Il punto del Presidente

La città 30 e la guerriglia urbana

Il Punto - Ruotalibera 179

Milano, ieri. A un incrocio su viale Umbria un’auto passa col verde, ma ignorando l’obbligo di andare dritto svolta di filata a sinistra. Dalla direzione opposta un’auto sportiva passa anch’essa col verde a velocità sostenuta, lo scontro è inevitabile e nella carambola abbatte un semaforo e invadendo il marciapiede travolge un giovane che vi camminava, schiacciandolo contro un palo della segnaletica. Liberato dai pompieri dalle lamiere, il giovane è morto stamattina all’ospedale.

Scene di normale atrocità, nelle nostre città dove le auto vanno più o meno come gli pare e il confine tra lo scorrere del traffico e lo scatenarsi della guerriglia urbana di viale Umbria sta nella sottile speranza che tutti rispettino le regole. Perché, con questo modo di vivere i centri abitati, non appena qualcosa va storto può finire così ovunque.

I dati ASAPS dicono che finora (inizio agosto) nel 2023 sono morti sulle strade italiane 227 pedoni e 106 ciclisti dei quali la grande maggioranza nelle aree urbane, molti dei pedoni sulle strisce. In media un pedone al giorno e un ciclista ogni due, una strage tanto assurda quanto passata sotto silenzio, per la quale però ci sarebbe una risposta naturale: la “Città 30”.

“Città 30”, concetto che da anni sta prendendo piede ovunque in Europa eccetto che in Italia, non vuol dire una somma di Zone 30 nostrane (che in realtà sono virtuali perché nessuno le rispetta, essendo non controllate e tutto sommato uguali a vedersi alle altre). Significa invece una città in cui di norma si va ai 30 tranne che in pochi selezionati viali di scorrimento dove sono ammessi i 50. Ma non solo: significa anche una città in cui si spende molto nel cambiare il disegno delle strade per renderle un luogo dove superare i 30 crei naturale imbarazzo, e in un’efficace comunicazione ai cittadini. Perché va spiegato bene che essere investiti ai 30 è come cadere dal 1° piano, si muore nel 10% dei casi; mentre ai 50 è come cadere dal 3° piano, si muore nel 70% dei casi.

Il ritardo dell’Italia in questo campo si sta manifestando in modo evidente nell’attuale dibattito parlamentare, che appare lacerato da approcci contraddittori sulla questione. Da un lato è stata appena presentata (fine luglio) una proposta di legge Norme per lo sviluppo delle “Città 30” e l’aumento della sicurezza stradale nei centri abitati promossa dalle associazioni della piattaforma “Città 30 Subito” (tra cui FIAB e Legambiente), che mira a dare una cornice statale a iniziative che singole città italiane, sull’esempio di Bologna, stanno iniziando a prendere singolarmente in questo senso. Dall’altro, per iniziativa dell’attuale titolare del dicastero delle Infrastrutture si sta discutendo un progetto di riforma del Codice della Strada che sta andando nella direzione opposta (sbagliata), ovvero cercando una soluzione nell’imporre agli utenti deboli maggiori mezzi di protezione individuale anziché intervenendo sulle reali cause di gran parte degli incidenti, ovvero velocità eccessiva e distrazione alla guida.

Cosa ne uscirà? Ancora non lo sappiamo, ma è importante restare vigili. Perché ne andrà delle nostre vite e del non facile cammino perché le città italiane tornino a essere quello che nella storia sono sempre state tranne che negli ultimi decenni, ovvero luoghi per le persone e non per i veicoli.

(da Ruotalibera 179 – luglio-settembre 2023)

Immagine in evidenza da benessereconomico.it (articolo Bologna Città 30)

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