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Sì, ma il sangue caldo, l’anima latina…

È la scusa spesso usata per negare all’Italia la possibilità del cambiamento. Anche in Spagna?

Recentemente la nostra famiglia ha avuto occasione di effettuare una breve vacanza nei Paesi Baschi per visitare un suo membro là in Erasmus, cogliendo così l’occasione per una veloce esplorazione di alcune città: Pamplona, Saragozza, Bilbao e San Sebastián.

Parecchi sono gli aspetti che ci hanno sorpreso: da diversi anni infatti si legge delle trasformazioni in corso nel paese iberico, ma non ci saremmo certo aspettati di trovare queste dichiarazioni di intenti così radicate nel tessuto urbanistico delle città e così ben assimilate dai cittadini.

Perché una città che funziona si “sente” subito. Una città che ha cura della qualità di vita dei suoi abitanti, che ne ricerca il benessere e che ne tutela il diritto alla mobilità, interpretando la strada come luogo di incontro della Comunità, si manifesta con positiva evidenza anche a chi magari non è allenato a percepirne i segnali. Per dire, si nota subito che qualcosa è diverso: c’è nell’aria una “stranezza” che magari all’inizio si fatica a mettere a fuoco, una maggiore tranquillità, un’assenza di rumore e di “ansia” che, una volta identificata e compresa, lascia piacevolmente storditi e affascinati.

Abbiamo quindi raccolto in un breve resoconto le cose belle e le suggestioni che ci hanno colpito del nostro breve soggiorno, un po’ in modo sparso, senza dettagliare sempre cosa esattamente abbiamo visto e dove. Non un reportage puntuale, quindi, ma una sorta di narrazione emozionale per spunti, sui quali invitiamo i lettori ad un approfondimento personale (non se ne pentiranno).

Il traffico veicolare, per cominciare, scorre, a tratti intenso e continuo ma mai affannoso e, ci è parso, non “arrabbiato”. Strade larghe, in periferia, con molte rotonde (e alcune stranezze, per noi italiani, quali ad esempio i semafori a qualche uscita delle rotonde stesse): eppure non abbiamo assistito ad alcuna corsa lungo i rettilinei, né ad esuberanze testosteroniche, così frequenti alle nostre latitudini… Il “sangue caldo” di noi latini, spesso addotto come scusa per giustificare le intemperanze nostrane e certa insofferenza nei confronti delle regole, sembra avere abbandonato l’altrettanto latino popolo spagnolo.

Può essere che si tratti dell’effetto della recente introduzione del limite generalizzato a 30 km/h su tutte le strade urbane di tutte le città spagnole (50 km/h come eccezione sulle strade a più ampio scorrimento) ma sicuramente non può essere solo una questione di limiti. Quelli li abbiamo anche qui… La novità introdotta lo scorso anno nel Codice della Strada spagnolo è stata accompagnata da una importante campagna per comunicare a tutti, automobilisti in primis, che il nuovo limite non aveva lo scopo di limitare la libertà individuale ma semmai di ampliarla. Sembra sia stato utile e piuttosto efficace ché, si sa, comunicare è tutto…

Si vede che i cittadini ci tengono, che avvertono il senso del bene comune

La pulizia stradale

Abbiamo trovato città pulitissime, si faceva fatica a trovare una carta per terra. Ci ha molto colpito, a Saragozza, l’addetto alla nettezza urbana a cavallo di una sorta di carretto a batterie dotato come i nostri di scopa e paletta, cesto di raccolta per lo svuotamento cestini e sacchetti di ricambio, ma con in più l’idropulitrice per la “rimozione delle macchie più ostinate”. Il monitoraggio è continuo e abbiamo verificato il passaggio anche nei giorni festivi, ma se un servizio di pulizia accurato e continuo è un buon segnale di cura è tuttavia altrettanto vero che a nulla potrebbero gli operatori, per quanto numerosi e di buona volontà, senza un attivo contributo da parte dei cittadini che, a quanto pare, sono essi per primi attenti custodi della cosa comune. Questo amore per ciò che è pubblico è evidente in molti aspetti della convivenza civile e ci è ovviamente molto piaciuto.

