dicembre 1996:
Lettera all'Assessore al Traffico
e al Capo Settore Strade del Comune di Verona

 

Egr. Assessore al Traffico - Dott. F. Girondini
Egr. Capo Settore Strade - Ing. G. Zanoni

Ritenendo poco produttivi gli scambi di opinione a mezzo stampa, come avvenuto nei giorni scorsi
[ nota: si veda novembre 1996: Viale Piave - Dovè finita la striscia gialla? ], Vi inviamo questa nostra con lo scopo di chiarire la posizione dell'Associazione "Amici della Bicicletta" e di non guastare i buoni rapporti da tempo instaurati con gli uffici tecnici e con questa Amministrazione Comunale.
Per noi Viale Piave, punto di passaggio obbligato fra i quartieri Sud e il resto della città, è sempre stato il simbolo della scarsa "ciclabilità" delle strade veronesi. L'eliminazione della corsia ciclabile, a seguito dei lavori recentemente effettuati, ha scatenato in alcuni di noi una comprensibile reazione (che voleva inoltre interpretare le proteste di molti ciclisti pervenuteci).
Questo episodio non cancella ciò che di positivo questa Amministrazione ha avviato, tuttavia indica la necessità di una maggior sensibilità ed attenzione per i problemi da noi sollevati.

Diamo atto a questa Amministrazione di aver fatto un bel passo in avanti con l'incarico di revisione del piano di rete ciclabile affidato all'Ing. Marco Passigato.
Positive anche altre iniziative, che hanno visto il nostro pieno coinvolgimento, quali la pubblicizzazione di brevi itinerari ciclo-turistici, la redazione del P.U.T. che riprende alcune delle nostre proposte, ecc.
Abbiamo molto gradito, inoltre, la partecipazione dell'Assessore al Traffico al convegno "Cities for Cyclist" e, più recentemente, di due tecnici comunali ad un corso professionale specifico sulle strutture ciclabili.

L'esistenza di una buona rete di piste ciclabili, quando mai venisse realizzata interamente, darebbe un contributo determinante alla circolabilità delle biciclette e, di riflesso, alla qualità della vita in generale.
Tuttavia se, da un lato, va perseguito con convinzione questo obiettivo, dall'altro occorre tener presente l'esistenza dei ciclisti e dei pedoni in ogni occasione, anche nella realizzazione della viabilità ordinaria.
Tralasciando perciò le prospettive future, nell'immediato non vediamo segnali positivi in questo senso; le nuove realizzazioni o le ristrutturazioni stradali non tengono minimamente conto della sicurezza di ciclisti e pedoni, con il risultato di scoraggiare ulteriormente la mobilità "non motorizzata" e di aumentare l'inquinamento.
Il caso di Viale Piave non è che uno dei tanti esempi della filosofia che ispira chi opera nella progettazione stradale in questa città: garantire velocità e scorrevolezza al traffico motorizzato; il resto (marciapiedi, piste ciclabili, ecc.) è considerato di contorno. Il risultato sono percorsi pedonali discontinui, marciapiedi non protetti dal parcheggio selvaggio, piste ciclabili poco funzionali e quindi "a rischio", nessun ostacolo alla velocità delle automobili.

Non più di due mesi fa, con la
manifestazione "Le dodici fatiche di Ercole ciclista", abbiamo evidenziato ben dodici "punti neri" della viabilità ciclistica in Viale Piave. Per brevità citeremo solo il n. 1: all'altezza del ponte sul Canale Camuzzoni, nel tratto fra la stazione Porta Nuova e i sottopassaggi della ferrovia, esiste un attraversamento pedonale; manca però il corrispondente scivolo di accesso al marciapiede. Eppure i lavori di rifacimento del cordolo risalgono a pochi mesi fa (Ecofin) e, fatto ancora più grave, quello è anche l'unico punto di accesso da nord della pista ciclabile.
La recente riasfaltatura e la ridefinizione delle corsie di Viale Piave poteva essere l'occasione per migliorare anche la sicurezza dei ciclisti, eliminando almeno alcuni dei punti da noi individuati.

Allo scopo di evitare ulteriori penalizzazioni per ciclisti e pedoni auspichiamo per il futuro, a prescindere dal piano delle piste ciclabili, una maggiore attenzione.
La "politica" per favorire ed incentivare l'uso della bicicletta dovrebbe diventare anche a Verona, come in altre città europee, qualcosa di meno "marginale", parte del "bagaglio tecnico" di chiunque sia preposto alla progettazione stradale e viabilistica. Questo, d'altra parte, sarebbe il presupposto fondamentale anche per realizzare la rete ciclabile.
Non nascondiamo infatti un certo timore che, per quanto ben progettato (dall'Ing. Passigato e dai tecnici comunali), il "piano di rete" venga un domani continuamente "azzoppato" per la scarsa volontà politica di risolvere alcuni problemi (ad es. la continuità di fronte ad accessi carrabili, la necessità di procedere ad espropri, abolire zone di sosta auto, ecc.). Alcuni episodi del genere si sono già realizzati a Verona (ciclopista di Viale Piave, ciclopista Ponte Catena-Chievo, ecc.) o in altri Comuni (ad es. San Giovanni Lupatoto).
Inoltre, che senso avrebbe realizzare piste ciclabili se poi, in occasione dei primi lavori in corso, ne venissero eliminati per distrazione o disinteresse alcuni tratti, gli accessi, ecc ??

Le precedenti considerazioni ci portano ad auspicare un maggior dialogo fra Amministrazione, tecnici, cittadini ed associazioni.
Chiediamo pertanto un incontro con il Vostro Assessorato per verificare la volontà di questa Amministrazione Comunale di garantire ai cittadini ciclisti e pedoni il diritto alla mobilità e alla sicurezza sulle strade.

Ringraziando per la cortese attenzione, Vi porgiamo distinti saluti.

Verona, 02/12/96

per gli Amici della Bicicletta
Il Presidente, Massimo Muzzolon
Il Segretario, Dott. Stefano Gerosa


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"piste ciclabili e diritti dei ciclisti"