Per un’arcana legge di equilibrio universale, se i periodi di calma permettono una vita più o meno tranquilla ma spesso trascorrono in una frenetica quotidianità che non consente di migliorare i problemi esistenti, i momenti di grande difficoltà collettiva mettono in discussione gli equilibri raggiunti in precedenza e per questo, oltre a creare traumi e sofferenze, possono aprire inattese occasioni di riflessione e progresso.
A questa legge non sembra fare eccezione la sorprendente emergenza sanitaria Covid-19, che, dopo due mesi drammatici, sembra (speriamo) aver attenuato per ora la presa sull’Italia: il lungo tempo trascorso nel blocco di tutte le attività non essenziali, con la vista sconcertante di città e strade deserte come mai prima, ha portato a ripensare se il nostro modo di vivere e di spostarsi fosse davvero il migliore a cui tornare. Questa nuova consapevolezza, unita all’ansia di dover dare al più presto un’alternativa sostenibile a un trasporto pubblico a mezzo servizio soprattutto in vista della preventivabile riapertura a metà settembre dell’attività scolastica in aula (impensabile che la gran parte delle persone si mettano a viaggiare nelle città con la propria auto privata), ha fatto fare al legislatore un salto di qualità: così nel Decreto Legge di metà maggio detto “Decreto Rilancio”, oltre a un considerevole incentivo economico per chi acquista mezzi di mobilità dolce che sta letteralmente svuotando i negozi di bici, sono state introdotte due importanti novità per favorire la mobilità ciclistica, come le corsie ciclabili (fasce di rispetto delimitate da una striscia discontinua, uno strumento ben più flessibile della classica “pista ciclabile” normata dal Codice della Strada vigente) e le case avanzate (aree a ridosso degli incroci semaforici riservate alle bici affinché possano ripartire prima degli altri veicoli).
Molti comuni italiani si sono già mossi per rendere operative queste novità sulle loro strade, anche prima di vederne la conversione in legge ormai imminente: nelle foto si vedono ad esempio una corsia ciclabile a San Bonifacio in via Fiume, e una casa avanzata a Bologna.
E a Verona? Fino al momento in cui scriviamo (fine giugno), le misure introdotte per agevolare la mobilità dolce sono: una Zona 30 allargata alle mura magistrali e a parte di Borgo Trento, cosa apprezzabile ma purtroppo non ancora sostenuta da adeguata campagna informativa e controlli effettivi; e un rifacimento della segnaletica di buona parte della rete ciclabile esistente, peraltro già annunciata mesi fa ben prima dell’emergenza. Questo però certamente non basta a dare un segnale di svolta che faccia capire alla cittadinanza che muoversi in bici è davvero conveniente e sicuro, e perciò stiamo insistendo con l’amministrazione affinché compaiano presto anche in vari tratti delle nostre strade i nuovi provvedimenti di cui abbiamo fatto menzione in precedenza. In questa azione siamo piacevolmente ed energicamente supportati anche da un coordinamento dei dirigenti e docenti delle scuole medie superiori, coeso e combattivo. Riusciremo a vedere queste positive novità anche nella nostra realtà scaligera? Al momento non lo sappiamo ancora ma ci auguriamo di sì e presto, senz’altro prima di settembre. Speriamolo tutti, per il bene di tutti.
(da Ruotalibera 167 – luglio-settembre 2020)
Immagine in evidenza: manifestazione Bimbimbici (Verona – 8 maggio 2016) – foto di Marco Corbellari