A settembre hanno riaperto le scuole e, puntualmente sono riapparsi gli antichi problemi: mancanza di spazi, strutture cadenti o cadute, personale insufficiente e riforme promesse o minacciate. Negli ultimi tempi, a conferma di un peggioramento dei rapporti umani, si aggiungono anche le aggressioni agli insegnanti da parte di alcuni genitori intolleranti e violenti.
Per quanto ci riguarda, tornano gli antichi problemi viabilistici.
Qualche anno fa, tra il serio e il faceto, avendo notato che durante la chiusura delle scuole per le vacanze il traffico urbano calava drasticamente, proposi la chiusura definitiva degli istituti, specialmente quelli primari e secondari di primo grado (scuole materne, elementari e medie). Il provvedimento, ovviamente, non è proponibile seriamente, perché abbasserebbe ulteriormente il livello culturale del nostro paese e credo che non possiamo permettercelo. Non possiamo, tuttavia, far finta di nulla.
Dobbiamo, invece, trovare soluzioni valide e realizzabili in breve tempo.
Sicuramente molti ragazzi delle scuole elementari e medie, in città o nelle frazioni, potrebbero andare a scuola a piedi, con un adeguato presidio dei punti critici (attraversamento di strade trafficate) e con una seria politica di limitazione del traffico privato a motore nei centri urbani.
Altri potrebbero andare in bicicletta, anche loro, però, adeguatamente protetti da strutture dedicate come le piste ciclabili.
La massa, infine, potrebbe recarsi a scuola con uno scuolabus.
Mi si dirà che costa e io risponderò che anche le auto private costano, inquinano e sono pericolose per i ragazzi. Il caro, vecchio scuolabus, pagato in parte dalle famiglie più abbienti e in parte con il contributo del Comune, potrebbe, così, diventare uno dei mezzi per ridurre il traffico caotico delle città.
E i ragazzi fruirebbero, gratis, di uno spazio di socialità che ora sembrano aver perso.
(da Ruotalibera 159 – settembre/ottobre 2018)