| L'INCUBO
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Il mitico "passaggio a sud": guida, tra giungle urbane e deserti ciclabili, per l'"Indiana Jones"
metropolitano.
a cura del Gruppo Ciclisti Veri (sottosezione dell'Associazione Uomini Veri)
Introduzione
Tra il Centro Storico e i quartieri sud di Verona esiste una strada aspra e selvaggia, dove il
meschino ciclista urbano non osa. In questo luogo ormai mitico, si avventurano solo pochi
eletti, esseri leggendari, veri ciclisti dalla pelle corazzata e sprezzanti del pericolo.
Qualcuno in Comune (sollecitato da Amici della Bici, ecologisti e simile marmaglia), ha
pensato di "civilizzare" il luogo con una pista ciclabile ma, grazie a Dio, non è riuscito nel suo
spregevole intento. Gli è venuta male (grazie alle giuste concessioni alla benemerita "lobby
degli automobilisti). E poi i problemi non erano dovuti solo all'assenza di tale ciclopista.
Fortunatamente sono rimasti irrisolti. Si temeva che la realizzazione di quest'opera diventasse
l'occasione per affrontarli, invece il Comune ha lavorato al solito modo, affrontando solo
un'aspetto della questione.
Viale Piave, questo sconosciuto
Questa strada, più o meno a 10 corsie, è il peggior incubo del pavido ciclista urbano residente
nei quartieri sud di Verona (Borgo Roma, Santa Lucia, ecc.). La mattina, quando si sveglia, ci
pensa un po' su e poi conclude "Uelà, ieri ho mangiato troppo pesante, me lo son sognato... non
può esistere!" e, fiducioso, inforca per l'ennesima volta il suo amato velocipede.
Invece, disgraziatamente per lui, come disse un noto ciclo-teologo "Viale Piave c'è" ed è un
tragitto dannatamente obbligatorio. Infatti le uniche alternative sono via Basso Acquar e il
sottopasso ferroviario di Santa Lucia: altri due incubi (sui quali vi delizieremo in futuro,
sempre se saremo ancora vivi).
In viale Piave il traffico è pesante e veloce. Provate a percorrerlo ai 100 Km/orari: ci sarà
sempre qualcuno, più bravo, che vi supera!! (Certo, intendevo in auto. Comunque se ci riuscite
in bici buon per voi: vi chiamate Moser?!). Noterete, tra l'altro, che nessuno vi multerà per
l'innocente infrazione.
Si aggiunga che non sono solo la velocità e la pericolosità delle auto a rendere "eccitante" il
percorso, ma anche tutta una serie di insidie e trabocchetti che ne fanno una vera e propria
giungla urbana, particolarmente amata da alcuni fra i più abili e spericolati ciclo-"Indiana
Jones" metropolitani.
Per gli altri, purtroppo la stragrande maggioranza, l'ostacolo di viale Piave è uno dei grandi
disincentivi all'uso della bicicletta. Infatti gli studi sul traffico hanno rilevato, rispetto ad altri
tragitti, una scarsa presenza di ciclisti in quelli Verona Sud-Centro.
Segue quindi una guida "ragionata" (?!) per chi ama il rischio e il brivido.
Da viale Piave a via Santa Teresa
Mentre le auto utilizzano il sottopasso, i ciclisti devono compiere una serie di operazioni
rischiose e disagevoli.
Giunti in prossimità dei Magazzini occorre svoltare a sinistra, appena prima che la ciclopista
pieghi leggermente a destra (attenzione, a causa del muro, non si vede chi proviene dalla
direzione opposta). Sarebbe impensabile attraversare più avanti, infatti non si vedrebbero le
auto che giungono a 100 km/h (o più) da Viale Piave (consigliato ad aspiranti suicidi).
Occorre perciò, prima della curva, posizionarsi scomodamente su uno scivolo molto ripido ed
aspettare a lungo che il flusso di auto conosca uno dei suoi rari momenti di pausa. Finalmente,
non senza un brivido, attraversata la prima corsia della strada se ne percorre un tratto sulla
sinistra a fianco dello spartitraffico e poi si aspetta ancora un'altro varco nel flusso di auto
percorrenti l'opposta direzione.
Si passa quindi sotto alla grande sopraelevata, luogo sporco e squallido, olezzante di orina ed
altri odori esotici non ben identificati, ritrovo di personaggi equivoci e commerci clandestini
non del tutto tranquillizzanti (tenere a portata di mano il vostro coltellaccio modello "Rambo").
Ci si immette poi sullo stretto marciapiede tra il sottopasso e il muro dei magazzini, grazie alla
presenza di un rozzo scivolo in cemento (realizzato, nella notte dei tempi, da qualche "anima
pietosa"), anch'esso sporco, con vetri rotti, con il rischio di scontrarsi con i motorini
provenienti dalla direzione opposta.
Chi volesse poi ricongiungersi con via Tombetta, oltre ad affrontare il passaggio di fronte
all'Hotel, deve stare molto attento alle auto provenienti a velocità folli dal sottopasso.
