Tenere traccia
Il titolo non tragga in inganno, non parleremo di mappe e GPS.
Tenere traccia delle proprie abitudini, registrando piccoli aspetti della vita quotidiana è una consuetudine sempre più diffusa nella nostra società. Un vezzo, probabilmente una moda, magari un’innocente mania (e talvolta una patologica ossessione), spesso approcciata senza una precisa motivazione, salvo quel sano senso di curiosità nei confronti del nuovo, che poi magari si spegne nell’arco di qualche settimana (anche perché il tutto richiede dedizione e costanza che, si sa, non sono doti sempre facilmente reperibili).
Tempo perso, quindi? Affatto!
Tracciare i propri comportamenti e le proprie abitudini può essere un valido aiuto nella prospettiva di operare un cambiamento, di qualsiasi tipo, nella propria vita. Conoscersi per migliorarsi, potremmo dire. Si chiama personal logging, ed è un’evoluzione del più generico lifelogging, una tecnica (invero piuttosto invadente) di registrazione di tutti i dettagli della propria vita. Oggi, con la diffusione degli apparecchi “indossabili” (i cosiddetti wearable: gli smart-watch e le smart-band, ma anche gli stessi cellulari, con apposite app, possono fungere allo scopo) l’approccio è stato semplificato, le possibilità sono aumentate e l’abitudine al tracciamento sta prendendo sempre più piede.
Così, se il nostro obiettivo è aumentare l’indice di attività fisica nella giornata, una smart-band può aiutarci, contando i passi camminati o i piani di scale saliti, o anche tracciando i minuti di sedentarietà e ricordandoci di fare due passi qualora il tempo davanti alla scrivania o sul divano si prolunghi oltre un limite definito (solitamente un’ora). Ci sono funzioni per registrare il numero di caffè consumati (a condizione di ricordarsi di informare l’app ogni volta che si svuota la tazzina), la quantità di acqua bevuta, le pulsazioni cardiache nel corso della giornata, le kilocalorie consumate e via dicendo… Non mancano ovviamente le funzionalità social che consentono di condividere tutte queste informazioni e visualizzare il proprio posizionamento nei confronti del campione statistico di tutti gli utenti di pari caratteristiche (età, sesso, condizioni fisiche…) o ingaggiare amichevoli dispute con un concorrente diretto, con il quale saremo in competizione lungo tutto il corso della giornata per quanto relativo a passi camminati, piani saliti, e calorie consumate, il che dovrebbe bastare quale stimolo al miglioramento (così, almeno, dicono…).
Scusa, ma la mobilità che c’entra?
Se volessimo, ad esempio, aiutare la nostra conversione virtuosa al pendolarismo sostenibile, rinunciando un po’ più spesso all’auto in favore di piedi, bicicletta e mezzo pubblico, come potremmo tenere traccia delle abitudini, anche per la soddisfazione di poter dire, a fine anno, “mi sono spostato sostenibile al 97%”? È un problema al quale FIAB Verona ha provato dare una risposta, realizzando (grazie all’amico Giuseppe, nostro socio convinto) un foglio Excel (che puoi scaricare da qui) sul quale quotidianamente riportare (eh, già: a mano, ché purtroppo il rilevamento non è automatico) la propria modalità di spostamento per ragioni lavorative.
Il sistema è piuttosto artigianale: può andar bene per chi compie un unico spostamento pendolare (non è quindi adatto a rappresentanti e fattorini) e utilizza lo stesso mezzo sia per l’andata che per il ritorno (non gestisce gli spostamenti multimodali: pieghevole+bus, treno+bici, passeggiata e bike sharing…). Tuttavia è in grado di distinguere tra i weekend, i giorni di festa, le ferie e i giorni feriali, mostrando una statistica di sostenibilità sui soli giorni di lavoro effettivo. Va più che bene per iniziare, in attesa che qualche socio sviluppatore di app, magari proprio leggendo questo articolo, si senta stimolato e chiamato in causa per provvedere qualcosa di meglio…
Non sono state previste funzioni di condivisione, ma con Giuseppe, ad esempio, ci confrontiamo spesso sui risultati (per la cronaca: sono in netto vantaggio io …) e ci stimoliamo a fare sempre meglio. E la birretta davanti alla quale discutiamo delle ragioni che hanno comportato scelte non sostenibili (ci sono vari livelli di “insostenibilità”, da quella necessitata -veniale- alla pigrizia conclamata -di gravità somma-) ha un’indiscutibile valenza social.
E non c’è Facebook che tenga.
(da Ruotalibera 164 – ottobre-dicembre 2019)