MARIO CONTI
Una vita su due ruote

Pioniere del cicloturismo, meccanico, orgoglioso partigiano. Mario Conti ci ha lasciati il 6 aprile 2005. Aveva 85 anni e fino al mattino stesso stava benissimo.
Noi AdB  lo ricordiamo con simpatia ed affetto e gli dedichiamo questo ricordo.

 
 
 

Molti Amici della Bicicletta conoscono bene il Sergio Conti, alcuni da vecchia data, quando veniva alle nostre prime cicloescursioni (fine anni '80). E chi tra di noi, come il sottoscritto, l'ha scelto come meccanico o per acquistare una bicicletta, non può non aver conosciuto il Mario, suo padre.
Quando, molti anni fa, mi recavo all'officina nel seminterrato della loro vecchia casa al Marchesino e poi, successivamente, al nuovo negozio di San Giovanni Lupatoto, molte volte Sergio non c'era. Però trovavo il Mario, sempre indaffarato in officina. E avreste dovuto vederlo quel seminterrato, dove era accatastato di tutto (manubri, ruote, telai, ecc.), perchè Mario sapeva anche recuperare i vecchi pezzi, non buttava via niente. Sapeva fare di tutto, ad es. da giovane era stato calzolaio e così rivestì di cuoio il manubrio (da corsa) della mia prima vera bici da cicloturismo.
Ogni volta che andavo dai Conti, per la manutenzione delle mie biciclette, mi proponevo di non indugiare troppo in chiacchere. Ma era impossibile, il Mario mi trascinava inesorabilmente in lunghe e piacevoli conversazioni. Prima mi chiedeva notizie sulle battaglie degli AdB e della Fiab, e inevitabilmente si arrabbiava, scuoteva la testa e brontolava contro la classe politica al potere che non ci ascoltava (e che a lui, evidentemente, non stava molto simpatica), e quindi si lanciava in lunghi racconti, mi raccontava delle sue imprese ciclistiche o di partigiano nelle Langhe (nelle "brigate Garibaldi", quelle "di sinistra", come ci teneva sempre a sottolineare).
E in Piemonte aveva conosciuto sua moglie e, nei primi anni del dopoguerra, tornato a Verona, per andarla a trovare inforcava la bicicletta e pedalava per centinaia di chilometri tra andata e ritorno.
Anche se l'ho conosciuto anziano, in officina, sempre indaffarato su una bicicletta, mi piace ricordarlo con le "immagini" evocate dalle sue narrazioni. Lo vedo pedalare con forza ed entusiasmo sulle strade degli anni '50, strade che non ho mai percorso, forse polverose, ma che immagino dense di un silenzio e di un fascino ormai svanito.

Stefano Gerosa (webmaster Amici della Bicicletta)

Per conoscerlo meglio vi raccomando caldamente di leggere questa bella intervista che Enrico Girardi gli ha fatto nel 2000, quando aveva 80 anni (Ruotalibera n.66 pag. 12-13). La riportiamo di seguito in questa pagina.


Mario Conti
di Enrico Girardi (Ruotalibera n.66)
Una vita su due ruote: l'esordio a piedi nudi, le gare in gioventu`, pioniere del cicloturismo, guarito dalle pedalate.

Mario Conti, classe 1920, lavora per il figlio Sergio, un nostro affezionato socio che ha un negozio di biciclette a San Giovanni Lupatoto. La sua vita e` stata profondamente segnata dalle due ruote: dal suo esordio coi piedi sanguinanti, all' esperienza agonistica in gioventu`, a quando, quasi pionere del cicloturismo, attraversava l`Italia in bici sobbarcandosi centinaia e centinaia di chilometri in sella.

Saranno almeno un centinaio le biciclette che ha usato nei sui 80 anni compiuti poche settimane fa, racconta Mario seguendo il filo dei ricordi, ma provare a fare il conto di quante ruote siano passate sotto le sue mani di meccanico diventa impresa ardua. Lo incontro di sabato in negozio, impegnato neanche a dirlo, a riparare una bella bici da corsa.

- Da quanto tempo e`, signor Conti, che ripara biciclette ?

- Diciamo da almeno sessant'anni, e` sempre stato il mestiere che mi ha accompagnato per tutta la vita. Ho fatto tanti lavori, sono stato fabbro, calzolaio, operaio, ma non ho mai smesso di riparare biciclette. Ho cominciato a farlo, da ragazzo, quando facevo le gare in bici, mi ricordo, la prima che ho vinto e` stata nel '37, il circuito dei tre comuni, a Cerea. Allora praticamente non esistevano dei buoni meccanici per bici da corsa, e allora dovevamo arrangiarci. Ho cominciato cosi`.

- Ma non e` stanco di lavorare, non ha voglia di riposarsi un po` ?

