La scuola ha imparato la lezione
Sempre più studenti vanno a scuola in bici. Ora però bisogna educare i genitori…
“A scuola in bici” è sempre meno uno slogan e sempre più una realtà in tanti istituti di istruzione superiore veronesi. Questo grazie al lavoro dei mobility manager scolastici, insegnanti sensibili alla tematica ambientale e della mobilità che in vista della riapertura delle scuole, considerata anche la situazione del trasporto pubblico gravato dalle normative anti-Covid e dalla ristrettezza degli investimenti, si sono dati da fare in collaborazione con i dirigenti scolastici, il Comune e con la stessa Fiab per scongiurare il pericolo di una esplosione del traffico automobilistico privato.
Da questo confronto a tre tra scuola, istituzioni e associazionismo è nato infatti il sistema di piste e corsie ciclabili lungo la circonvallazione interna da Ponte San Francesco a Circonvallazione Oriani, unica vera novità della mobilità cittadina dopo il lockdown, nonché una serie di iniziative di sensibilizzazione che stanno giù mostrando risultati importanti.
“Abbiamo visto un incremento notevole di studenti ma anche di docenti, almeno il doppio, che si spostano in bicicletta” conferma Saverio Tribuzio, insegnante di Lettere all’Ipsia Fermi, che fa da coordinatore e da portavoce dei mobility manager degli istituti superiori veronesi. ”Gli stessi mobility manager sono cresciuti in numero e ora quasi ogni scuola ne ha uno” continua. “Attualmente siamo impegnati a fare il punto della situazione con un questionario che mostra già risultati interessanti seppur parziali”.
Su circa 4.500 studenti superiori a cui è stato somministrato il citato questionario, 1.500 circa dichiarano di abitare troppo lontano per usare la bici; 1.000 circa di usare già la bicicletta per venire a scuola e altri 1.500 dicono di essere disposti a montare in sella a patto di trovare migliori condizioni di sicurezza e comodità dei percorsi.
La morale è semplice: “Abbiamo fatto un bel passo in avanti ma ora bisogna continuare con l’opera di informazione e completare le tratte ancora scoperte coltivando una rete ciclabile completa e seria’’ spiega Tribuzio.
“Quando parlo di informazione penso alle file di auto parcheggiate proprio sopra alle corsie ciclabili all’uscita da scuola… bisogna arrivare alle famiglie”.
Un problema, quello del parcheggio selvaggio dei genitori, confermato da altri mobility manager di altre scuole, particolarmente insistente e fastidioso in centro storico dove si trova una grande concentrazione di scuole di ogni ordine e grado. Per fare degli esempi: le Betteloni di Via Locatelli e gli Angeli di via Cesare Battisti.
“I risultati ci sono, sono visibili ad occhio nudo, le biciclette a scuola sono almeno raddoppiate – appunta la professoressa Fabrizia Graziani, mobility manager del Liceo scientifico Messedaglia – manca tuttavia una corrispondente sensazione di controllo e presidio almeno sufficiente a tenere sgombre dalle auto le nuove corsie e piste ciclabili”.
I mobility manager scolastici chiedono insomma maggiori controlli anche da parte dei vigili. Ma c’è anche un’altra criticità da risolvere: “Noi spieghiamo, sensibilizziamo, accompagniamo gli studenti in uscite in bicicletta, che sono diventate attività curriculari, ma di fronte a certe evidenze, come crateri in mezzo alle piste ciclabili, tombini affioranti, percorsi che si interrompono agli incroci e costringono a scendere, ci cadono letteralmente le braccia. Perché poi gli studenti ce lo fanno notare, ci mettono di fronte a queste evidenze che contraddicono quanto magari abbiamo appena provato a trasmettere sull’importanza di muoversi responsabilmente…”.
