La crisi imperante e drammaticamente vera, sulle strade della nostra città si nasconde molto bene. Se avete tempo e voglia, date un’occhiata a quante auto passano in un minuto, quanti viaggiatori contengono e che dimensioni hanno.
Tanti anni fa, diciamo più opportunamente decenni, si distinguevano facilmente i ricchi dai poveri guardando le dimensioni dell’auto. Le auto dei poveri avevano dimensioni (e costi) molto ridotte, quelle dei ricchi, al contrario erano lunghe, larghe e costose.
Poi qualcuno cominciò a comprarsi il fuoristrada. I primi che lo fecero venivano considerati degli originaloni, a meno che non fossero dei grossi proprietari terrieri che usavano la “jeep” per girare sulle capezzagne dell’azienda di famiglia.
Poi, con la crisi economica, arrivarono i SUV: automobilone vaste, alte e pesanti, con ruote da camion, usate soprattutto dalle giovani mamme per portare i bambini a scuola.
Con l’aggravarsi della crisi, tutte le case automobilistiche si buttarono decisamente sui modelli SUV, allargando, alzando e rinforzando tutti i modelli della loro gamma.
Il colmo si raggiunse nel momento in cui qualcuno ebbe l’idea di trasformare in SUV le auto più piccole della gamma prodotta, quelle che un tempo erano destinate ai ragazzi neo patentati per la loro maneggevolezza e per la loro economicità.
Se fosse vero il motto latino “motus in fine velocior” (il movimento accelera verso la fine della corsa), potremmo sperare che questa fioritura di maxi automobiline fosse il canto del cigno della civiltà delle auto. Il maxi ingorgo è vicino?
Si diceva che le gonne, in tempo di crisi si alzano. Anche le auto, evidentemente.
Basta, ho finito le battute, in tutti i sensi, e la sveglia mi ricorda che è ora di prendere la pastiglia delle 22 che, fatalità, è una pastigliona!
(da Ruotalibera 152 – marzo/aprile 2017)