- No. Lavoro mattina e pomeriggio, otto ore al giorno e cosi` e` stato anche l'11 gennaio scorso, il giorno del mio ottantesimo compleanno. E` il mio passatempo. Per fortuna posso farlo ancora, altrimenti non mi resterebbe che l'osteria, giocare a carte in mezzo al fumo, cose che non fanno per me. Quando arrivo al sabato sono preoccupato perche` il giorno dopo e` domenica e di domenica non si lavora.

- Per quanto tempo ha corso in bici ?

- Ho cominciato a quattordici anni, con la tessera falsa perche`, a quei tempi, bisognava averne almeno sedici e ho continuato fiono a venti: poi c'e` stata la guerra e l'ho fatta tutta dal '40 al '45 prima come soldato in Francia, Albania, Grecia, Montenegro, Russia e poi come partigiano, in Piemonte nella XVII Brigata Langhe. Ma prima della guerra ho vinto qualche gara e poi mi hanno anche espulso dalla Federazione, sai, non ero uno che stava zitto e cosi` un giorno a un dirigente che non capiva niente gliene ho dette quattro e gliene ho date anche !

Anche con me Mario continua a parlare senza sosta: e` come un fiume in piena che non si riesce ad arginare, ansioso di raccontare il suo passato, di ricordare aneddoti, storie, nomi, piccole imprese come quando arrivo` in bici con un gruppo di amici niente meno che in piazza San Marco a Venezia o quando si sobbarcava tre o quattro passi dolomitici in un giorno solo.

- La prima volta che mi hanno messo sulla bici avevo undici anni. Era una bici da corsa da adulto, molto grande. I pedali avevano delle punte di metallo perche` la scarpetta da ciclista non scivolasse e io ero a piedi nudi. All'inizio mi hanno tenuto la sella perche` non cadessi, poi sono andato da solo, allungandomi tantissimo per riempire la distanza tra sella manubrio e pedali. Il problema e` che non ero capace di fermarmi perche` avevo paura di cadere e allora sono andato dritto fino a dove potevo voltarmi continuando a pedalare per poi tornare indietro.

- Fino a dove ?

Da San Michele a Zevio, dove ho fatto un giro intorno al laghetto che c'e` in piazza per tornare a San Michele e urlare a squarciagola: aiuto, fermatemi, non sono capace ...

Avevo i piedi nudi sanguinanti e per una settimana ho avuto male in tutto il corpo per la grande fatica. Un'altra volta io e due miei fratelli siamo stati inseguiti dai carabinieri, noi in bici e loro anche. Cercavano dei ladri di pecore, invece noi avevamo paura perche` non avevamo pagato il bollo di circolazione, che allora era obbligatorio per le biciclette ed eravamo anche senza campanello.

- E come e` andata a finire ?

- Male, io sono stato l'unico a scappare , i miei fratelli si sono fatti qualche notte in prigione, poi abbiamo dovuto pagare, dopo un processo, una multa di 650 lire, che a quei tempi erano due mensilita`.

- Ma e` vero che andava in bici a trovare sua moglie fino a Savona ?

- Si` l'ho fatto ogni anno dal '52 al '69. Mia moglie aveva la` i suoi genitori e noi ci andavamo per passare le vacanze, due o tre settimane. Io la strada la facevo in bici in una sola giornata, sono 350 Km, e cosi` anche il ritorno. Impiegavo 17 ore con le soste per i pasti. Mi imponevo di fare i primi 100 Km ad una media di 30 Km/h, i secondi cento ai 27, il resto ai 25. Mi ricordo ancora tutto il percorso: Mantova, Piadena, Cremona, Piacenza, Voghera, Alessandria, Acqui, Cairo, Montenotte, Millesimo ... Ma era normale per me a quei tempi fare delle lunghe firate in bici. Avevomontato un portapacchi e mio ero costruito, ero calzolaio a quei tempi, delle borse, proprio come quelle usate oggi dai cicloturisti.

- Ma non ha mai smesso di andare in bici ?

- A 49 anni ho avuto una paresi, non riuscivo a muovere tutta una parte del corpo. Sono guarito pian pianino pedalando; prima su una Graziella, poi ho ripreso in mano la bici da corsa, e sapessi quanto era duro arrivare con la mano alla leva del freno. E me ne sono fatta ancora tanta strada, le Dolomiti e, a sessantaquattr'anni, anche lo Stelvio. Fino a un paio di anni fa, quando visto che ho avuto qualche problema agli occhi, mia moglie e i miei figli mi hanno costretto a semttere; e io l'ho fatto, a malincuore. Certo mi dispiace vedere le mie due bici li` ferme, ma chissa` che un giorno o l'altro ...

 

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