Periodico degli Amici della Bicicletta

SENTINELLE DI UNA CITTA' PIU' VIVIBILE

editoriale del n.20/1989

Sto pedalando in Viale Piave; non ho il tempo d'inveire contro l'ennesima auto ferma sulla corsia ciclabile che mi costringe a spostarmi pericolosamente verso il centro della strada quando vedo che il conducente mi fa segno di fermarmi.
Lo faccio; sono una coppia di anziani, disperati: l'auto non parte e non sanno che fare, mi chiedono di aiutarli. Qualche consiglio, spingo l'auto per qualche metro,dentro la seconda e il motore si accende; loro sono contenti e io pure.
Cerco di ricordare quante altre volte qualche automobilista sconosciuto mi ha chiesto di aiutarlo con una spinta perchè l'auto non partiva; almeno tre o quattro volte, soprattutto d'inverno, la mattina presto mentre andavo in stazione o a lavorare in bici.
E poi le decine di casi in cui mi è stata semplicemente richiesta un'informazione, come quando ho preceduto pedalando, indicando così la strada, per un paio di km un Tir, perchè l'autista belga non sapeva proprio più dove andare visto che si era completamente perso in ZAI: alla fine era tanto contento che per sdebitarsi mi diede un bel rotolo di miniassegni da cento lire (li ricordate?) come mancia, pensando chissà a quale tesoro.
Esperienze analoghe penso che siano piuttosto comuni per chi usa la bici tutti i giorni; e allora capita di fare anche delle considerazioni piuttosto generali.
Il ciclista, e ancor più il pedone, durante il proprio muoversi è, fisicamente è, nel luogo che attraversa; ascolta, osserva, è in grado di fermarsi, salutare, rispondere, comunicare con persone che incontra.
L'automobilista, completamente chiuso nel proprio micromondo, stereo, portacenere e aria condizionata, tutto concentrato nella guida rimane assolutamente estraneo alle persone a lui vicine; una carrozzeria divide più che una distanza di decine di metri.
Ed infatti ecco l'automobile come corazza, come involucro protettivo: molte donne, molte ragazze (ma non solo) non vanno in bici o a piedi, soprattutto la sera, solamente perchè si
sentirebbero esposte e indifese in caso di "brutti incontri"; meglio muoversi ben chiuse in auto!
Ma qual'è l'immagine più tipica di una periferia degradata? Grandi palazzi, e la gente che torna a casa in auto, la sera, cancello con telecomando,, e su nell'appartamento a chiudersi davanti alla TV. E fuori grandi strade deserte, qualche auto veloce, bande di teppistelli (motorizzati...).
Ma forse uscire in bici o a piedi non è anche un modo per riprendersi la città?
Ma una volta, da bambini, non giocavamo a pallone o a "darsela" nelle stesse strade che oggi sono bordate da ininterrotte file di auto parcheggiate?
La presenza di persone, e non di auto,ci dà un senso di sicurezza; la sera tardi, da soli, camminiamo più tranquilli in via Mazzini che non in viale Piave.
Una città con più ciclisti e pedoni non può che essere una città più sicura per tutti; un motivo in più per cercare di non essere auto-dipendenti.
E.G. 

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