Mentre a Roma il ministro Salvini, contro ogni evidenza di dati oggettivi e di esperienze europee sulle cause dell’insicurezza dei nostri centri abitati, le sta provando tutte per cercare di stoppare il naturale processo di evoluzione verso le Città 30, entrato da gennaio nel vivo a Bologna ma ormai vicino a essere adottato anche da altre amministrazioni locali italiane di ogni colore politico, noi per questo Punto scegliamo di concentrarci su un tema locale di grande rilevanza.
In effetti la notizia, già da mesi nell’aria, è diventata ufficiale con l’approvazione prima della giunta e poi del consiglio comunale di Verona: il 20 dicembre con una conferenza stampa l’assessore a Mobilità e Ambiente Tommaso Ferrari ha potuto annunciare il finanziamento di progettazione e realizzazione entro il 2026 di circa 25 km di nuovi percorsi ciclabili nel territorio comunale (pressoché tutte piste in sede propria) per una spesa totale di oltre 8 milioni di Euro, provenienti per circa tre quarti da varie fonti esterne (PNRR, compensazioni TAV, fondi europei e statali) ma per la considerevole quota di un quarto da risorse del bilancio comunale.
Nell’immagine qui a fianco, le nuove tratte appaiono in rosso: pensando alle piste già presenti (non evidenziate in mappa), risulta chiaro che questi interventi – se, come auspichiamo, andassero in porto come programmato – costituirebbero una straordinaria evoluzione della rete ciclabile cittadina, sia come nuovi percorsi che come completamento o miglioramento degli attuali.
Osserviamo insieme questo fil rouge di percorsi ciclabili, che a detta di Ferrari non è che uno dei capitoli di un più vasto piano di mobilità (la Filovia, la “Strada di Gronda”, …) con cui l’amministrazione intende far svoltare la città nel prossimo triennio: si va dall’arco dei lungadige Cangrande, Campagnola e Matteotti tra ponte Risorgimento e ponte Garibaldi alla pista del Biciplan per Borgo Trento, Ponte Crencano e Parona; dalla direttrice est-ovest tra via Legnago, viale dell’Industria e Santa Lucia-Golosine alle penetrazioni a sud verso viale del Commercio, via Copernico e via Pasteur e verso il centro città da via Basso Acquar, via del Fante e via Battisti, senza dimenticare una serie di interventi a completamento del collegamento dalla Valpantena e della rete locale di Borgo Venezia e San Michele.
A questi interventi – dei quali con l’avanzamento della progettazione avremo modo di dare conto più in dettaglio in futuro – vanno aggiunti altri lavori già in corso d’opera come il collegamento tra Boscomantico e la diga di Chievo, o la pista lungo il canale Camuzzoni tra via San Marco e la stazione di Porta Nuova. Ma non scordiamo l’imponente opera che il Genio Civile sta compiendo in destra Adige nelle aree per ora inaccessibili al pubblico tra Basso Acquar, Pestrino, Lazzaretto e oltre, e la programmata ristrutturazione della stazione di Porta Vescovo da parte di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) che porterà con sè come opere accessorie una rete ciclopedonale tra la stazione e il campus universitario di Santa Marta a Veronetta.
Si apre insomma un triennio in cui la mobilità sostenibile a Verona pare destinata a fare un notevole passo in avanti sia per la vita quotidiana che per il tempo libero, diventando sempre più attraente per i tanti cittadini che attendono di essere convinti dell’utilità e convenienza di cambiare modo di muoversi. Inutile dire che seguiremo questi promettenti sviluppi con grande interesse… e un po’ di soddisfazione nel vedere i frutti di un lungo lavoro di sensibilizzazione.
(da Ruotalibera 181 – gennaio-marzo 2024)