Bike To SchoolEl canton del Bepo

La scuola inutile

El canton del Bepo - Ruotalibera 158

In Italia ci sono troppi segnali stradali inutili. Lo so, è un’affermazione molto forte e contraddittoria se fatta da uno che insegna ai ragazzi il rispetto dei segnali stradali.

Il 90% dei genitori che accompagnano i figli a scuola, li scaricano a venti passi dall’entrata e poi imboccano tranquillamente la strada proibita, spesso facendo zig-zag tra i ragazzini.

Ma non è un’osservazione fuori luogo. Ci sono segnali, ad esempio, sovrabbondanti, spesso affastellati in qualche modo, che creano solo confusione. E che dire delle distanze segnate sui cartelli di direzione, spesso messi a casaccio? A tutti noi sarà capitato, ad esempio, di leggere “Vattelapesca 10” e, percorsi alcuni chilometri, “Vattelapesca 11”. Ci sono strade che sembrano state tabellate da una squadra di posatori all’opera dopo una nottata di bagordi. Ci sono, poi, segnali incomprensibili. Quelli che bisogna decifrare a fatica leggendo le istruzioni scritte in una tabella, piena di parole e di simboli. Esiste una vasta letteratura in materia: “Divieto di accesso tranne…” oppure “Divieto di transito dal… al…, dalle ore… alle ore…, nei giorni festivi e prefestivi, eccetto frontisti e autorizzati”. E via discorrendo.

Ma ci sono segnali di divieto perfettamente comprensibili e giustificati, come quelli installati nelle strade dove ci sono scuole primarie. Davanti alle scuole medie frequentate dai miei nipoti, ad esempio, esiste un divieto di transito nei venti minuti a cavallo degli orari di entrata ed uscita degli alunni.

Il 90% dei genitori che accompagnano i figli a scuola, li scaricano a venti passi dall’entrata e poi imboccano tranquillamente (ma non nel senso della velocità) la strada proibita, spesso facendo zig zag tra i ragazzini. Mettono, così, in pericolo la vita dei bambini che dicono di voler proteggere e, soprattutto, con la loro squallida azione, annullano tutti gli insegnamenti che la scuola si sforza di trasmettere ai ragazzi, che ad essa vengono affidati per essere educati.

Val più la pratica della grammatica.

(da Ruotalibera 158 – giugno/agosto 2018)

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Bepo Merlin

Giuseppe Merlin, per tutti Bepo, ciclista urbano e appassionato cicloturista, va in bici da sempre, ma più convintamente da quando, a seguito del primo infarto, il medico gli ha detto di essere in debito della vita nei confronti della sua due ruote. Da allora si spende senza risparmio per la promozione della ciclabilità, in veste di socio-attivo e animatore di uscite e serate culturali. È stato anche Direttore di FIAB nazionale (succedendo all'indimenticato Gigi Riccardi e prima di Francesco Baroncini), lasciando di sè un bellissimo ricordo in tutti coloro che hanno avuto il piacere di incontrarlo e conoscerlo, durante una delle sue molte "visite pastorali" in giro per le varie associazioni d'Italia. Tuttora collabora con FIAB Verona in mille forme e con mille strumenti, tra i quali spicca la penna, la sua "arma segreta", che Bepo maneggia con destrezza e rara efficacia. Chiunque legga i suoi scritti, infatti, non può non apprezzarne l'onestà intellettuale e la lucidità di analisi. Da tempo immemorabile tiene la sua personale rubrica "El cantòn del Bepo" nell'ultima pagina della rivista Ruotalibera, di cui è stato per anni capo redattore, riorganizzandola nella veste e nei contenuti così come la vediamo oggi. È stato anche tra i promotori e forti sostenitori della rivista nazionale BC, importante mezzo di comunicazione per le associazioni FIAB italiane e indispensabile organo di diffusione del miglior "ciclopensiero".
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