Dal libro: itinerari IN BICICLETTA
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Breve pedalata nel ricordo di un recente passato agreste nella pianura che veniva inondata dall'Adige ad ogni piena.
il percorso
Il nostro itinerario ha inizio a San Michele Extra, dalla chiesa di Madonna di Campagna.
Opera dell'architetto Sammicheli, la chiesa venne progettata nel 1559 per custodire un
affresco medioevale, particolarmente venerato e caro alla popolazione, che si trovava in
una chiesa abbattuta per realizzare la spianata davanti alle mure cittadine.
L'edificio ha pianta circolare all'esterno ed ottagonale all'interno mentre tutto intorno
corre un peristilio dorico con sopra un cilindro con arcatelle ad una cupola con lanterna.
La cupola si appoggia sul perimetro ottagonale dei muri interni per diventare sferica in
sommità.
Dalla chiesa prendiamo a sud per via Sogari, poi a destra per via Paquara e via Ruberio;
svoltiamo a sinistra in via Davila e allo stop giriamo a destra e ci immettiamo in via Bernini
Buri che, superato l'abitato di Molini, porta dove sorge l'omonima villa (vedi notizie "Giù
dalla Bici").
Costeggiamo il lungo muro di villa Buri, per via Bosco, via Matozze e poi svoltiamo a sinistra
per via Brazze, in un percorso che ci porta a lambire corti e recenti aziende agricole.
Passiamo sotto l'autostrada Serenissima in prossimità della riva del fiume, che possiamo anche
raggiungere risalendo la scarpata.
Il nostro tragitto continua fino a giungere ad un nuovo passaggio sopra l'autostrada che
superiamo. Costeggiamo quindi la Corte Bassana di sopra fino ad incontrare sulla destra via
Croce del Gal che conduce alla località Castiglione.
Qui troviamo un'imponente chiesa, una scuola, numerose residenze recenti e una grande villa
antica che fu dei conti Serenelli. Proseguiamo verso nord e, giunti in località Sasse giriamo a
destra, passiamo località Casotti e proseguiamo quindi diritti fino a superare per la terza volta
l'autostrada. A destra visibile la grande Corte di Ca' del Bue e un po' più in là l'impianto di
smaltimento rifiuti
Corte Ca' del Bue è un complesso di notevole effetto
scenico, senza dubbio tra le strutture più complete e
meglio conservate del veronese. Alla fine del XVII
secolo la corte era di proprietà di Lonardo
Pellegrini. L'elemento che più si nota dell'intero
complesso è la chiesa di Sant'Anna affiancata dal
suo caratteristico campanile.
Proseguiamo ora diritti per una strada cieca lunga
circa un chilometro, tra la suggestiva distesa di campi
e lungo il corso di un grosso canale, fino all'ingresso caratteristico del casino Gemma.
Torniamo ora nuovamente indietro e, ritornati a nord dell'autostrada, andiamo a destra per via
Pontara Sandri che, con una breve salita, si alza sulla balconata fluviale e consente di vedere
dall'alto i territori attraversati, quelli che comunemente sono conosciute come le basse di San
Michele.
In questo modo vengono chiamati i terreni che comprendono il vecchio alveo dell'Adige,
quando ancora non erano stati costruiti gli argini attuali e, con le piene, il fiume si
allargava ed occupava tutta la zona che risulta una decina di metri più bassa dell'area ad
est, quella dove oggi si trova il casello autostradale.
Dopo aver visto dall'alto alcune vasche per l'allevamento di pesci, teniamo la sinistra
all'incrocio e proseguiamo sempre diritti lungo la balconata fluviale fino a giungere
nell'abitato di San Michele. Un sottopassaggio della ferrovia solo per biciclette e pedoni ci
permette di giunsere in via Salieri, dove svoltiamo a sinistra. Prosesuiamo fino all'incrocio
con via Sogari che prendiamo sulla nostra destra, giunsendo così al termine del nostro tragitto.
giù dalla biciVILLA BERNINI BURICostruita agli inizi del '700, la villa un edificio barocco discreto ed elegante disegnato
molto probabilmente da Domenico Brugnoli, nipote del Sammicheli, e commissionato dal
conte Buri, proprietario allora di molti ettari di terreno nella zona. Qualche decennio dopo,
nel 1776, le venne progettato intorno il parco, mentre fu nel 1880 che assunse anche il nome
di Bernini, dal cognome del genero dell'ultimo dei Buri rimasti. L'epoca d'oro parco e villa
la conobbero intorno agli anni trenta, quando, si racconta, c'erano ben sei persone addette
al parco che ospitava addirittura una famiglia di daini. |