Una guida per scoprire l’antica Etruria
Dal 31 maggio al 4 giugno si è svolta una “bicistaffetta” lungo l’itinerario della strada consolare Cassia Vetus, organizzata dalle associazioni FIAB di Arezzo e Siena per promuovere la guida cicloturistica “Cassia Vetus e il territorio dell’Etruria. Un viaggio in bicicletta da Roma a Firenze“.
Questa guida fa parte di una collana delle edizioni ASKA dedicata alla riscoperta delle strade consolari romane ed è stata scritta da Massimo Barbagli, Giovanni Cardinali e Fabio Masotti, partendo dalla familiarità con i luoghi dell’itinerario delle “quattro valli” (Tevere, Paglia, Chiana e Arno), scoperto dagli Etruschi, trasformato in una grande arteria imperiale dal console C. Cassius Longinus nel 171 a.C, riscoperto con la scelta degli itinerari strategici della modernità come la ferrovia storica ottocentesca Firenze-Roma, ll’Autosole e la linea alta velocità della seconda metà del novecento.
La bicistaffetta ha intercettato importanti città fra Roma e Firenze: Viterbo, Orvieto, Chiusi e Arezzo, zone archeologiche e riserve naturalistiche e, fra Roma e Firenze, è stato scelto un corridoio di oltre 350 chilometri, diviso in sei tappe, lungo strade a basso traffico, strade sterrate e percorsi ciclabili protetti. Ogni tappa è stata impostata per pedalare lentamente nell’arco di una giornata, sostando nei luoghi di maggior interesse. Per motivi organizzativi, legati al numero UNA GUIDA PER SCOPRIRE L’ANTICA ETRURIA di Giovanni Cardinali dei partecipanti (oltre 40), è stato evitato il passaggio dalle aree metropolitane di Roma e di Firenze, come invece indicato nella guida.
È stata una bicistaffetta contrassegnata dal tempo variabile: di fatto un temporale al giorno soprattutto nelle ore pomeridiane. Nessun problema! Lo sfoggio di vestiario dei partecipanti è stato dei più vari: copri-scarpe e mantelle tecniche di recente produzione per i meglio organizzati (gli aristocratici!), borse di plastica allacciate ai calcagni e vestiario minimalista, cioè pantaloncini e maglietta, per cicloturisti non freddolosi e pronti a bagnarsi fino al midollo in vista di una bella doccia calda a fine tappa (i proletari).
Il 31 maggio la partenza è avvenuta da Fornello per raggiungere Sutri, dopo 55 km.
La seconda tappa si è svolta il 1° giugno da Sutri a Bolsena (75 km). La ripartenza è avvenuta presso il meraviglioso anfiteatro e parco archeologico, confondendosi con i pellegrini impegnati nella via Francigena.
In vista di Viterbo, per una sosta pranzo, un altro temporale. Le bici da cicloturismo sono ora in versione anfibia, lungo strade a scarso volume di traffico che comunque – e come avviene spesso in questi casi – generano improvvise “secchiate d’acqua” delle poche auto di passaggio contro i poveri e già tartassati ciclisti. Viterbo si è presentata magnificamente in tarda mattinata, sotto il sole e con un cielo azzurro chiazzato da nuvole residue. Nell’itinerario da Viterbo a Montefiascone il gruppo ha intercettato un interessante tratto in basolato romano originario, la maggioranza, dopo un inizio al ritmo di pedalate si è fermata per andare a piedi.
Nella tappa del 2 giugno da Bolsena a Chiusi Scalo (70 km), dopo la partenza all’alba, subito una sosta con visita del parco archeologico di Volsini. Dopo aver scollinato il cratere del vecchio lago vulcanico, si è aperto il panorama del fiume Paglia, con la città di Orvieto che domina la valle. Pedalando in direzione di Ficulle, un bellissimo borgo mediovale delle colline umbre, il gruppo è andato incontro al solito temporale pomeridiano, proprio quando le ruote giravano sul vecchio tracciato della Cassia Vetus, nel passaggio dalla valle del fiume Paglia alla Valdichiana. La strada è stata invasa dal fango in più tratti. Ci mancava solo una foratura per ascoltare le colorite imprecazioni dei numerosi toscani partecipanti alla Bicistaffetta! Vicino a Chiusi ci siamo fermati al Callone Pontificio che regola le acque del fiume Clanis verso Roma.
La terza tappa si è svolta nella ricorrenza della Festa della Repubblica. Uno degli autori della guida, Massimo Barbagli, ha descritto l’importanza dell’accordo sulle acque, nel 1792, fra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio, dopo diatribe e trattative durate decenni. L’avvento della Repubblica ha mantenuto l’accordo che oggi riguarda tre regioni (Toscana, Umbria e Lazio) ma è rimasto un ricordo indelebile sui conflitti territoriali del passato.
La quarta tappa, il 3 giugno, da Chiusi ad Arezzo si è svolta interamente lungo il “sentiero della bonifica” (62 km fino alla Chiusa dei Monaci, poi dalla Chiusa ad Arezzo altri 8 km). La partenza è avvenuta nei pressi della Torre di Beccati, quindi sosta ai laghi di Chiusi e Montepulciano.
Infine la chiusura in bellezza, il 4 di giugno, con la tappa finale: Arezzo-Pontessieve (FI) (km 65 c.a) lungo la strada provinciale Setteponti, che attraversa l’Arno a Ponte a Buriano, il ponte romanico più vecchio del Ponte Vecchio di Firenze. L’Arno, come è noto, evita il passaggio vicino ad Arezzo perché già secondo Dante “Botoli trova poi, venendo giuso,/ringhiosi più che non chiede lor possa,/e da lor disdegnoso torce il muso“. La via dei Setteponti è la strada delle pievi romaniche, la più famosa è quella di Gropina, nei pressi di Loro Ciuffenna, dove, in sosta di pranzo al sacco, è stato visitato il Museo di Venturino Venturi, uno dei più famosi scultori del ‘900, amico del poeta Mario Luzi e di Giovanni Michelucci.
Non è facile scrivere un articolo completo su questa esperienza straordinaria di viaggio lento. Ho riportato solo alcuni aspetti salienti, in ogni caso è a disposizione la guida per chi abbia intenzione di attraversare una parte significativa dell’antica Etruria in bicicletta. È stato un viaggio nella storia, nella cultura, nelle tradizioni di una terra profondamente legata alle proprie radici, lungo un itinerario che, per quanto è stato possibile, ha seguito l’antico tracciato dell’antica strada consolare e che annovera tra le sue innumerevoli testimonianze storico-architettoniche un importante tratto in basolato nei pressi di Montefiascone, molto apprezzato, ancorché disagevole da percorrere in bicicletta ma tale da suscitare l’ammirazione di tutti i partecipanti al cicloviaggio.
di Giovanni Cardinali
(da Ruotalibera 179 – luglio-settembre 2023)