Dal libro: itinerari IN BICICLETTA
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Si punta verso Sud, pedalando per più di trenta chilometri alla caccia di macchie di verde che donano frescura nelle afose giornate estive all'accaldato ciclista.
il percorso
Iniziamo il nostro percorso da via Tevere 38, sede circoscrizionale, puntiamo verso Santa
Lucia, giriamo prima a sinistra in via Velino, e poi in via Gernnania. Al bivio con via Porsche
svoltiamo a destra, poi allo stop a sinistra per via Torricelli che percorrianno per circa 200
metri per svoltare poi a destra in via Chioda. Seguiamo questa strada, passiamo sotto
l'autostrada Serenissinna, allo stop in fondo svoltiamo a destra sulla strada dell'Alpo e, dopo
900 metri, prendiamo la sinistra per via Ca' Brusà.
In corrispondenza di una curva a sinistra noi giriamo a destra su una strada sterrata, ci
lasciamo a lato corte Contina e giunti allo stop proseguiamo dritti in via Ognissanti entrando
nell'omonima località. Passiamo accanto al campo sportivo, giriamo a sinistra all'altezza della
cabina Enel, prendianno una stradina in fondo alla quale, giunti ad un bivio, svoltiamo a destra
attraversando la ferrovia Dossobuono-lsola della Scala, ora soppressa.
Percorriamo un cavalcavia e quindi giriamo a destra ritornando sullo sterrato. Affianchiamo un
campo di volo per aeromodelli, e al bivio con la strada per Povegliano seguiamo le
indicazioni fino al Santuario della Madonna dell'Uva secca.
La chiesa sorge vicino all'antica "via secca", una strada cioè che correva "all'asciutto" su
un dosso sabbioso che emergeva dal terreno paludoso, a pochi passi dalla risorgiva
Calfura. Fu costruita nel 1600 sui resti di una preesistente basilica ancora oggi visibile
grazie alla creazione di un pavimento "galleggiante". Si ritiene addirittura che nell'area
sorgesse un tempietto o un cippo di epoca romana legato al culto della Madre Terra.
Nella zona del Santuario, oggi restaurato e degno di una visita - da osservare senz'altro
l'altare con i dipinti trecenteschi, in particolare "la Morte della Vergine" - sono stati
trovati reperti celtici, romani e una imponente necropoli longobarda, notevoli
testimonianze dell'insediamento di popoli diversi in un luogo che diventa così
suggestivamente "segnato " dalla storia.
Tornati sulla strada principale alla nostra sinistra notiamo dopo un'ampia curva un boschetto
all'interno del quale è possibile ammirare la risorgiva della Calfura, sicuramente degna di nota
per il notevole pregio di essere circondata da una vegetazione ben conservata. Siamo sempre
sulla strada principale e dopo circa mezzo chilometro giriamo a sinistra sulla via sterrata che
ci conduce alla risorgiva Giona ben ripulita e con gli argini picchettati da bastoni in legno. Ora
torniamo indietro, ci dirigiamo sulla provinciale per Villafranca, arrivati al primo bivio
giriamo a destra e poi subito a sinistra e quindi ancora immediatamente a sinistra,
raggiungendo così via Torneghiso.
Qui, una in fila all'altra, sorgono diverse risorgive (vedi notizie "Giù dalla bici"). Ritorniamo
ora sui nostri passi, attraversiamo la strada principale in direzione Verona, entriamo nel centro
di Povegliano e velocemente raggiungiamo villa Balladoro.
Iniziata intorno al 1600, completata nel secolo
successivo, fu acquistata dai Balladoro, una
famiglia di mercanti arricchitisi con il commercio
della seta, che aveva acquisito insieme terre e lo
stemma e il titolo nobiliare di conti.
Residenza di campagna, la villa rappresenta il
tipico insediamento rurale, erede della "villa "
romana e dello "curtis" medioevale, con al centro
l'abitazione del signore, di lati le case del gastaldo
e dei contadini, le barchesse e i portici.
Da alcuni anni la parte centrale è stata acquistata insieme al parco, un giardino
all'italiana, dal Comune di Povegliano che vi ha collocato la Biblioteca e il Museo
Archeologico che conserva importanti reperti di varie epoche. Anche il bellissimo parco
merita una visita.
Ci dirigiamo ora verso la nostra ultima tappa, le sorgenti del Tartaro. Ci arriviamo seguendo
la strada per Villafranca. Giunti in località Dosso Poli svoltiamo a destra su una strada
sterrata dove, avanti alcune centinaia di metri,
possiamo osservare sulla destra, in mezzo ai campi,
un'oasi verde vicino ad una casa cadente: è la
sorgente del Tartaro. La sorgente è stata oggetto di
una importante opera di manutenzione, esesuita con la
tecnica tradizionale della bordatura con paletti in
legno, la più significativa.
Per il ritorno proseguiamo sulla strada sterrata
costeggiata da un canale, dopo circa due chilometri
torniamo sull'asfalto e alla nostra sinistra ci gustiamo
la vista di corte Fornaci. In corrispondenza di una secca curva a sinistra riprendiamo lo
sterrato e proseguiamo diritti. Superiamo l'autostrada e, all'inizio di Dossobuono, giriamo a
sinistra ed entriamo in paese. Vicino al passaggio a livello proseguiamo a destra in via
Centurare, poi per via Chioda seguendo il percorso dell'andata.
giù dalla biciLE RISORGIVELe risorgive - dette anche fontanili o fontanazzi, in dialetto veronese "gorghi" - sono tra gli
elementi più caratteristici della pianura veronese. |