Periodico degli Amici della Bicicletta

GIOVANBATTISTA
IL CICLISTA

articolo del n.28/1991

In città ci si muove sempre peggio, ci si vive sempre peggio. Anche per me, Giovanbattista, la vita si fa di giorno in giorno più difficile. Vado a lavorare sempre in bici, estate e inverno, sopporto il caldo, il freddo, la pioggia; ma che fastidio il rumore dei motori, la puzza dei gas di scarico, che pericolo il camion che ti passa a pochi centimetri!
Sottopassi, superstrade, extratunnel, è mai possibile che i nostri amministratori abbiano in mente solo progetti faraonici? Tutti questi miliardi per costruire strutture per automobili? E gli esseri umani? E chi va in autobus? E i ciclisti?
Se tutti facessero come me e la mattina uscissero di casa in bici o a piedi per prendere il mezzo pubblico questi problemi non ci sarebbero! E invece no, tutti, o quasi, in macchina, sempre, comunque e dovunque!

Una città per l'uomo
Tutta questa attenzione per l'automobile mi sembra proprio sproporzionata. C'è tanta gente che non ha la patente, che non possiede un'auto. Quando ero bambino andavo a scuola da solo, con la mia prima bicicletta; chi abitava più vicino veniva a piedi. Perché‚ adesso c'è tutta questa fila di auto con delle mamme nervose al volante all'uscita delle scuole? I bambini sono diventati più imbranati o le mamme più apprensive? O è la città che è diventata sempre più pericolosa per chi si muove fuori da un'auto?
Anche i vecchi non si vedono molto in giro. Certo, la patente non ce l'hanno, a piedi si rischia perché‚ le auto in sosta invadono i marciapiedi, in bici non se ne parla... tanto vale stare in casa a guardare la TV. E poi dicono che la solitudine è il male della nostra epoca!
E' una città che non tiene conto delle minoranze, che schiaccia i deboli: anche per i disabili non si fa niente, in ogni luogo barriere architettoniche. Quando mai si arriverà ad avere rispetto e a ricordarsi delle esigenze di tutti, come in Danimarca, in Svezia o in Canada?

Borghesi del mondo
Il fatto è che, per come è strutturata la città, siamo praticamente obbligati a comprare l'auto e ad usarla.
Che tristezza vedere la mattina tutte quelle persone sole nelle proprie macchine aspettare ai semafori e fumare nervosamente. Che rabbia pensare che per trasportare i 70 chili del loro corpo ne muovono altri 1.000 di plastica e ferraglia! Che spreco energetico!
Ci pensate cosa sarebbe del nostro pianeta se tutti, russi, egiziani, indiani e cinesi possedessero un'auto ogni due persone come noi europei e nordamericani? E magari venissero a trovarci, motorizzati, mangiando hamburger e Coca-cola e armati di macchine fotografiche giapponesi?
Non potrà mai capitare. La nostra ricchezza, il nostro "benessere", si fonda sullo sfruttamento di miliardi di altri esseri umani, sul saccheggio delle risorse del pianeta. Alla mensa imbandita dell'umanità noi, bianchi occidentali, siamo pochi e mangiamo quasi tutto lasciando agli altri i resti.
Siamo i borghesacci del pianeta e cerchiamo di non pensarci troppo perché‚ questo pensiero ci darebbe fastidio.

Sortirne insieme
Tutto questo non è solo ingiusto, è anche assurdo. Ma non basta rendersene conto. Devo darmi da fare, ma come?
"Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è avarizia."
Questa città è anche mia, questo mondo è il mio mondo. Dirò agli altri quello che penso; ce n'è di gente che nonostante tutto va in bici in città, ci metteremo insieme, faremo sentire la nostra voce a chi ci governa, cercheremo di influenzare le decisioni.
Formeremo un gruppo, non saremo legati a nessun partito, non avremo padroni, sarà autofinanziato con i soldi delle iscrizioni, il lavoro volontario dei soci sarà la sua linfa vitale.

Un gruppo di amici
Ma deve essere un gruppo affiatato, persone che si conoscono bene. Devono essere amici. Nei giorni di lavoro non c'è il tempo purtroppo; ma c'è la festa, c'è la domenica. Andremo insieme in bici, pedaleremo alla scoperta di ciò che circonda la città e non conosciamo: colture, parchi e tenute, ville. Gite per chi va piano e chi meno, per bambini, vecchi, e per chi vuol fare un po' più di strada.
Ci sarà spazio per tutti, la diversità è una ricchezza che deve essere coltivata; la condivisione di momenti felici ci renderà più uniti, forti, convinti e convincenti. Faremo delle "bicifestazioni" per ottenere piste ciclabili, daremo spazio alla nostra creatività, entreremo nelle scuole, cercheremo il più possibile di diffondere l'uso della bici in città. Che mille ciclisti pedalino! Come chiameremo il nostro gruppo? Tra di noi saremo amici, lotteremo per dare dignità alla bicicletta come mezzo di trasporto... ci chiameremo Amici della Bicicletta.

I politici
Chi sarà la nostra controparte? A chi andremo a chiedere le strutture, le iniziative, i provvedimenti che favoriscano l'uso della bicicletta in città? Chi cercheremo di convincere? La classe politica, naturalmente.
Parleremo loro forti della nostra preparazione e della bontà dei nostri propositi. Saremo degli attenti osservatori dei loro comportamenti, valuteremo ciò che loro faranno e non faranno, diffonderemo notizie sul loro operato fra i nostri soci. Si dovranno sentire un po' più "sotto controllo". Andremo da loro a proporre, a discutere, se avremo la forza a negoziare, all'occorrenza ad accusare o a ringraziare; cercheremo di non farci ingannare o strumentalizzare.

I tecnici
Ma non si fermerà qui l'attività del gruppo. In Italia le piste ciclabili non sono per niente diffuse, altri Paesi europei, Olanda in testa sono molto più attrezzati di noi. Mancano quindi anche tecnici specializzati della progettazione di una viabilità per biciclette.
Troveremo tra i nostri soci ingegneri, architetti, geometri che avranno la competenza e la voglia di eseguire dei progetti di massima sulla base dei principi urbanistici più moderni. Poi noi andremo a proporli a chi dovrà avere il compito di farli realizzare: le Circoscrizioni, i Comuni .... Tutto per far capire che le soluzioni ci sono, ed è necessaria solo la volontà politica per attuarle.

Un giornale
E poi continuerà la nostra attività per la diffusione dell'uso della bicicletta e del mezzo pubblico in città, per diminuire il numero di automobili circolanti. Organizzeremo dibattiti, corsi, ci interesseremo di cicloturismo, e faremo un giornale che chiameremo RUOTALIBERA. Non sarà solamente un bollettino associativo, un legame tra tutti gli Amici della Bicicletta, ma rappresenterà realmente uno strumento di diffusione di una "cultura della bicicletta". Bicicletta anche come simbolo di una società nuova, in cui non si corre e ci adegua al ritmo di chi va più piano, basata sulla solidarietà e non sulla competizione, in cui vengano valorizzate le differenze, in cui ci sia più tempo per parlare conoscersi, pensare, vivere. Una società in cui andremo cantando in bici invece che bestemmiando in auto.
Enrico Girardi

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