Da via Santa Teresa (o via Tombetta) verso il Centro
Proveniendo da via Santa Teresa è possibile percorrere al contario il tragitto appena descritto
per immettersi sulla nuova ciclopista e andare verso la Stazione Ferroviaria. Invece per andare
in Centro si deve proseguire sulla parte destra di Viale Piave. Infatti, percorrendo la nuova
ciclopista, una volta giunti al'incrocio di Porta Nuova, è impossibile proseguire dritti, dato che
il Comune non ha mai affrontato il problema.
Per ricongiungersi con viale Piave chi proviene da questa parte, giunto in fondo a via S.
Teresa, un tempo poteva passare sulla proprietà del benzinaio o di fronte all'Hotel, portandosi
prudentemente su via Tombetta. Oggi è stato tutto recintato e occorre scendere dalla bici e
tentare di infilarsi da qualche parte....
Da via Tombetta, dopo aver affrontato una curva strettissima ("corrono come i pazzi..faranno
in tempo a vedermi??"), ci si immette sulla vecchia ciclopista di viale Piave (una vetusta
striscia gialla quasi cancellata dal tempo). Qui si ha a che fare con i camion che entrano o
escono dalle Cartiere o con quelli che sostano sulla ciclopista di fronte al ristorante. Si è così
costretti a pericolosi sconfinamenti a sinistra, sulla carreggiata automobilistica. Il Codice
prevede severe sanzioni per gli autoveicoli che sostano su pista ciclabile, eppure i vigili
urbani, giustamente timorosi di danneggiare l'economia veronese, ben se ne guardano (e non
saremo certo noi a denunciarli per "omissione d'atti d'ufficio").
La ciclopista prosegue, diventando sempre più stretta; a questo punto il pervicace Mountain
Bikers trillerà dalla gioia saltando su e giù dalle buche dei tombini, mentre il normale e
pavido ciclista urbano, non avezzo a certe prodezze e incapace di assaporare il gusto di certi
divertimenti (offerti gratuitamente dalla nostra lungimirante Amministrazione), sarà costretto a
zigzagare fuori dalla striscia gialla per evitarli.
Giunti alla ferrovia si potrebbe passare per il più sicuro (e respirabile) sottopasso pedonale,
se non fosse che poi diventa impossibile scendere dal marciapiede per assenza di scivoli (ma
il nostro coraggioso Mountain Bikers potrebbe spiccare uno dei suoi proverbiali "voli", con
relativo ululato di gioia).
In ultimo l'attraversamento dell'incrocio per raggiungere Corso Porta Nuova: le auto, svoltando
a sinistra, tagliano la strada ai ciclisti, e quasi li travolgono: che ebbreza, che goduria!!
Qualche anno fa' alcuni assessori, seppur protetti dai loro validi scudieri, ne hanno già provato
il brivido durante l'iniziativa degli Amici della Bicicletta "rischia con noi"!!
Che ochi (gli AdB)!! Con nostra grande soddisfazione, hanno ottenuto il contrario di ciò che
volevano. Gli Assessori, veri uomini, si sono tanto divertiti che hanno deciso di lasciare la
situazione com'è!!
Per chi viene dal Centro verso viale Piave
Dopo l'attraversamento dell'incrocio di Porta Nuova, operazione non del tutto indolore, ci si
blocca subito dopo il benzinaio. Ivi, dalla sinistra si avvista un flusso di auto proveniente da
ovest, da affrontare con determinazione e risolutezza.
Per fortuna non è stata ancora prevista una piazzola di sosta per il ciclista e neppure, di
seguito, uno scivolo per accedere al sottopasso ciclo-pedonale!!
Per chi viene dalla Stazione Ferroviaria
Dopo i lavori di Ecofin, giustamente apprezzati da qualche vero ciclista (con tanto di lettera
all'Arena), si sono creati ulteriori disagi per i ciclisti.
Infatti chi veniva dalla stazione poteva approfittare del marciapiede a livello del terreno per
accedere alla pista ciclabile.
Ora il marciapiede è stato elevato, non sono stati fatti scivoli di accesso e occorre scendere
dalla bici (eh! questi ciclisti urbani oltre che pavidi sono anche dei pigri...).
Appello finale
Caro assessore. Ci affidiamo a Lei, affinchè questo angolo ancora intatto di "jungla urbana"
non venga devastato dalla furia civilizatrice del progresso.
Anzi, si potrebbe fare di più. Anche noi, uomini veri, fatichiamo ad immaginare un "Viale
Piave" più crudo e selvaggio ma, con la buona volontà e un pizzico di fantasia, tutto si può
fare: filo spinato, altri accessi sbarrati ai ciclisti, reti da superare con la bici in spalla, cocci
di vetro sulla pista ciclabile, qualche voragine nei punti più critici, ecc. ecc.
Certo dovrà affrontare, ancora una volta, le proteste di quegli abominevoli "Amici della
Bicicletta", ma può anche darsi che così, vedendosi chiusa ogni via di passaggio, si
estinguano.
Andranno finalmente al lavoro in auto, come tutte le persone civili, lasciando la bicicletta solo
a noi, uomini duri, uomini che non devono mai chiedere.....
Stefano Gerosa