Malus bici
La nostra Italia, si sa, ha qualche problema di organizzazione. Sull’argomento si sprecano le barzellette. C’è quella bellissima dell’inferno diviso in settori gestiti dalle varie nazionalità. La sapete? No? Peccato, perché non posso raccontarla qui, ma se ci incontriamo e me lo ricordate sarò felice di soddisfare la vostra curiosità.
Il problema, però, non sono le barzellette. Il problema è la realtà quotidiana, nella quale sperimentiamo concretamente gli effetti della disorganizzazione cronica che ci affligge dalla caduta dell’Impero Romano, salvo le solite eccezioni che state già pensando di oppormi.
Ma veniamo all’oggi e parliamo dei problemi della nostra categoria. Il 3 novembre scorso c’è stato il “click day” del “bonus bici”. Ecco, già tre parole straniere su quattro non rappresentano un buon inizio. Il seguito è stato ancora peggio, tra rinvii, sale d’attesa virtuali e SPID non funzionanti per intasamento.
Ci sarebbe da dire sui criteri scelti per distribuire i soldi di questo aiuto alla mobilità alternativa, ma sappiamo che noi italiani propendiamo ad avere, mediamente, sessanta milioni di opinioni diverse su ogni questione politica o amministrativa. Quindi mi astengo dall’illustrare tante proposte e mi limito ad una sola: si poteva fare un’estrazione a sorte, magari abbinata alla Lotteria Italia, così ci sarebbero state più occasioni per parlare di mobilità alternativa e dolce. Mi direte: “Ma sei serio?”. No, ma non è stata seria nemmeno la gestione di questo famigerato “bonus”.
Senza contare che nel torbido e nella confusione (come sempre accade, purtroppo, ogni volta che nel nostro Paese si assegnano risorse pubbliche) si inseriscono i disonesti, come quelli che hanno chiesto e ottenuto il bonus di 500 euro e hanno tentato di rivenderlo a metà prezzo.
E allora, come si fa ad essere seri?
(da Ruotalibera 169 – gennaio-marzo 2021)