Periodico degli Amici della Bicicletta
n°57 - Ottobre-Dicembre 1997

Lettere alla redazione

SEMAFORI KILLER

Vorrei portare all’attenzione il problema dei “semafori killer”.
Chiunque si muove spesso in città con la bicicletta ha forse già capito di cosa si tratta, ma per spiegarlo in parole semplici a tutti si tratta di quei semafori o gruppi di semafori installati normalmente su vasti incroci.
Fin qui nulla di strano, soprattutto se si attraversano in auto o in motorino, ma provate qualche volta ad attraversarli in bicicletta o a piedi, magari passando con il verde pieno e un attimo dopo, a vostra insaputa, scatta l’arancio e poi il rosso.
Succederà probabilmente che, visto la vastità dell’incrocio vi troverete a metà strada investiti da un flusso di auto opposto al vostro che, se sarete fortunati, vi accoglierà con delle sonore dimostranze. Il fatto potrà sorprendervi in quanto vi siete comportati secondo il Codice della Strada, ma se per caso tutto questo accade in una nebbiosa serata invernale o in una afosa giornata estiva dove i riflessi sono allentati, la sorpresa può trasformarsi in tragedia. Ecco spiegata dunque la denominazione di “semafori killer”.
A Verona normalmente tutti i semafori che regolano incroci di grandi dimensioni hanno questa caratteristica lugubre e pericolosa e ciò è dovuto ad un fatto molto semplice: il tempo dei flussi di traffico è regolato in base alla velocità delle automobili. Tutto ciò che attraversa a velocità diversa, e mi riferisco soprattutto a biciclette e pedoni, rischia ad ogni attraversamento.
Se provate a servirvi del parcheggio sito nelle vicinanze della stazione di Porta Nuova in via Città di Nimes, vi accorgerete senza difficoltà di come funziona un “semaforo killer”. Provate ad attraversare a piedi l’incrocio che delimita i due sottopassi e vedrete!
Verona è disseminata di “semafori killer”, oltre al già citato abbiamo anche l’incrocio di Via Basso Acquar, Porta Vescovo, Porta Palio, via Pallone.
Sarebbe opportuno che tutti quelli esistenti venissero segnalati agli Amici della Bicicletta per avviare una prima mappatura e poi una protesta al Comune. Nel frattempo buona pedalata e “occhio al verde”.

Roberto Mirti

 

PATTINARE IN CITTA’

Carissimi amici soci, l’anno scorso ho fatto un corso di pattinaggio. Avevo comprato i pattini tradizionali parecchi anni fa in Danimarca a Copenaghen entusiasmato dai cittadini pattinatori su ruote e avevo sempre desiderato imparare a pattinare con un po’ di sicurezza.
Alcuni anni fa a New York a Central Park ho provato i pattini in linea e li ho trovati estremamente piacevoli ed esaltanti soprattutto per un appassionato sciatore come il sottoscritto.
L’inverno scorso finalmente ho trovato l’occasione di dedicarmi a questo sport e mi sono molto divertito. Ho iniziato con i pattini tradizionali facendo i salti, le inversioni le piroett ... e le cadute tipiche del pattinaggio artistico (non è pericoloso perchè si va piano e il pavimento della palestra è liscio), poi sono passato ai pattini in linea e la cosa cambia.
In molte città europee e del nord America i pattini hanno acquistato la dignità di altri mezzi di trasporto alternativi silenziosi ed ecologici come la bicicletta e utilizzano le medesime piste ciclabili, senza disdegnare per altro tram, metropolitane e relative scale mobili.
In Italia e a Verona (in particolare per il pessimo stato delle pavimentazioni delle strade e dei marciapiedi e per il traffico selvaggio) la situazione non è facile anche perchè il codice della strada sembra che ne vieti l’uso su strade pubbliche.
Per ora gli appassionati si possono divertire in strada solo la domenica su Lungadige Attiraglio oppure nelle varie piccole piste dei giardini di quartiere, nell’apposita pista vicino alla Piscina comunale sulla circonvallazione oppure nella magnifica pista del Dopolavoro Ferroviario “La Pineta”.

Marco Passigato

 

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