Strada, curva, buca assassina, sono alcuni dei titoli di giornale che possiamo leggere in Italia. La tragedia vera, oltre ai morti che ci scappano, è che molti credono veramente a questi titoli. Così ci sono sempre dei solerti Consiglieri o Assessori che si impegnano ad allargare strade, a raddrizzare curve e a tappare buche, tra il plauso del gentile pubblico o del comitato di turno. La verità che non si vuole riconoscere, è che nessuna strada o curva o buca ha in sé l’indole dell’assassino. Al massimo sono imputabili degli incidenti progettisti incapaci o costruttori disonesti.
Quasi sempre, la responsabilità è dei cittadini che non rispettano le regole del codice della strada, con molta fantasia di comportamenti, dall’uso del cellulare alla velocità eccessiva o alla sbadataggine, ma sempre con la sostanziale insofferenza o indifferenza nei confronti delle norme.
È una caratteristica del nostro popolo il moralismo che condanna, con fermezza e con dovizia di insulti, il minimo comportamento disonesto (o supposto tale) degli altri e assolve, con atteggiamento di comprensione e giustificazione, i propri vizi. Oggi, parlando con amici carissimi e rispettosi della legge e facendo notare che le strisce pedonali sono uno dei posti più pericolosi al mondo, mi sono sentito dire, che: “Alcuni pedoni attraversano improvvisamente la strada, sulle strisce, altri le attraversano con lentezza esasperante”. In Germania, per dire, quando vedono un pedone nei pressi delle strisce si fermano tutti, senza se e senza ma.
A Verona, all’inizio di luglio una donna ancora giovane ha perso la vita sull’attraversamento ciclopedonale in Via Galliano, all’incrocio con Via San Marco. Attraversava col verde. L’automobilista dice che non l’ha vista. “Anche lei, però, doveva stare attenta alle auto…”. Questo il commento di un ciclista.
Chi attraversa con il semaforo verde deve fare attenzione. Cioè, se ho ben capito, chi passa col rosso, in fondo, non è un criminale. Capita.
Ancora siamo convinti che senza Europa staremmo meglio?
(da Ruotalibera 149 – agosto/ottobre 2016)