martedì 24 giugno 2008, di lupoinbici
Mentre il costo del petrolio cresce (e crescerà sempre di più grazie alla crescente domanda di Cina ed India) noi, in Italia e a Verona, investiamo per promuovere una mobilità prevalentemente centrata su automobili e camion: languono ferrovie e tramvie crescono autostrade e trafori. Come se non ci bastasse il traffico attuale: ogni mattina, tra le 8 e le 9 si muovono, a Verona, circa 85000 automobili. Mediamente trasportano, ognuna, 1,2 passeggeri e, nel 50% dei casi, coprono tratte inferiori ai 3 km (fonte Comune).
Non è solo questione di costo del petrolio: la nostra è una città inquinata in una pianura inquinata. L’inquinamento almeno per il 50% - 70% dipende dal traffico. E non è solo l’aria: strade e piazze sono sottratte alla socializzazione e sacrificate all’automobile, alla vacca sacra dell’occidente. Vacca sacra indispensabile: chi dovrebbe non ci offre alternative. Negli ultimi 50 anni qui a Verona, quanto si è investito sul mezzo pubblico (e sulla bicicletta) e quanto sull’automobile ?
In questa situazione il sindaco ogni volta che incontra qualcuno che, nonostante tutto, si muove in bici (o con un mezzo pubblico o a piedi) dovrebbe fermarlo, abbracciarlo e chiedergli cosa può fare per favorirlo. Perché compito evidente del sindaco della nostra città, di destra o di sinistra che sia, è quello di far crescere, nell’interesse della comunità, il numero dei ciclisti (e dei pedoni e degli utenti del mezzo pubblico): non inquinano, non fanno rumore, non occupano spazio, si ammalano di meno, favoriscono il piccolo commercio e, tutti insieme, migliorano il bilancio energetico del nostro paese. Per di più farli crescere di numero costa molto poco: il sindaco può fare da solo anche senza l’aiuto dello Stato o della Regione. Infatti nelle maggiori città europee i ciclisti sono favoriti non solo attraverso la costruzione di corsie ciclabili, ma anche attraverso la costituzione di ampie zone ciclopedonali, la diffusione delle "zone 30", la frequente autorizzazione a percorrere le corsie preferenziali e, nei due sensi di marcia, alcune strade a senso unico per le auto. E, soprattutto, con efficaci campagne di comunicazione che, sottolineando i vantaggi individuali e collettivi legati all’uso della bicicletta, promuovono l’immagine positiva del ciclista urbano.
Purtroppo qui da noi non è così. E la sensazione di chi va in bici è che, al contrario di quanto sarebbe auspicabile, in quest’ultimo anno sia cresciuta nei confronti dei ciclisti una sorta di insofferenza alimentata anche da dichiarazioni di esponenti della maggioranza. E da decisioni ostili, gravi e ingiustificate come quella di escludere la nostra associazione dalla consulta per la mobilità cittadina negando spazi di confronto e di collaborazione con chi in questa città insiste a rappresentare i ciclisti urbani da 26 anni.
È in questa situazione che fa particolare scalpore che un vigile abbia applicato rigidamente il codice multando un ciclista perché usava il cellulare. Ma - anche se l’entità della sanzione ci appare spropositata (se applicata ai ciclisti), se ci pare che possano essere determinanti i diversi contesti nei quali il ciclista può telefonare (strada trafficata o pista ciclabile ...) e se ci pare che questa infrazione sia molto più diffusa, e ben più gravemente, tra gli automobilisti - dobbiamo dire che noi stessi pensiamo che andare in bici telefonando o ascoltando musica sia un comportamento da scoraggiare perché pericoloso.
Meglio quindi se l’amministrazione comunale avesse deciso di sposare questa linea di rigore in un clima diverso, comunicando efficacemente alla città, prima di tutto, il suo favore per i ciclisti dimostrando con i fatti la serietà delle proprie intenzioni.
Paolo Fabbri presidente Amici della Bicicletta onlus Verona