Durante lo scorso anno scolastico, nonostante le difficoltà causate dalla situazione pandemica, la scuola Lavinia Mondin ha deciso di intraprendere un percorso di sensibilizzazione all’utilizzo della bicicletta e, più in generale, alla mobilità sostenibile.
Il progetto, che ha preso il nome di MondGreen, aveva (e ha) l’ambizione di sostituirsi alla vetusta “educazione stradale” per formare le studentesse e gli studenti, attraverso metodologie didattiche innovative, al concetto di mobilità sostenibile. La nostra scuola ha potuto realizzare tale progetto, avvalendosi anche del contributo di professionisti esterni come Francesco Avesani di Netmobility, Valentina Salzani di Hermete, Luca Colombo di Add Value e di alcuni soci di FIAB Verona, grazie ai contributi ottenuti dall’ammissione al bando “Verona formAZIONE & salute” promosso da AULSS 9 Scaligera.
Il progetto si è sviluppato nel corso di alcuni mesi, articolandosi in due interventi formativi che hanno dato esito, da un lato, all’esperienza della ciclofficina, dall’altro, alla progettazione di un’applicazione per il car-pooling. Molte ragazze e ragazzi hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa, ed io sono uno di questi. In particolare mi sono dedicato all’esperienza della ciclofficina. Mi è piaciuto il modus operandi che è stato approntato, perché ha saputo coniugare sia la dimensione teorica sia quella pratica. In un primo momento, infatti, i ragazzi e le ragazze che hanno aderito a questo progetto, chiamati mobility starter, hanno avuto un’infarinatura generale da parte di due esperti, precisamente Francesco Avesani e Valentina Salzani, riguardante i temi della città sostenibile, la città a misura d’uomo, l’agenda 2030, i problemi dell’inquinamento.
Si sono interrogati sul perché le persone preferiscano spostarsi in auto anziché utilizzare mezzi sostenibili e sull’impatto ambientale (e sociale, nonché estetico) che la scelta dei mezzi implica. Una volta acquisite tutte le informazioni di base, i mobility starter, insieme ai docenti, hanno deciso di mettersi in gioco e hanno creato una ciclofficina nel cortile della scuola.
Il progetto della ciclofficina si è svolto in due momenti. In una prima fase, teorica, sono state illustrate tutte le componenti della bicicletta e la posizione corretta da tenere in sella; nella seconda fase, invece, i ragazzi si sono cimentatati nella riparazione dei velocipedi, grazie al prezioso contributo di Luca Reani e Claudio Bares di FIAB, che si sono messi a disposizione dei ragazzi e, con pazienza, hanno insegnato loro le operazioni principali per riparare una bicicletta. Dopo l’incontro con i collaboratori FIAB i mobility starter hanno avuto la possibilità di misurare quello che avevano appreso riparando le bicicletta della scuola; a tutte le due ruote è stato fatto un controllo a gomme, freni, sella, campanello e luci e, laddove necessario, i ragazzi sono intervenuti per cambiare copertoni e camere d’aria.
Riparare e sistemare queste biciclette ha permesso poi a tutte le classi di utilizzarle per le uscite didattiche. I ragazzi e le ragazze della ciclofficina non si sono però limitati a riparare le biciclette dell’istituto. L’ultimo giorno di scuola, infatti, hanno aperto la ciclofficina alla comunità scolastica (alunni e genitori) e si sono resi disponibili per la riparazione delle bici di amici e parenti. Nella corso della stessa mattinata, con la collaborazione dei volontari di FIAB, è stato possibile usufruire gratuitamente del servizio di marchiatura della bicicletta. Anche quest’anno la ciclofficina sarà aperta in alcune giornate per tutti i ragazzi della scuola che avessero voglia di imparare a sistemare le loro biciclette.
Il Lavinia Mondin grazie anche al supporto dei docenti del Dipartimento trasversale ambiente, Chiara Begnini, Maddalena Comparini, Luca Gasparini e Lorenzo Ottaviani, proseguirà nella sensibilizzazione dei ragazzi affinché usino sempre di più la bicicletta e sempre meno i mezzi inquinanti.
di Alessandro Moroni
(da Ruotalibera 171 – luglio-settembre 2021)