Periodico degli Amici della Bicicletta
n°57 - Ottobre-Dicembre 1997

In Bici
al Lavoro

UN SOGNO CHE DIVENTA REALTA’:
PAGATI PER ANDARE AL LAVORO IN BICICLETTA

Introduzione | In Danimarca | In Inghilterra | A Verona

Pagare chi va al lavoro in bici: sembra la proposta un po’ folle di qualche ecologista “stralunato”.
Invece no. L’idea di incentivare l’uso della bicicletta, con denaro o altri premi, in Europa è stata attuata da aziende ed enti statali. Lo illustrano i due seguenti articoli sull’Inghilterra e la Danimarca, che la Bicycle News Agency ci ha gentilmente concesso di pubblicare.
L’eco di ciò è arrivato anche a Verona. Questa estate, abbiamo letto sull’Arena: “Singolare proposta di Lucia Cametti, consigliere comunale di An: per incentivare l’uso della bicicletta, il Comune paghi 120 lire a chilometro ai veronesi che si recano sul luogo di lavoro pedalando e lasciando a casa l’auto.”

Questa proposta ha indotto il nostro presidente a prendere in mano penna e calamaio. Per scrivere, in poche parole, che a Verona occorre innanzitutto garantire la sicurezza, realizzando piste ciclabili e provvedimenti di moderazione del traffico: questo dev’essere l’impegno prioritario del Comune.
Una cosa infatti è incentivare economicamente l’uso della bicicletta sulle piste ciclabili di Copenaghen o di altre città del nord Europa, una cosa è farlo nel traffico infernale di Verona (qualcuno potrebbe anche denunciare il Comune per “istigazione al suicidio”). Come bene argomenta Muzzolon, inoltre, è tutto da dimostrare che l’incentivo economico raggiunga l’obiettivo in questione.

Comunque sia, questa “provocazione” potrebbe sortire un effetto positivo solo se attuata all’interno di una strategia generale. Si veda proprio l’esempio di Copenaghen; è solo l’ultima di una serie di iniziative per incrementare l’utenza ciclabile. Ma quel 30% di spostamenti in bicicletta, che oggi si tenta di aumentare con questa ed altre campagne, è il risultato di ben altri provvedimenti e campagne. Pertanto non mettiamo il carro davanti ai buoi.

Gli articoli seguenti sulla Danimarca e sull'Inghilterra sono stati pubblicati su Ruotalibera su concessione della Bicycle News Agency dove potrete leggerli integralmente in Inglese, la traduzione italiana delle Bike News, a cura di Loris Tissino si trova sulle pagine dell'Associazione Aruotalibera di Pordenone.

IN DANIMARCA:
303 AZIENDE DI COPENHAGEN IN BICICLETTA AL LAVORO

di Ernst Poulsen, Bicycle News Agency

Cos’hanno in comune la Borsa Danese, il Ministero delle imposte, la Shell danese, la birreria Carlsberg e l’asilo di Thorhams Street?
Sono bastati pochi giorni dal primo comunicato stampa e 303 aziende ed organizzazioni hanno aderito alla campagna “Copenhagen in bici al lavoro”..
303 aziende ed organizzazioni di ogni tipo, genere e dimensione. Potreste pensare che i dipendenti delle più grandi società petrolifere preferiscano bruciare benzina spostandosi dentro e fuori Copenhagen. Ma non è così presso la Danish Shell e la Statoil, che hanno aderito alla campagna. Anche la Danimarca ufficiale è rappresentata: hanno aderito prontamente i Ministeri delle Finanze, della Sanità, dei Rapporti con la Chiesa e del Traffico, e vari uffici dell’amministrazione pubblica. Tra le adesioni, anche quelle di scuole, compagnie assicurative, sindacati, biblioteche, banche, giornali, avvocati, agenzie viaggio, asili. Sembra che la campagna non divida ma unisca i diversi tipi di persone e lavori. La campagna “Copenhagen in bici al lavoro” è iniziata il 22 agosto ed è durata tre settimane. Ogni persona o azienda che ha usato la bici più di metà delle volte ha ricevuto un diploma di “amico dell’ambiente” e la possibilità di vincere una tra dieci biciclette, computers, t-shirts, e buoni-acquisto validi in negozi di bici.
Il giorno del lancio della campagna, venerdì 22 agosto, è stata offerta una colazione gratuita in sei “cycles-in” a Copenhagen e dintorni. Inoltre sono stati distribuiti cento campanelli e copie della rivista “Cyclister”. La campagna “Copenhagen in bici al lavoro” è sponsorizzata dalla Municipalità di Copenhagen e dalla Danish Cyclists Federation. La parte centrale di Copenhagen ha 300 km di piste ciclabili, è praticamente piatta e vi piove solo un giorno su venti. Mediamente il 30 per cento degli spostamenti per lavoro avviene in bicicletta, il 30 per cento in autobus o treno e il 30 per cento in automobile..

