Protagonista la natura
Due gite da ricordare nella densa annata 2023 di FIAB Isolabici
Una quarantina di soci del gruppo FIAB di Isola della Scala – molto più numerosi di quanto ci si aspettasse – si sono ritrovati per la cena sociale, presente anche il presidente provinciale. È stata l’occasione per il presidente isolano Gianfranco Patuzzi di fare una carrellata sull’attività dell’anno appena trascorso e sui progetti futuri. Le uscite settimanali, più di quaranta, sono state certamente il momento di aggregazione sociale più importante e saranno il fulcro dell’attività organizzativa anche per il 2024. Si affiancheranno naturalmente alle iniziative provinciali e nazionali cui i soci di Isola hanno partecipato sempre in buon numero.
La serata ha permesso di rivivere alcune delle gite giornaliere che più di altre sono destinate a restare nella memoria. Come l’ “immersione nella natura” che da Tregnago ci ha portato a Giazza. Questa ciclabile, inaugurata solo nel giugno scorso, attraversa i territori dei comuni di Cogollo, Badia Calavena e Selva di Progno. È lunga una quindicina di chilometri, l’asfalto è perfetto e sale dolcemente con pendenze tra l‘1 e il 2 per cento; c’è uno strappo finale prima di arrivare nella piazza di Giazza per sollecitare un po’ i muscoli e controllare il rendimento delle batterie nelle “assistite”. Il verde che, dapprima timido, si fermava ai bordi della pista, pedalata dopo pedalata diventa quasi avvolgente e i fiori selvatici fanno fatica a trovare uno spiraglio nel colore dominante. C’è anche l’accompagnamento sonoro; per lunghi tratti la pista è affiancata da un indisciplinato e rumoroso torrente che soffoca il cicaleccio del gruppo, favorito dalla mancanza di tratti troppo impegnativi. Ed ecco la graziosa piazza del paese. Una sosta è d’obbligo prima di raggiungere la zona ristoro un po’ più avanti. Certo per ammirare il caratteristico complesso, ma anche per fare una visita al negozio di specialità gastronomiche della zona.
Il re è indubbiamente il formaggio. Le origini – si dice – risalgono all’insediamento dei Cimbri nella zona, per concessione del vescovo di Verona, attorno alla metà del 1200. Il cimbro è un formaggio vaccino di pasta semicotta, molto saporito. Naturalmente si è evoluto nei secoli e se ne possono gustare diverse varietà da quello stagionato stravecchio a quello con salvia e rosmarino, a quello invecchiato avvolto tra le foglie di noce per citarne solo alcune.
Il parco per la sosta è stato ancora una volta il palcoscenico di “master chef” Angiolino che stavolta ha proposto come piatto forte i tortellini di Valeggio. Poi, dalle borse che gli organizzatori hanno portato agganciate alle biciclette, sono venuti fuori salami, formaggi, vino, dolci. Un’abbuffata, ma tanto il ritorno era tutto in discesa.
Se la gita a Giazza è stata un’immersione nella natura un’altra da ricordare è quella, nella provincia di Vicenza, che ci ha dato un significativo insegnamento. Siamo partiti da Lonigo dove ci ha accolto il gruppo FIAB vicentino. Abbiamo imboccato subito uno spettacolare percorso, non proprio facile perché si snodava sui colli Berici. Salite e discese si alternavano con continuità: non facevi in tempo a riprendere un po’ di fiato che dovevi ricominciare a spingere sui pedali o chiedere il massimo aiuto alle batterie delle “assistite”, sempre con il timore che si esaurissero prima di raggiungere il traguardo finale. La meta era la valle dei mulini di Mossano. Dopo l’asfalto, un tratto di sterrato, poi un deviazione attraverso un prato e siamo arrivati: una magia!!! Quello che l’ha creata è un piccolo corso d’acqua, poco più di un ruscello dalle rive rivestite da rigogliose calle bianche. Il primo mulino azionato dalla forza dell’acqua pare sia stato costruito in questa zona addirittura nel dodicesimo secolo. Molti altri lo hanno seguito e nel momento di maggior utilizzo si contavano almeno dodici impianti alcuni dei quali hanno lavorato sino alla metà del secolo scorso.
Ci siamo subito fatta la domanda: come poteva un ruscelletto alimentare tanti opifici? La risposta – ci hanno spiegato – era nelle ruote enormi e molto pesanti che potevano lavorare anche con pochissima acqua. Dopo anni di abbandono, alcuni dei mulini sono tornati a nuova vita, trasformati in deliziose villette colorate da vasi di fiori mantenendo tuttavia, restaurate, il simbolo e la caratteristica della zona: le spettacolari ruote in legno. Sosta in un vicino agriturismo e poi di nuovo salite e discese per completare il circuito che ci ha riportato a Lonigo. Con un prezioso ricordo in più: il contatto con un mondo contadino ormai scomparso ma che sapeva utilizzare al meglio senza consumarle le risorse offerte da madre natura.
di Adalberto Minazzi
(da Ruotalibera 181 – gennaio-marzo 2024)