– «Guarda Ivan, un John Deere, anzi, sono due!» – «Sì, Stefano, sono due e la trincia è una Claas!» I due ragazzini di terza, di Velo Veronese, si fanno prendere dall’entusiasmo alla vista di macchinari agricoli che fanno parte del loro vissuto quotidiano. Sono figli di allevatori e produttori di formaggi e salumi della montagna veronese. Perché Velo, come ben sanno i veronesi, è un comune situato a più di mille metri di altezza sulle montagne di Verona. I ragazzi che frequentano Villa Buri nell’ambito del progetto regionale MuoverSì, finalizzato a promuovere l’importanza del movimento per la salute degli individui, sono tutti meravigliosi. Arrivano dalla città e dalla provincia, anche se dal colore della pelle si direbbe che vengano da tutto il mondo, e quando vedono le biciclette ben allineate sul prato diventa difficile, per noi volontari FIAB, tenerli un quarto d’ora a parlare di codice della strada e di mobilità dolce.
Ma torniamo ai ragazzi di Velo.
Stefano è chiacchierone come me e mi si è incollato alla ruota, primo di una fila ininterrotta e ordinata di una ventina di bambini e bambine che a stento arrivano a stare in sella a biciclette un po’ troppo alte per loro, ma mantengono con disinvoltura i 17 Km orari per circa dieci chilometri di ciclabile. Anzi Stefano mi chiede di aumentare l’andatura: – «Tanto qui è tutto piano, non come a Velo che è tutto su e giù». Poi, provocato dalla mia conoscenza dei luoghi (e anche dei trattori…) mi racconta tutto dell’azienda, dei lupi che infestano la montagna e delle sue attività sportive (fondo, skiroll e bicicletta). – «Con mio zio sono stato in Mountain bike fino al Parparo e poi sul Malera e ritorno». Resto ammutolito. Cade così, miseramente, una delle tante scuse per non andare in bicicletta “Nella mia città ci sono troppi saliscendi”. Andate a dirlo ai ragazzi di Velo.
(da Ruotalibera 155 – novembre/dicembre 2017)