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Se la bici non va al meccanico…

Intervista a Dario Zovadelli, riparatore di bici a domicilio

Più che per l’attività ciclistica, la passione di Dario Zovadelli è per il mezzo ”ciclistico” in se stesso. Dario è infatti è un riparatore di bici, una storia artigiana fatta di applicazione, fatica, disciplina. Il tratto distintivo è dato dal suo laboratorio, che è mobile, racchiuso in un furgoncino. Zovadelli infatti svolge le riparazioni al domicilio del cliente. In tempi di acquisiti online, corrieri che consegnano pacchi, rider che portano pasti pronti, questo aspetto potrebbe non sorprendere più di tanto. Eppure sulla piazza resta l’unico ad avere adottato questa particolare organizzazione. Gli chiediamo le ragioni di questa scelta e di raccontarci il suo lavoro.

Dario Zovadelli davanti alla sua officina mobile

Come nasce la tua passione per la bici?

Sono stato un ciclista sportivo, ho praticato a livello amatoriale con un gruppo di amici, diciamo però che “sulle bici” più che “andarci” ci lavoro… è un settore che conosco da ormai molti anni e che non ho mai abbandonato.

Dove hai imparato il mestiere?

Tempo fa – parliamo degli anni Novanta – ho avuto l’occasione di lavorare per un artigiano dove ho scoperto la mia attitudine. Nel corso degli anni ho avuto modo di conoscerne tutti gli aspetti, dalla costruzione alla vendita. Già dal 1996-97 ho cominciato ad accarezzare l’idea di aprire un negozio.

Un negozio particolare…

Ho voluto farlo a modo mio, mi piace stupire. Avevo in testa il nome che avrei dato all’attività: Pit Stop. Fondamentalmente l’idea nasce dal desiderio di mettermi dalla parte del cliente. Quando andavo a pedalare con gli amici cicloamatori vedevo i loro bisogni e i loro problemi. All’interno del nostro gruppo ero diventato punto di riferimento per quanto riguarda i problemi tecnici e meccanici. Tutto è nato, quindi, in modo abbastanza graduale e naturale. Nel frattempo, poi, come rivenditore di biciclette ho cominciato a conoscere tante persone del settore. E ad un certo punto ho pensato di mettere a disposizione questa mia esperienza, ed eccomi qui: quest’anno festeggio i 10 anni di attività…

Sei l’unico che ripara bici a domicilio a Verona?

Quando sono partito nel 2010 sicuramente sì, adesso non saprei. Sinceramente non spingo tanto sulla pubblicità, non sto tanto a guardare il mercato, e la ragione è che la gran parte della mia clientela la acquisisco con il passaparola.

Qual è la differenza tra lo stare in negozio e andare a domicilio?

All’inizio ho dovuto conquistarmi la fiducia dei clienti, e non è stato facile. Ci vuole serietà perché vai a casa delle persone. La puntualità è fondamentale. Bisogna poi essere professionali e affidabili, esattamente come l’idraulico o l’elettricista che ti viene a casa. Ma poi il passaparola mi ha premiato. E la soddisfazione sta proprio in questo: la fiducia conquistata, il ringraziamento del cliente. In questo lavoro il business è solo un aspetto, conta tanto la soddisfazione di fare ciò che piace e di vedere riscontro della qualità del tuo lavoro sulla faccia del cliente.

Chi sono i tuoi clienti? Sono cicloturisti, ciclisti urbani, ciclisti sportivi?

Sono per lo più clienti fidelizzati. Ho un sacco di famiglie, ci sono le bici dei genitori e ci sono le bici dei figli. Non tutti usano la bici per andare al lavoro ma spesso vedo nei clienti una forte passione per la bici. La vogliono a posto, ad alcuni di loro faccio il reset del mezzo ad ogni inizio di stagione. Sì, ci sono diversi ciclisti sportivi, non tantissimi, questa è un’altra nicchia con cui mi intendo perché io stesso sono stato cicloamatore. Chiunque sia il cliente, io cerco di dare a tutti la massima qualità e il massimo del servizio. Metto la stessa passione nel sistemare la bici costosissima dell’appassionato quanto la bici da bambino di cerchio 12, perché tutti e due la vogliono a posto e funzionante.

Come ti organizzi, nella pratica?

Ho un furgoncino allestito ad officina. L’uscita è gratuita, il cliente paga solo la riparazione, secondo prezzi di mercato. Naturalmente devo ottimizzare le mie uscite, ma ciascuna di esse non è quasi mai fine a se stessa, nel senso che spesso mi chiamano per un intervento e poi mi sottopongono anche il caso della bici della moglie o dei figli… Il lavoro viene svolto sul posto, ma se è qualcosa di importante prelevo il mezzo e la riconsegno in un secondo momento. Cerco sempre di mettermi dalla parte del cliente, questo per me è sempre stato molto importante. E mi ha premiato: i clienti mi richiamano perché finora non li ho delusi, e spero che non accada mai!

Il mercato della bici è in aumento?

Sì, e questo grazie anche ad associazioni come la vostra, che stanno facendo un buon lavoro nell’incentivare le persone ad usare di più la bici, ma anche grazie al progresso fatto sotto l’aspetto urbano. Certo, si può fare sempre di più, ma le cose piano a piano stanno andando in meglio.

Tratti anche bici elettriche?

Sì, per quanto riguarda la parte meccanica comune alle altre bici. Sulle parti elettriche, invece, dalla batteria al motore, è giusto che i clienti si rivolgano al rivenditore o alla casa costruttrice.

Hai altre idee per il futuro?

Se dovessi svilupparmi, lavorare più in grande, avrei tante altre idee. E, ancora una volta, tutte esulano dal classico negozio, che conosco già bene. Io penso che tanti giovani potrebbero essere interessati ad una attività come questa: impari un mestiere, vai in giro, sei a contatto con la gente, ti organizzi da solo. Secondo me è un lavoro bellissimo. Occorrerebbe strutturare un sistema per insegnarlo. Ci sto pensando…

Se vuoi saperne di più: Pit-Stop (pagina Facebook).
Se vuoi contattare Dario: pitstopvr@gmail.com – tel: 327.1980798.

(da Ruotalibera 166 – aprile-giugno 2020)

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Michele Marcolongo

Michele Marcolongo è nato il 5 novembre 1975 a Verona, la città dove vive. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Padova con il massimo dei voti, dal 2005 svolge attività giornalistica e di comunicazione collaborando con quotidiani, riviste e come addetto stampa di associazioni ed esponenti politici. Nel campo della comunicazione per la mobilità sostenibile dall’ottobre 2010 collabora con il trimestrale BC (la rivista di FIAB nazionale) mentre è da ben più tempo addetto stampa di FIAB Verona e capo redattore della rivista Ruotalibera.
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