Ribadisce il professor Francesco Todeschini, mobility manager del Maffei: “Mi sento in imbarazzo quando mi presento come mobility manager annunciando la creazione di nuove corsie ciclabili salvo poi verificare che sono state disegnate su buche o radici di alberi in rilievo. Non è così che si fa, si fa una brutta figura. La corsia ciclabile non può essere soltanto una bella pennellata, e la mobilità ciclistica non deve essere un gioco al ribasso”.
Anche Todeschini concorda che un primo passo nella giusta direzione è stato fatto, ma bisogna proseguire. Raggiungere la sede principale del Maffei significa affrontare il tratto di acciotolato in Sottoriva: “O passi di lì, rischiando di distruggere la bici, oppure passi da Ponte Pietra. Si dovrebbero cercare altri percorsi, magari istituendo qualche doppio senso ciclabile”.
La sede staccata del Maffei in Via Venier, Quartiere Navigatori, presenta invece il problema della carenza di collegamenti ciclabili e di rastrelliere. Si attende la realizzazione della pista Saval- Castelvecchio, ma anche l’istituzione di diversi tratti ciclabili che consentano agli studenti a raggiungere in sicurezza la scuola.
Le scuole si sono date un gran daffare per offrire soluzioni agli studenti: Flavio Filini, dirigente scolastico dell’Istituto Superiore Copernico-Pasoli, quasi 1700 studenti oltre a 180 unità di personale, è riuscito ad approntare dei parcheggi bici e perfino degli spogliatoi, dove gli studenti che lo desiderano possono cambiarsi prima di andare a lezione. ‘‘Abbiamo tolto alcune automobili da un garage dedicato al personale di segreteria, il quale si è dimostrato ben disposto verso questa iniziativa, ricavando così il posto per circa 2-300 biciclette. Nell’altra sede abbiamo adattato un magazzino’’ racconta il dirigente. ‘‘Con dei pannelli in cartongesso abbiamo costruito degli spogliatoi. Stiamo montando gli armadietti che sono ancora pochi in quanto relativamente costosi. Intendiamoci: parliamo di una spesa di 5-600 euro per gli armadietti, mentre nel complesso gli interventi sono costati sui 2 mila euro, una cifra tutto sommato accessibile. Dovendo fare attenzione a tutte le normative, le opere sono costituite di pannelli fissati con delle viti, quindi smontabili. Se vengono usati? I parcheggi sono pieni, il 70% degli studenti abita nel raggio di 3,5-5 km, e quando piove si vede subito la differenza, le bici sono poche, ragion per cui dovremo organizzare degli incontri sull’abbigliamento da bici oltre che sull’uso delle luci. Per chi, come il sottoscritto, sulla bici monta dei freni a disco, abbiamo installato dei portabici a cavalletto’’.
Qualcosa si è mosso anche a Verona Sud: le rastrelliere dell’Ites Luigi Einaudi cominciano ad essere popolate dalle prime biciclette: ‘‘Ora ce ne sono sempre 8-10’’ racconta la professoressa Giorgia Vesentini. ‘‘La nostra situazione è particolare: su 900 studenti circa 150 abitano nel raggio di 1-2 km, e preferiscono venire a piedi invece di affrontare il traffico intenso. Chi viene da più distante tende a preferire il trasporto pubblico che ci serve molto bene essendo vicini all’ospedale. La situazione dei collegamenti ciclabili qui è meno negativa di quel che si pensi, tra piste e marciapiedi si riesce a muoversi: da e per il centro e Santa Lucia e Golosine. Attraversando il Parco di San Giacomo ci si collega con le ciclabili che portano a Palazzina e San Giovanni Lupatoto. Grazie alla flotta di 30 biciclette (20 acquistate con fondi comunali e altre 10 con fondi della scuola) facciamo delle uscite che uniscono attività motoria, storia ed arte. Quello che abbiamo scoperto è che molti studenti hanno pochissima confidenza con la bici e per questo si sentono insicuri’’.
(da Ruotalibera 168 – ottobre-dicembre 2020)
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