Bari, 28 luglio 1998

FIAB onlus

Al Direttore di "REPUBBLICA"
Ezio Mauro
ROMA

Con vivo interesse leggiamo su Repubblica di oggi del piano "antitraffico" del governo inglese, ideato dal vice primo ministro Prescott, finalizzato a combattere l’uso smisurato dell’auto privata a beneficio di mezzi pubblici, pedoni e soprattutto ciclisti ("L’Inghilterra in bicicletta la rivoluzione laburista"). La notizia, peraltro già data da altri quotidiani con ampio risalto, ha ricevuto tuttavia dal Suo giornale uno spazio ancora maggiore: una pagina intera. Segnale che Repubblica non solo è attenta ai problemi del traffico, della salute pubblica e della tutela dell’ambiente, ma è anche interessata a nuove iniziative, alternative o controcorrente, legate ad una mobilità urbana sostenibile e, più specificatamente, alla mobilità ciclistica nelle aree urbane, non solo all’estero ma, si auspica, anche in Italia. E allora ci permettiamo di chiedere: perché Repubblica ignora i comunicati della FIAB?

L’ultimo comunicato diffuso che si rinvia in allegato, riguarda i risultati soddisfacenti di un incontro richiesto e ottenuto con i vertici del Ministero dell’Ambiente per presentare idee e proposte finalizzate a far comprendere che non ci possono essere interventi veramente innovativi da parte del Governo per una mobilità urbana sostenibile, in ossequio agli accordi di Kyoto sul clima e l’ambiente, se non si include anche l’uso della bicicletta tra i sistemi di locomozione a impatto ambientale "zero". In Italia siamo in forte ritardo rispetto ad altri paesi centro-nord europei dove, nonostante il clima certamente meno mite rispetto a quello italiano esiste una cultura della bicicletta come mezzo di locomozione abituale e per il tempo libero supportata da una politica del mezzo a pedali. Per questo la Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus si batte perché la lotta al degrado, all’inquinamento, ai cambiamenti climatici la si combatta anche incentivando l’uso della bicicletta. Purtroppo mentre in Inghilterra il piano è del governo, in Italia siamo al punto che è la Fiab, associazione di ambientalisti e di utenti della bici, a faticare per sensibilizzare Governo e opinione pubblica. E’ una realtà che nell’Italia di Marco Pantani e di Paola Pezzo, c’è scarso interesse verso il veicolo bicicletta.

La FIAB da sola non può farcela. Se i mezzi di informazione negli ultimi dieci anni hanno giocato un ruolo decisivo per sensibilizzare i cittadini sui grandi temi dell’ambiente (dalla carenza verde pubblico alla necessità di una corretta gestione dei rifiuti) temi ormai oggetto di studio in tutti i programmi della scuola elementare e media inferiore, i temi legati al traffico e soprattutto alla promozione della bicicletta non come mezzo sportivo ma come veicolo a energia pulita, sono ancora appannaggio di pochi.

Pertanto chiediamo, cortesemente, che Repubblica dia voce alla FIAB e ai cicloecologisti italiani. Parlare di mobilità ciclistica significa anche parlare di mobilità non motorizzata (disabili e pedoni), di recupero e riqualificazione ambientale e urbana e di sviluppo sostenibile.

Cordialmente.

Il Responsabile delle relazioni esterne

Lello Sforza

(Tel/fax 080/5236674)

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