Parlando poi di rifiuti, nel centro di Pamplona abbiamo notato l’assenza dei cassonetti. Al loro posto delle torrette (differenziate per tipologia di rifiuto). Non è una novità: già in molte altre città avevamo visto i cassonetti interrati. Ma in questo caso, ci hanno fatto notare, il sistema è più evoluto. Non si tratta solo di nascondere il cassonetto, ma di cambiare il paradigma della raccolta. A fronte della volontà politica di rimuovere il traffico pesante dalle vie del centro (senza alcun tipo di eccezione) è stato implementato un sistema di raccolta pneumatica che sposta i rifiuti presso stazioni di raccolta periferiche usando tubi a depressione. I camion della raccolta faranno meno fermate e non dovranno più attraversare il centro guadagnando in efficienza ed impatto ecologico, senza contare i vantaggi ambientali di allontanare velocemente i rifiuti dai luoghi più pregiati della città (puzza, situazioni igieniche, randagismo…). Una breve spiegazione di questo sistema (che a quanto pare in Spagna ha una sua storia ed è già piuttosto diffuso in modo importante) si può trovare qui.

Dieta stradale a Bilbao

Le strade sono molto ordinate e la loro classificazione inequivocabile: arterie di scorrimento ampie, con più corsie per senso di marcia e strade interquartierali strette, volutamente strette con una evidente penalizzazione delle corsie carrabili a favore della pedonalità e della bicicletta, con i marciapiedi e le piste ciclabili che “rubano lo spazio” alla carreggiata, sulla quale in molti casi alle auto non è proprio consentito transitare. Si chiama dieta stradale (road diet): una teoria urbanistica che si propone l’obiettivo dichiarato di riequilibrare gli spazi a disposizione dei vari utenti secondo principi più democratici. I limiti di velocità corrispondenti, come abbiamo già accennato, sono rispettatissimi e i flussi comunque scorrono senza intoppi, anzi, pare con maggior snellezza. Tutti vanno generalmente più piano e il traffico (che è comunque inferiore in volume al nostro: a Pamplona l’indice di motorizzazione è di 646 auto ogni mille abitanti mentre nel Nord-Est italiano siamo a 671, senza contare le moto) ne guadagna. Naturalmente abbiamo trovato molta attenzione progettuale verso la ciclabilità e visto applicati i provvedimenti pro-bici più avanzati e già condivisi a livello europeo: sensi unici eccetto bici, case avanzate… Nulla di nuovo.

Ci ha colpito la quasi totale assenza di parcheggi ai bordi delle strade di scorrimento, quelle a 50km/h. Un po’ quanto accade lungo la nostra Circonvallazione (dove gli automobilisti fantasiosi nostrani trovano comunque soluzioni e accessi “di fortuna”, si veda la ciclabile verso le Piscine). I baschi si fanno bastare un’area di fermata per lo scarico passeggeri ogni chilometro circa. E anche noi abbiamo sfruttato questa possibilità, andando poi a parcheggiare il nostro furgone lontano dal centro. L’unica volta che abbiamo provato a fermarci fuori dagli spazi segnati (italiani… ahi ahi ahi) abbiamo verificato la prontezza della Polizia Locale che, tempo due minuti, era già giunta ad intimarci di circolare. Ah, che meraviglia!

A passeggio in fila per 8: si può! (e ne avanza…)

Il vantaggio di questi “furti di spazio” va a favore di tutto ciò che non è auto. In particolare i marciapiedi sono larghi, a volte esageratamente larghi (ma non è mai troppo) e in ogni caso sempre particolarmente curati per quanto riguarda le pavimentazioni e le infrastrutture. Lastricati e non asfaltati, sono spesso realizzati a raso rispetto al fondo stradale contiguo, in modo da ridurre al minimo i dislivelli, che sono comunque sempre curati con l’attenzione agli utenti più deboli. Piste tattili per ipovedenti continue, ovunque (non solo in Stazione o davanti all’Esselunga) e arredi urbani di ottima qualità, con numerose possibilità di sedute per chi desiderasse una sosta durante le lunghe passeggiate e punti di belvedere per ammirare gli scorci di maggior fascino (non solo per i turisti, ché la bellezza è per tutti e migliora la società). A Saragozza abbiamo anche trovato alcune postazioni attrezzate per incentivare il movimento attraverso la ginnastica dolce per ogni fascia d’età (panchine con pedali, attrezzi e pedane per esercizi, pannelli esplicativi…): una sorta di parco orizzontale di evidente attrattiva, dato che l’intera nostra comitiva si è fermata, non resistendo alla tentazione di “provare il gioco”. Ginnastica per tutti, obiettivo centrato!

Lo stato eccellente degli spazi per i pedoni si riflette nell’evidenza delle persone per la strada, tutte! Mai visti tanti deambulatori, un numero così alto di sedie a rotelle, bastoni e ausili vari. E non perché nei Paesi Baschi la popolazione a mobilità ridotta sia maggiore in percentuale rispetto che da noi. Crediamo che sia più alta solo la percentuale di quelli che possono aspirare ad una qualità di vita migliore, dove uscire di casa sia un diritto garantito e non un lusso per pochi.

