Mio padre era un ciclista, naturalmente: solo i ricchi del paese possedevano auto e una bicicletta era una specie di utilitaria, sulla quale potevano stare, in equilibrio instabile, fino a tre passeggeri.
Ma era soprattutto un camionista, appassionato di mezzi a motore a tal punto da affermare che “I ciclisti sono pericolosi”. Si riferiva principalmente agli anziani che percorrevano la statale, intabarrati e con lo sguardo fisso in avanti, perché affetti da forme acute di cervicale. La difficoltà di girarsi, li induceva a fidarsi dell’udito. Il rumore di un motore a scoppio, negli anni ’50 e nella Bassa, era percepibile nettamente a chilometri di distanza. Peccato che il loro udito non fosse più quello di una volta. Per questo mio padre mi insegnò a non sorpassare mai un anziano in bicicletta prima di un incrocio. Oggi non è più così. Il rumore è continuo e assordante e il pericolo che un mezzo a motore ti travolga è in agguato persino sulle ciclabili lungo strada.
È, pertanto, comprensibilissima l’ansia di genitori e nonni che, volendo trasmettere a figli e nipoti una sana cultura del movimento e una bella abitudine civica, li scortano nei primi trasferimenti su ciclabili e su strade cittadine. Io l’ho fatto e lo faccio tutt’ora, sempre con ansia.
Ma l’ansia può diminuire e, soprattutto, la nostra vigilanza sarà più efficace se rispetteremo alcune semplici precauzioni. Innanzitutto approfittiamo delle norme del Codice della strada. L’art. 182 prevede che un adulto possa affiancare un bambino minore di 10 anni. Quindi teniamo il nostro piccolo alla nostra destra, avendo l’avvertenza di stargli un po’ dietro. Incrocio, purtroppo, molto spesso, genitori che precedono i bambini e urlano loro di stare attenti che stanno arrivando altre biciclette o mezzi più pericolosi. Errore grave! Per avere sotto controllo i bambini dobbiamo averli sempre davanti agli occhi. E non mi risulta che abbiamo gli occhi sulla nuca.
(da Ruotalibera 153 – maggio/luglio 2017)