, da consigli ai ragazzini, è sempre a contatto con la gente.”
“Ringrazio gli AdB dello spazio concesso e auguro a TUTTI I CICLISTI delle gran belle pedalate”