Velo-racconto
I miti muovono gli uomini, pensò Unuomoso Loalcomando, inforcando la sua bici per un giro che un ciclista medio si sarebbe mangiato in un paio d’ore ma che lui ipotizzava di almeno il doppio. La Bibbia delle salite (salite.ch) ne dava una valutazione quasi ridicola, ma nulla diceva dei circa 700 metri di dislivello in 32 km da fare per raggiungerne l’inizio.
I suoi miti stavano agli antipodi, letteralmente: Omar Di Felice alle prese con il suo giro seguendo il Circolo Polare Artico, ora in Groenlandia, Lorenzo Barone nel deserto della Namibia. Se segui gente così non puoi non rendere epica una piccola gita, sfruttando un sabato solitario. Il primo avversario si palesò dopo pochi chilometri: Vento Contro veniva dall’Est, la sua specialità era fiaccare gli altri rallentandone la corsa. Ma molti erano i suoi compagni! I fratelli Vestito Poco e Vestito Troppo erano sempre in agguato, le previsioni davano pochi gradi, quindi gli strati di vestiario di Unuomoso erano più d’uno, ma non sembrava esserci particolarmente freddo. Pure Dis Dratazione seguiva a ruota: con temperature così basse pochi gli facevano caso, ma Unuomoso, leggendo i racconti dei suoi miti, si era attrezzato. Thermos Dithecaldo lo sosteneva, oltre che Borrac Ciadacqua. Il veneto Pan Eformajo, l’esotico Frut Tasecca e un giovane dall’oscura provenienza Gel Energetico, sdolcinato ma efficace, si occupavano dei rifornimenti.
Prima sosta al ventesimo kilometrico, veloce rifornimento, incalzato da un Contadino Esasperato, esasperato dai ciclisti che lasciavano rifiuti, escrementi ed urina nel suo vigneto. Unuomoso salutò cordialmente e proseguì. Poco dopo, a Cogollo, superò Ferro Battuto, un corridore locale. Bizzarra la scelta di far partire l’unico tratto di ciclabile da Ca del Diavolo, quasi fosse malefico allontanarsi dalla strada, quel giorno per fortuna ben poco trafficata. Qualche chilometro di paradiso, giusto per mostrare come sarebbe bella una ciclabile lungo tutta la Val d’Illasi, e si giunge a Selva, poco oscura e sulla riva del Progno.
Da lì la salita, non troppo ripida ma non banale. La fatica stende un Velo sugli occhi e altri avversari incalzano: i gemelli Maldi Schiena e Maldi Gambe sempre lì attaccati, pronti a sopraffarti. Stavano proprio per superare Unuomoso quando il prode Gel Energetico, poco prima di due ripidi tornanti, lo raggiunse e lo sostenne. Ma poco dopo Navi Gatore, che scandiva kilometri e dislivello, si spense improvvisamente. Il ritmo ora lo dettavano le gambe e qualche giro di rosario.
Ma la quota saliva. Il bosco si fece sempre più rado, per lasciare definitivamente spazio ai pascoli. Dopo una curva fece capolino il campanile, Velo era lì, raggiunto. Era il turno di Giacca Dipiumino, poco ciclistica ma efficace. Bala Clava, finora arrotolato sulla fronte, si sistemò a coprire bene bocca e collo.
La discesa filò via veloce e i compagni di viaggio restarono presto un ricordo, da scrivere su un post semiserio, racconto di un Montorio San Martino Illasi Selva di Progno Velo Veronese San Rocco Caiò Pian di Castagnè Montorio goduto in ogni kilometro, un uomo solo al comando, io!
di Marco Muratore
(da Ruotalibera 175 – luglio-settembre 2022)