Bike sharing a Bilbao

I servizi di trasporto pubblico sono molto capillari con possibilità che spaziano dalla fitta rete ferroviaria agli autobus a lunga percorrenza (con bellissime e nuovissime autostazioni). Il nostro cicerone locale dice di averli provati tutti, trovandoli molto comodi ed efficienti. Anche a livello locale i servizi di superficie sono molto ben organizzati, con la presenza del tram a Bilbao e Saragozza. Il servizio di bike-sharing è presente in ogni città, abbastanza recente in tre casi su quattro. Il più nuovo si trova a Pamplona, è del 2021, con mezzi tutti elettrici, presenti in numero generoso (400 e-bike ripartite su 42 stazioni fisse per poco più di 200.000 abitanti). Di monopattini in giro non ne abbiamo visti: zero in servizio di noleggio, e anche pochissimi mezzi privati. Motorini nemmeno a parlarne: in Europa è una nostra caratteristica quasi esclusiva.

Bicicletada Popular Solidaria a Bilbao

Tra le cose originali che ci è capitato di incontrare citiamo una biciclettata degna della nostra più riuscita Bimbimbici. La “Bicicletada Popular Solidaria”, evento organizzato e sponsorizzato da Bridgestone (sic!) ha portato in strada un fiume di famiglie con tantissimi bambini, anche piccini su biciclette minuscole, che hanno invaso il centro, completamente chiuso al traffico. Volendo dare fiducia ai numeri sui pettorali si trattava di circa 5.000 persone. L’organizzazione non era a cura di alcuna associazione e, al di là di un generico intento benefico, non rivendicava nulla né patrocinava cause particolari (a noi abituati alle manifestazioni pro o contro qualcosa è parso alquanto strano): più semplicemente si proponeva come un momento di festa in una giornata assolata e dal clima perfetto, un’espressione della bellezza del pedalare in allegria, tutti insieme. Purezza del ciclopensiero e… messaggio ricevuto!

Un’impostazione che è sì infrastrutturale, ma soprattutto culturale

Concludendo ci è parso insomma di cogliere molti segnali che indicano che il cammino verso una nuova mobilità e una più moderna urbanistica sia decisamente più veloce che da noi, e che probabilmente abbia di molto accelerato negli ultimi anni. Qualcuno che ben conosce la Spagna mi ha messo in guardia: “Attento, Luciano, i Paesi Baschi sono una regione particolare, che per ovvi motivi storici e culturali non rappresenta l’intero paese. Sarebbe come se uno spagnolo, visitando il Trentino Alto Adige, pretendesse di aver visto l’Italia intera…”. Per carità, ci mancherebbe. È un assunto che occorre tener presente ogni qual volta si visita un territorio, in ogni parte del mondo. In molti casi anche due città vicine possono differire in modo così radicale da indurre a pensare che non appartengano alla stessa regione.

Ma se si mettono insieme le suggestioni basche con quelle di chi ha visitato Madrid, Barcellona, Valencia o altre città spagnole, si ricava un’impressione di omogeneità nei fondamentali, una tensione verso un obiettivo finale che pare condiviso dall’intero Paese e che, al di là dei risultati più o meno veloci nell’implementare le soluzioni, rivela un buon grado di assimilazione dei principi di convivenza civile che stanno alla base del cambiamento. Un’impostazione culturale, quindi, prima ancora che infrastrutturale. Un elemento imprescindibile che non può non generare un cambiamento virtuoso. È importante trarne qualche buon esempio, pena restare indietro in questo cammino di civilizzazione oramai sempre più scontato in moltissimi stati dell’Unione.

(da Ruotalibera 181 – gennaio-marzo 2024)


Questo articolo trae spunto dal viaggio nei Paesi Baschi della famiglia Lorini per visitare il figlio Leonardo, là residente a Pamplona per l’esperienza Erasmus. Purtroppo, lo scorso 16 aprile Leonardo è venuto a mancare in un incidente motociclistico…


Per chi lo desiderasse è possibile visitare la pagina web che la famiglia ha predisposto per ricordare la figura di Leonardo, un ragazzo solare e trascinatore e, tra le altre cose, socio di FIAB Verona sin dalla prima infanzia, nonché convinto ciclista e promotore tra i suoi amici dei più moderni modelli di mobilità sostenibile.

visita la pagina dedicata a Leonardo

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Luciano Lorini

Veronese, classe 1967. Informatico di professione, coltiva mille passioni con cui impiega il sempre troppo poco tempo libero: musica, lettura, cinema e teatro, oltre a computer e bicicletta. Cittadino attento e sensibile, si interessa alla vita sociale e politica e pedala per la città perché crede nella bici come viatico per un maggior benessere, individuale e collettivo.
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