Nuova ciclabile di Porta Palio: gestazione lunga, risultato eccellente
Dopo sei mesi di cantieri, contro i due inizialmente previsti, è ormai giunta a conclusione la nuova pista ciclabile che collega Porta Palio a Castelvecchio, tratto di unione tra la terza circoscrizione e il centro storico nonché infrastruttura a servizio della ciclostazione del bike sharing di Porta Palio.
Nel momento in cui chiudiamo il numero in redazione, manca all’appello la segnaletica verticale e l’ultimissimo tratto dall’incrocio con largo Don Bosco fino a Via Roma. Una inezia, sì, ma di fondamentale importanza per chi arriva da Corso Cavour e si trova l’imbocco della pista sull’altro lato della strada. E’ stato completato l’attraverso pedonale agli Scalzi; completati, naturalmente, anche i due tronconi della ciclabile, una bidirezionale. Il primo, dalla Porta fino agli Scalzi, corre sul largo marciapiede. Il secondo, da dopo l’attraversamento, prosegue su sede propria fino a Castelvecchio ed è separato dalla parte di strada dedicata alle auto da una fila di paletti. Dal momento che il marciapiede è stato livellato all’altezza della strada, quest’area si configura come una vera e propria zona destinata alla mobilità dolce di pedoni e ciclisti, priva di barriere architettoniche anche per le carrozzine.
Non è ancora noto se ci sarà una inaugurazione o un taglio del nastro. Potrebbe essere l’occasione per riconciliare in via definitiva le tante incomprensioni emerse con il vicinato fin dal primo giorno di cantiere a giugno, quando spuntò un sedicente comitato contro la ciclabile composto da residenti e commercianti.
“La trattativa con i commercianti e gli esercenti è stata particolarmente impegnativa, specie dove sono presenti i plateatici” conferma l’assessore alla Mobilità e alle Infrastrutture Luca Zanotto. “Abbiamo mediato al massimo sulle geometrie della pista cercando di contemperare le esigenze dei commercianti con l’esigenza di avere una ciclabile vera e propria con tutti i crismi e le sicurezze. Non c’erano in effetti altri margini di manovra, stavolta abbiamo veramente sposato la mobilità dolce in maniera preponderante”.
La resistenza al cambiamento è venuta anche dagli automobilisti, più precisamente dagli habitué della sosta selvaggia nell’ultimo tratto di Stradone Porta Palio prima di Castelvecchio.
“Da oggi non ci saranno più scuse per lasciare la macchina in divieto di sosta” chiosa Zanotto.
C’è stata poi anche una sorta di incidente diplomatico con la Procura Militare che ha gli accessi sulla prima parte di Stradone Porta Palio, proprio sul tratto di ciclabile che corre sul marciapiede. Sorpresi dalla novità, i militari hanno chiesto la messa in sicurezza dei loro passi carrai, operazione pressoché immediatamente realizzata con alcuni restringimenti della pista e marcatura orizzontale a segnalare l’uscita dei veicoli. “È stato giusto provvedere – riflette Zanotto – ma è anche la prova di come la gente si debba abituare a questo genere di trasformazioni: per anni hanno avuto a che fare con un passaggio esclusivamente pedonale mentre ora si trovano in una situazione diversa e a dover prestare attenzione anche alle biciclette”
I più attenti ricorderanno che su stradone Porta Palio era prevista anche una corsia riservata per il filobus, l’ultra decennale progetto del Comune da poco entrato nuovamente in stallo. Niente paura, comunque: il tracciato della pista è stato ampiamente condiviso anche con i progettisti del mezzo, e questo esclude ragionevolmente future possibili interferenze o ripensamenti. Doverosa, infine, una domanda all’assessore Zanotto, che ha creduto in questa infrastruttura ma ha incontrato numerose difficoltà in fase di realizzazione: lo rifarebbe? Quest’opera è stata un’eccezione, oppure rappresenta l’inizio di un nuovo modo di concepire e riorganizzare lo spazio urbano a Verona?
“Abbiamo incontrato tante difficoltà, è vero – risponde Zanotto – occorre tuttavia rendersi conto che il nuovo modello di mobilità richiede, alcune volte, non sempre, dei compromessi, necessari a rendere più sicura la mobilità dolce. Aggiungo anche che le associazioni di categoria e la stessa Fiab dovranno essere più brave a spiegare il modello di città che in futuro vorremmo fosse più sostenibile”.
(da Ruotalibera 169 – gennaio-marzo 2021)