Cicloturismo

Il sindaco che smuove le montagne

Massimiliano Adamoli risponde alla domande sulla Volargne-Castelvecchio

Grazie alla tenacia di un sindaco di un piccolo comune di confine in odore di Trentino, a breve potrebbero esserci novità sostanziali sul collegamento ciclabile in sinistra Adige tra Volargne, dove termina la splendida ciclabile che scende da Borghetto D’Avio, realizzata tra il 2013 e il 2018, e Castelvecchio, centro culturale e museale di Verona città d’arte.

Massimiliano Adamoli

Parliamo di Massimiliano Adamoli, primo cittadino di Dolcè, paesino di 2.500 anime che tanto sperduto non lo è più, visto che da quando si è collegato alle ciclabili del Trentino sul suo territorio si riversano ogni anno più di 100 mila cicloviaggiatori. Un flusso che in poco tempo ha dato vita ad una economica tipicamente cicloturistica, fatta di bed and breakfast, ristoranti, agriturismo. La materializzazione di quanto FIAB Verona va predicando da almeno un trentennio.

«E il nostro contabiciclette non riesce a rilevare le bici in carbonio e, naturalmente, nemmeno i pedoni» puntualizza Adamoli, il quale ora vuole fare un passo in avanti, anzi due. Stabilendo innanzitutto un collegamento con la destra Adige, dove scende la ciclopista del Sole, attraverso la realizzazione di un ponte “tibetano” che parte nei pressi della chiusa di Ceraino a arriva fino dall’altra parte, in prossimità di Rivoli. E in secondo luogo allungando la ciclabile da Volargne almeno fino a Parona sfruttando l’alzaia del fiume che risulta già predisposta al passaggio delle bici.

L’idea, che circola da almeno 2 anni, dovrebbe mettere a terra almeno un piede nel corso del mese di gennaio 2022 con la sottoscrizione di una convenzione tra i Comuni di Dolcè, Pescantina e Sant’Ambrogio di Valpolicella per la redazione di uno studio di fattibilità del valore di 30 mila euro.

– Scusi Sindaco, ma nel suo piano c’è un convitato di pietra: il Comune di Verona. E non sembra un dettaglio da poco…

Io agli altri l’ho sempre detto: dobbiamo partire senza Verona, che va al voto in primavera. La riprenderemo strada facendo con la nuova giunta, anche perché tra i comuni è quella che ha meno da fare. Parona ha già la sua alzaia, poi starà a loro decidere se usarla o se fare una pista su strada. L’importante ora è partire, ma non può certo farlo il Comune di Dolcè che ha meno di 2 chilometri del nuovo tratto verso il capoluogo, quando Pescantina ne ha 12 o 13. Il ruolo del capofila tocca ad altri.

– A Dolcè ha fatto cose splendide, ma ora gioca fuori casa. Come ha fatto a convincere gli altri Comuni?

Da quando abbiamo terminato il tratto Ceraino-Volargne mi chiamano da tutte le parti, privatamente o in convegni pubblici, curiosi di sapere come ci siamo riusciti. Ma una grossa spinta sugli amministratori viene dagli stessi cittadini. Durante i week end mezza Valpolicella viene a camminare sui nostri percorsi e si chiede: “Perché da noi non c’è tutto questo?”. Vengono pullman anche da Modena e Bologna.

– E in questi colloqui con i colleghi amministratori svela tutti i suoi segreti?

Non c’è alcun segreto. L’unico segreto in questo genere di opere è partire. Poi il resto viene da sé, compresi i soldi, che non sono mai un problema. Noi abbiamo puntato sui fondi per i Comuni di Confine, ma le possibilità sono le più disparate. Se hai una buona idea e un progetto che ne dimostra la fattibilità, hai solo l’imbarazzo della scelta.

– Lei pensa che si potrebbe attingere ai fondi del Pnrr?

È una possibilità, non la escludo ma dubito che dovremo andare tanto lontano. Su un progetto del genere sono convinto che la Regione darà la propria disponibilità a valutarlo.

– Sì però parliamo pur sempre di milioni di euro che sono cifre importanti per i Comuni di provincia…

La Ceraino-Volargne (secondo tratto dopo la Borghetto-Ceraino, ndr) è costata 5 milioni, sai quanti soldi ha tirato fuori il mio Comune? 300 mila euro, il 10% circa dell’importo finale perché 1 milione era a carico del Genio Civile per la sistemazione della chiusa di Ceraino. So che in passato era girato un progetto di fattibilità con una cifra altissima, circa 14 milioni di euro circa, ma posso smentirla in ogni modo e in ogni sede.

– In che senso?

Noi la ciclabile l’abbiamo pagata 90 mila euro al chilometro. In Trentino le ciclabili costano 200-250 mila euro al chilometro. Vogliamo prendere il Trentino come riferimento? Ebbene, allora esagero: con 7 milioni siamo a Verona. Sono 26 chilometri. Noi da Borghetto a Volargne li abbiamo fatti da soli, e anche quest’anno investiamo 160 mila euro per la manutenzione del tratto aperto realizzato per primo verso Borghetto. Mi vuoi dire che tre Comuni tra i quali il capoluogo possano vedere delle difficoltà in un intervento di questa portata?