IN INGHILTERRA:
PAGATI PER ANDARE AL LAVORO IN BICICLETTA

di Adam Bluck, Bicycle News Agency

Sembra un sogno, quello di essere pagati per andare al lavoro in bicicletta! Ma tale sogno è diventato realtà per i dipendenti di una ditta di Colchester, Inghilterra, che hanno subito accolto la proposta, che permette loro di difendere l’ambiente e mantenersi in forma nello stesso tempo..
La “Specialist property insurers AUL”, impegnata contro l’inquinamento, è la prima società di Colchester che paga i propri dipendenti per incoraggiarli a lasciare l’automobile a casa..
Richard Lamberth, direttore generale, spiega che la ditta cerca di difendere l’ambiente in ogni modo possibile: “E’ un sistema molto pratico per far realizzare alla gente che la città è soffocata dal traffico e far abbandonare le automobili.” Dallo scorso mese vengono assegnati 15 pence per miglio percorso a piedi o in bici, e sono già molti i dipendenti ad apprezzare l’iniziativa.
Gemma Bond, 20 anni, lascia quotidianamente l’auto a casa preferendole la bicicletta acquistata sulla spinta dell’incentivo. Lo stesso vale per Clare Nicholson, 21 anni, che arriva al lavoro tutti i giorni da Lexden..
Lamberth, 33 anni, da sempre impegnato nella difesa dell’ambiente, è convinto che l’iniziativa prenderà piede e altre società seguiranno l’esempio della AUL.

A VERONA:
NON VOGLIAMO 120 LIRE AL KM, MA STRADE MENO PERICOLOSE

di Massimo Muzzolon, presidente A.d.B.

Giudichiamo positivamente l’idea della Cametti, se essa voleva essere esclusivamente una provocazione con lo scopo di richiamare il problema della difficoltà di usare la bici a Verona e la necessità di incentivarne invece la circolazione. Se formulata, invece, con intenzioni serie, riteniamo la proposta alquanto grottesca per una serie di motivi:

1) Parlando dell’argomento con la gente, si sente spesso addurre, quale giustificazione al mancato utilizzo della bici, la pericolosità che esso comporta, visti l’elevato traffico motorizzato sulle nostre strade, la condotta di molti automobilisti e la mancanza di strutture atte a garantire la sicurezza dei ciclisti. Un altro fattore che sembra scoraggiare i potenziali pedalatori é la mancanza di luoghi sicuri dove parcheggiare la propria due-ruote. Qualcuno ancora trova difficoltà negli elementi climatici, il freddo invernale e la canicola estiva non invitano a pedalare, mentre altri ritengono le distanze da percorrere troppo lunghe per un mezzo a propulsione umana come la bici. Non abbiamo mai sentito nessuno tirare in ballo il fattore economico e, d’altronde, l’uso regolare del velocipede costituisce già di per sè un grosso risparmio che a fine mese si fa sentire nelle tasche di un lavoratore.

2) Date le ridotte dimensioni della nostra città, la cui superficie ha un diametro approssimativo di sei o sette chilometri, pur in assenza di dati ufficiali, si può ipotizzare che la distanza media casa-lavoro possa essere intorno ai tre chilometri, per una percorrenza media giornaliera quasi sempre inferiore ai dieci chilometri. Detto ciò si può ben capire come con l’incentivo proposto (120 lire al chilometro) ben pochi lascerebbero l’auto in garage per ottenere in cambio una cifra nemmeno sufficiente per un caffè.

3) Vi sono molti esempi in Europa di città che hanno, con successo, attuato una politica in favore della bicicletta; tutti sanno che in molte aree urbane della Danimarca, dell’Olanda, della Germania vi sono percentuali di cittadini che abitualmente utilizzano la bici tali da far concorrenza a quelle di Pechino, con conseguenti vantaggi per l’inquinamento e la sicurezza delle strade. Non ci risulta che in nessuna di queste città siano stati incentivi di carattere economico a muovere schiere di cittadini a pedalare. Semmai hanno influito la costruzione di piste ciclabili e il lancio di campagne promozionali unite ad un maggior senso civico e una più spiccata sensibilità verso la cosiddetta ecologia urbana.

Per orientare un maggior numero di cittadini verso la bicicletta e i sistemi di trasporto “alternativi”, il denaro delle casse comunali può essere più proficuamente impiegato costruendo quelle strutture che a Verona, dopo più di un decennio di chiacchiere, mancano ancora completamente. A cominciare dalla realizzazione del Piano di Rete Ciclabile che questa Giunta ha finalmente approvato in concomitanza con la delibera del P.U.T., ma di cui non si vede partire ancora nessuna opera.

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