Bike To Work

Nuovi ciclopark nell’azienda ospedaliera

Il Bike-to-Work in azione a Borgo Trento e Borgo Roma

Finalmente c’è un posto sicuro in cui lasciare la bicicletta nel mio luogo di lavoro! Ho iniziato il mio percorso formativo post “maturità” – si chiamava così ai miei tempi l’esame di stato – il primo ottobre 1980 in bicicletta: in quella giornata bella e tiepida arrivai da Pescantina al vecchio edificio della Maternità, dove si tenne la prima lezione del corso per Terapisti della Riabilitazione (ora Fisioterapisti). Il mio amore per le due ruote era nato qualche lustro prima, ma mi piace ricordare come fin dal primo giorno in cui ho intrapreso il mio percorso di professionista del mondo sanitario, la bici fosse mia fedele compagna.

Anna Pia Zenorini nel ciclopark modulare

Purtroppo non la stessa bici perché anch’io, come moltissimi di voi, ho subito dei furti, due dei quali sul suolo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, più precisamente all’edificio del Geriatrico e al capannone deposito bici del parcheggio di Riva di Villasanta. Questi furti però non mi hanno scoraggiata. Da qualche decennio mi adopero per promuovere l’uso della bici quale mezzo di trasporto quotidiano: era la fine degli anni 80 quando tutti i quotidiani e periodici locali pubblicarono una mia lettera in cui chiesi che, in occasione dei Mondiali del 1990 a Verona, si pensasse anche alla mobilità alternativa all’uso dell’auto privata per l’incentivo della quale si costruirono megaparcheggi, strade a più corsie, sottopassi sacrificando alberi e verde pubblico, ma non si dedicò un centimetro né ai pedoni né ai ciclisti.

Ciclopark modulare posizionato tra l’ospedale geriatrico e il polo Confortini

Per quanto riguarda invece la mia Azienda, chiesi assieme ad altri dipendenti che l’eliminazione della base di atterraggio dell’elisoccorso per recuperare spazio a favore di nuovi edifici e parcheggi tenesse conto anche dei ciclisti urbani e quotidiani, e che davanti ad ogni padiglione ci fosse uno spazio per il parcheggio delle ambulanze, delle auto delle persone con disabilità e un cicloparcheggio… Furono parole e scritti al vento, fino a quando qualche anno fa fu affidato l’incarico di mobility manager dell’Azienda Ospedaliera all’Ingegner Maurizio Lorenzi, non a caso anche lui un ciclista urbano, che condivide il pensiero mio e di molti miei colleghi e col quale per questo ci siamo più volte confrontati.

A dire il vero già 8-9 anni prima l’Ing. Lorenzi, al tempo responsabile dell’Ufficio Tecnico, aveva appoggiato la nostra richiesta di rastrelliere modello Verona acquistandone a decine per l’ospedale di Borgo Trento: ebbene, dallo scorso luglio alcuni di quegli stalli (per la precisione 32, per un totale di 192 posti bici) sono stati collocati all’interno di una nuova area vicino al Polo Confortini riservata ai dipendenti, protetta e videosorvegliata, il cui accesso è possibile solo strisciando il tesserino personale di riconoscimento dopo essersi accreditati.

Ciclopark modulare posizionato nell’area verde adiacente alla chiesetta dell’ex parco San Giacomo

Un’area simile, anche se un po’ meno estesa (ci stanno un centinaio di bici) e non ancora dotata di rastrelliere modello Verona, è stata ricavata anche nell’ospedale di Borgo Roma vicino al Policlinico Rossi e alla chiesa cinquecentesca interna. Al momento circa 700 dipendenti si sono già registrati, e l’iniziativa ha riscosso il plauso di tutti coloro che amano la mobilità sostenibile.

Questo dovrebbe essere in realtà solo il primo passo di un progetto più ampio di mobilità ciclistica, da sviluppare nei prossimi mesi con la collaborazione dell’amministrazione comunale: grazie al completamento della pista Saval- San Zeno che arriverà fino ai piedi di ponte Catena, e all’auspicabile ciclopedonalizzazione dei marciapiedi dello stesso ponte (attualmente un imbuto assai pericoloso sia in entrata che in uscita dal polo ospedaliero) verrebbe infatti a realizzarsi un percorso ciclabile in sostanziale sicurezza tra gli ospedali di Borgo Trento e Borgo Roma.

Ci sono poi anche altri ambiziosi progetti legati in vari modi all’uso della bici per dipendenti e visitatori da realizzarsi tramite la creazione di apposite app per smartphone, di cui abbiamo appreso da un colloquio con lo stesso Lorenzi: su questi progetti non possiamo ne’ vogliamo per ora dare ulteriori indiscrezioni, ma conoscendo lo spirito vulcanico e la tenacia dell’ingegnere siamo persuasi che essi potrebbero vedere la luce in tempi non lunghi.

Un altro tema che è sempre stato a cuore a noi di FIAB Verona è il ripristino della possibilità di attraversamento ciclabile dall’ingresso di piazzale Stefani all’uscita del Geriatrico in entrambi i sensi di marcia quale alternativa alla trafficatissima e pericolosa via Mameli, così com’era prima dell’abbattimento della vecchia Maternità e la successiva edificazione dell’Ospedale della Donna e del Bambino. Già qualche anno fa la questione era stata da noi portata all’attenzione dell’allora direttore amministrativo dell’Azienda Ospedaliera, chiedendo di tener conto di questa opportunità per la cittadinanza, senza però ottenere risultati concreti al di là di una cordiale comprensione della motivazione della richiesta. Purtroppo anche il nostro recente colloquio con Lorenzi ha confermato l’impossibilità di dare seguito alla proposta: a causa di strutture fisse e insormontabili motivi di sicurezza l’accesso e l’uscita continueranno ad essere consentiti solo dalle 7:00 alle 18:00 dalla zona delle celle salme per tutti e, dopo le 18:00, in uscita solo per i dipendenti con tesserino. Tuttavia l’ingegnere ha promesso che se e quando – accadrà probabilmente tra qualche anno – dovessero venire ridisegnate le aree interne del polo ospedaliero che ospitano l’attuale Geriatrico, si studierà come ricavare un percorso ciclabile permanente al riparo dall’operatività di servizio tra l’accesso del passo carraio di via Mameli e il lungadige Attiraglio.

Dopo più di quaranta anni un sogno si è realizzato, ma io non mi stanco di sognare: gli anni trascorrono, il traffico privato a motore sembra ancora duro a calare, però chi coltiva sogni a pedali come me sa che la tenacia e la perseveranza danno frutti preziosi e duraturi.

di Anna Pia Zenorini

(da Ruotalibera 172 – ottobre-dicembre 2021)

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Redazione Ruotalibera

La nostra pubblicazione principale è il quadrimestrale Ruotalibera, che da sempre arriva regolarmente nelle case di tutti i soci, e che illustra la vita e le proposte dell’associazione. Dal 2019 tutti gli articoli della rivista cartacea sono riportati anche online sul sito web, per consentire una miglior indicizzazione e diffusione dei contenuti. Buona lettura!
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