– E con i tempi, come la mettiamo? Il ponte tibetano non è stato una passeggiata…

Voglio precisare che quello che chiamiamo ponte “tibetano” è in realtà un ponte ciclabile a 12 corde, largo 1,50 metri e lungo 100 metri. Porta 650 chilogrammi al metro quadro per un costo di 500 mila euro, tutti finanziati dai fondi per i Comuni di Confine. Siamo arrivati agli espropri, manca il progetto esecutivo e poi daremo il via alla gara per i lavori che conto di vedere appaltati entro il 2022. La realizzazione del ponte richiede poi altri tre mesi. Detto questo, parlo dal punto di vista di un Comune che in ufficio tecnico ha un architetto e mezzo il quale deve stare dietro anche alle pratiche dei privati e delle 160 aziende del lapideo che abbiamo sul territorio. Nell’ultimo anno siamo stati letteralmente assorbiti dal ponte di Rivalta, una struttura carrabile che va assolutamente sistemata. L’intervento è di 8 milioni che facciamo con Brentino Belluno, ma il capofila siamo noi. Posso solo immaginare che cosa si può fare con un ufficio tecnico con 12 ingegneri o architetti come hanno certi Comuni. Perciò ribadisco: il collegamento con Castelvecchio lo doveva fare Verona. Abbiamo già perso due anni nelle ipotesi più disparate, ad esempio far fare il capofila al Genio Civile. Non sono abituato a lavorare in questo modo, dobbiamo darci una mossa.

– Del resto il percorso pare essere già predisposto, conferma?

Il percorso si sviluppa principalmente sull’alzaia del fiume. A parte qualche tratto di costone da superare non ci sono grossi ostacoli. Io l’ho percorso in mountain bike, e confermo che è già praticabile in questi termini. Il Genio sta già facendo pulizia ed è pertanto molto probabile che quando ci metteremo d’accordo lo troveremo praticamente già pronto, con l’unica incombenza di sistemare il fondo, ad esempio con dello stabilizzato, se non ci fanno usare il cemento. Confermo che l’intervento semplificherebbe la vita anche al Genio Civile che spinge anch’esso perché la ciclabile si faccia.

Passaggio ciclabile della chiusa di Ceraino

– Lei parla di ponti, piste e al limite anche di cemento. Ma non incontra resistenze da parte di ambientalisti radicali?

Per il ponte abbiamo già avuto due attacchi, da una associazione e uno da un privato. Ma finora abbiamo sempre fatto le cose per bene e con tutti gli studi necessari. Non sono opere spropositate e non vanno a distruggere la natura. Siamo in un posto meraviglioso e vogliamo avere il benestare di tutti. Francamente credo che per fare le quattro pale eoliche che sono dall’altra parte del fiume abbiano prodotto un quarto della documentazione che abbiamo prodotto noi per il ponte. Del resto, posso documentare che questo ponte era previsto dalla sentieristica del Cai per la Bassa Valdadige fin dal 1987, 34 anni fa. Non ci siamo inventati niente.

– Come lo vede il futuro?

Noi abbiamo sempre creduto alle ciclabili, e non dico che abbiamo fatto scuola ma siamo stati i primi in Veneto ad occuparcene quando nessuno o in pochi ci credevano. Questo oggi ci viene riconosciuto da tutti gli amministratori con cui ci confrontiamo. Così come ci viene riconosciuto che la sinistra Adige è più equlibrata rispetto alla destra Adige perché ci siamo mantenuti quasi sempre alla stessa quota. E soprattutto che abbiamo aperto alla Valpolicella la porta del Trentino collegando la stazione di Domegliara con il tratto di pista che inizia a Volargne. Di fatto da Dolcè oggi si può arrivare in bicicletta fino a Francoforte. Quando si parla di accesso ai mercati credo che anche questo sia un risultato da considerare.

(da Ruotalibera 173 – gennaio-marzo 2022)


In occasione dell’edizione 2018 del premio “Amico della Bicicletta”, il riconoscimento che FIAB Verona tributa a cittadini e amministratori che si sono particolarmente distinti nel ruolo di testimoni delle idee e interpreti dei bisogni ciclistici del territorio, avevamo premiato il sindaco Adamoli in qualità di

amministratore concreto e attento, promotore del dialogo e visionario della mobilità cicloturistica…

Puoi leggere i dettagli della cerimonia e le motivazioni del premio nell’articolo qui.

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Michele Marcolongo

Michele Marcolongo è nato il 5 novembre 1975 a Verona, la città dove vive. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Padova con il massimo dei voti, dal 2005 svolge attività giornalistica e di comunicazione collaborando con quotidiani, riviste e come addetto stampa di associazioni ed esponenti politici. Nel campo della comunicazione per la mobilità sostenibile dall’ottobre 2010 collabora con il trimestrale BC (la rivista di FIAB nazionale) mentre è da ben più tempo addetto stampa di FIAB Verona e capo redattore della rivista Ruotalibera.
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