giovedì 4 ottobre 2012, di rigoberto
Quella del semaforo di via Passo Buole è una lunga storia.
Nel settembre 2011, un nostro socio si accorge che i sensori del semaforo collocati in via Passo Buole all’incrocio con via Mameli non rilevano la presenza delle biciclette in attesa: se un’auto o una moto non affiancano il ciclista, per lui il verde non scatta. Scrive al Comune che gli risponde, sostanzialmente: è vero, i sensori in uso non rilevano la massa metallica delle biciclette: lei, quindi, deve procedere a piedi come previsto dal Codice.
Via Passo Buole è la strada che i ciclisti che abitano nei quartieri Pindemonte e Ponte Crencano devono necessariamente fare per andare verso il centro storico. Per andare in centro - il grande attrattore per chi si muove in bicicletta - sarebbe in realtà molto più conveniente e sicuro percorrere in senso vietato via Cesiolo (zona trenta, strada senza traffico… ) ma, come è noto (vi fu una mobilitazione dell’associazione per questo), i lavori per la realizzazione di una pista ciclabile che avrebbe consentito il controsenso furono sospesi e cancellati (con il primo atto dell’amministrazione Tosi!). Inoltre nei confronti dei ciclisti che si ostinavano a utilizzare quella strada in controsenso, fu elevata una raffica di pesanti contravvenzioni. Quindi oggi i ciclisti diretti in centro e più ligi si ritrovano a pedalare su via Passo Buole per poi immettersi sulla pericolosa via Mameli. Dopo tutto questo, se scoprire che i sensori che regolano un semaforo non rilevano la presenza delle bici è già di per sè sconcertante, scoprire che questo accade proprio in via Passo Buole suona come una beffa particolarmente sgradevole.
Informati dal nostro socio scriviamo al Comune. Qui comincia questa lunghissima (faticosissima, frustrante, incredibile) storia, che ancora non si è conclusa. Ecco i documenti: se vuoi puoi leggerli uno ad uno. Altrimenti limitati a scorrere il riassunto che viene proposto per ognuno di essi. Così arriverai all’incredibile fine (per il momento) di questa storia.
DOCUMENTO 1 pdf
Scriviamo al Comune per avere lumi: quale articolo del codice impone ai ciclisti di superare a piedi le intersezioni semaforizzate? Perché i ciclisti in attesa del verde al semaforo di via Passo Buole, non sono informati del limite dei sensori? Non è persino ridicolo, oltre che ingiusto, che un ciclista possa aspettare inutilmente che scatti finalmente il verde senza essere messo nelle condizioni di capire perché l’attesa si fa così lunga? Non ci sono soluzioni che non impongano al ciclista di scendere dalla bici?
DOCUMENTO 2 pdf
Il Comune non risponde: sollecitiamo
DOCUMENTO 3 zip
Il Comune risponde. Si capisce poco di quello che c’è scritto: c’è moltissimo fumo. Il tono è sgradevole.
DOCUMENTO 4 pdf
Rispondiamo al Comune ribadendo il nostro punto di vista: com’è possibile organizzare un semaforo in quel modo? A quale norma fa riferimento il Comune per imporre un’attesa potenzialmente lunghissima e palesemente ingiusta e incomprensibile da parte del malcapitato che virtuosamente si muove in bicicletta in città?
DOCUMENTO 5 zip
Non ci filano. Trascorso un mese dall’ultima lettera il nostro avvocato - l’avv. Segala - fa partire una diffida al Comune: vogliamo che ci venga riconosciuto il diritto di superare in sella l’incrocio. Ci fanno sapere che chiederanno lumi al Ministero. Scrivono la lettera e omettono di metterci in indirizzo. Ne veniamo a conoscenza grazie all’interpellanza di una Consigliera Comunale nostra socia (Orietta Salemi). Ancora questa ci sembra una lettera complicata e piena di fumo. Il nostro quesito ci sembra semplicissimo.
DOCUMENTO 6 pdf
Appena letta con molto ritardo (non eravamo in indirizzo) la lettera del Comune al Ministero, scriviamo anche noi al Ministero le nostre note.
DOCUMENTO 7 pdf
Ma il Ministero nel frattempo ha risposto. Ancora si capisce molto poco: ora sembra che la questione sia se possiamo o no superare in sella un attraversamento pedonale…
DOCUMENTO 8 pdf
L’avv. Segala scrive al Ministero perche ci sembra impossibile che qualcuno possa giustificare l’organizzazione di un semaforo come quella che ancora descriviamo.
DOCUMENTO 9 pdf
Niente da fare. La risposta del Ministero ancora non ci dà ragione. Dopo un lungo preambolo che ancora verte su questioni che non sono state sollevate, la lettera affronta finalmente l’argomento che ci interessa dicendo:
Insomma sembra proprio che il Ministero non abbia nulla da ridire sul fatto che un incrocio sia organizzato prevedendo che: - il sensori non rilevino la presenza delle biciclette; - i ciclisti non siano informati di questa circostanza (e quindi della possibilità che la loro attesa del verde sia lunghissima e possa concludersi solo con l’arrivo di un’auto o di una moto); - che non sia previsto un dispositivo di chiamata del verde a disposizione dei ciclisti che possa risolvere l’inconveniente.
Non è incredibile? Verrebbe voglia di arrendersi. Per stanchezza. Ma andremo avanti.
Un’ultima nota. Il Ministero dice che non risultano attualmente disponibili sensori in grado di rilevare comunque la presenza di velocipedi: a Bolzano ci sono! E pubblicheremo presto una foto che li esibisce. Intanto godiamoci questa di Rotterdam: come si vede a terra, sulla ciclabile, ecco i sensori che, secondo il Ministero, non esistono.