Studi classici, laurea in ingegneria ambientale, attivo nel sociale, dal 18 luglio scorso Tommaso Ferrari è il nuovo assessore alla Transizione Ecologica, all’Ambiente e alla Mobilità. Un incarico guadagnato sul campo, oltreché per curriculum, grazie al gran numero di preferenze personali raccolte e il ruolo di “frontman” del movimento civico Traguardi che ha contribuito a fondare all’indomani delle elezioni del 2017.
Traguardi è stato infatti una delle anime dell’opposizione alla passata amministrazione Sboarina e uno dei pilastri della rinnovata alleanza progressista che ha vinto le elezioni di giugno 2022 con la candidatura a Sindaco di Damiano Tommasi.
– A distanza di qualche mese dal suo insediamento, come si trova nel nuovo ruolo di assessore? La situazione che ha trovato corrispondeva alle sue aspettative?
Sul tema della mobilità credo che Verona abbia questioni irrisolte da parecchi anni, un trascorso che non si risolve con la bacchetta magica. Verona Sud, per esempio, è una stratificazione di tanti anni di scelte sbagliate. Sulla mancanza di un mezzo di trasporto rapido e di massa, poi, la situazione è nota da tempo. Bisogna avviare un percorso affinché si riduca la quota di chi usa la macchina abitualmente. Si tratta di una sfida non facile, perché è anche di tipo culturale, ma è la nostra sfida principale.
– Le aspettative generate in campagna elettorale sono piuttosto elevate: si è parlato tanto di città di prossimità, di sostenibilità, di moderazione del traffico. Quanto è complicato attuare nella pratica tali principi e che tipo di ostacoli state incontrando?
Quando si tratta di applicare i principi di sostenibilità la prima cosa da fare è pianificare, e la pianificazione richiede del tempo. Soprattutto non si può pensare di cambiare di direzione in pochi mesi ad una stratificazione di 15-20 anni. Alla via degli interventi a spot, abbiamo preferito imboccare quella delle sperimentazioni, alcune delle quali hanno già dato delle informazioni utili che concorreranno alla formazione di un piano. Parlo ad esempio delle zone 30 o delle strade scolastiche. Poi, certo, si tratta di mettere a terra questi interventi, ma non dimentichiamo che questa amministrazione si è insediata a luglio e ora siamo soltanto a dicembre. Quando una nuova amministrazione si insedia il primo bilancio che controlla è quello dell’anno precedente. Quindi diamoci del tempo. La volontà e la determinazione di andare nella direzione giusta sicuramente non mancano.
– Abbiamo visto segnali incoraggianti: l’adesione finalmente convinta alla Sem, celebrata con la realizzazione di una nuova ciclabile (via Locatelli); piazza Bra chiusa al traffico privato per una settimana; una mattina di Strada scolastica in via Battisti… Poi però la settimana è finita, la ciclabile è rimasta ma piazza Bra è tornata aperta al traffico e di strade scolastiche o di contatti con i dirigenti scolastici per farne altre non si è più sentito parlare. Che ritmo dobbiamo attenderci da questa amministrazione?
Torno a sottolineare: in luglio ci siamo insediati; subito abbiamo predisposto l’adesione alla Settimana Europea della Mobilità Sostenibile con un programma concreto che ruotava attorno alla sperimentazione delle strade scolastiche, che stiamo ancora approfondendo. Non mi trova pertanto d’accordo nel dire che non se ne parla più. Il punto piuttosto è che questi interventi funzionano se inseriti in un discorso di zone 30 più complessivo, ma le zone 30 non possono essere soltanto un cartello che tanti neanche vedono, come è stato finora. Affinché siano effettive devono prevedere anche la risagomatura della sede stradale. Su questo stiamo ragionando e con l’anno nuovo ci potranno essere delle novità.
– Completamento ciclabile dell’Adige–Sole, tratto da Boscomantico alla Stazione ferroviaria di Porta Nuova: si sono separati i lotti in appalto (da fare subito) e gli stralci (da fare se arrivano nuove risorse). La proposta di Fiab Verona, ma non solo, è di mettere a bilancio un milione di euro per fare subito anche gli stralci, a partire dall’indispensabile “Variante dello Stadio” su via Camuzzoni. Tale proposta potrà essere recepita?
Di opere di ciclabilità da fare ce ne sono moltissime, e molti sono i tratti importanti. Ma sappiamo tutti che il tema della contabilità e del bilancio è quello che alla fine regola di fatto gli interventi. Come assessore alla mobilità darò il massimo per trovare anche nelle pieghe del bilancio le risorse da portare alla mobilità.
– Abbiamo sentito che ci sono intenzioni serie per ripensare finalmente via Basso Acquar. Ci può dire qualcosa a proposito?
Posso dire che uno dei temi più importanti è che da sud l’unico accesso attuale è viale Piave, che oltre ad essere bisognoso di interventi di riqualificazione è comunque insufficiente. Ecco che per noi diventa prioritario fornire un ingresso ciclabile anche da Basso Acquar.
– Ciclovia della Sinistra Adige: è vero che proseguono i contatti con i Comuni interessati, primo tra tutti Dolcè che è stato il promotore, per dare sviluppo alla pista Ceraino–Volargne?
Condividiamo l’idea di una progettazione d’insieme, congiunta, che vorremmo realizzare l’anno prossimo per poi andare alla ricerca di finanziamenti utili alla sua concreta realizzazione. L’ottica è dunque quella di valutarne la fattibilità, stringere un accordo tra Comuni e con Veneto Strade per la progettazione del percorso ciclabile.
– Quanto pesa su questi tipi di progettualità il taglio dei fondi sulle ciclabili deciso dal nuovo Governo?
Di fatto è un brutto segnale perché i Comuni hanno disperato bisogno di risorse per infrastrutture di mobilità sostenibile. Queste opere si progettano e poi ci si mette alla ricerca di soldi, che possono essere nostri in quota parte, regionali o statali o europei. Se si tolgono 94 milioni di euro è chiaro che diventa tutto più problematico.
– A quando il raddoppio delle biciclette previsto dal Pums e soprattutto, come?
Quello che dobbiamo fare è creare una cultura favorevole a questo sviluppo sopratutto in alcune aree città, facendo capire che la strada è una infrastruttura condivisa e direi anche “democratica”. Bisogna cambiare la sensibilità. Solo così possiamo favorire la penetrazione della mobilità ciclabile a Verona. Non basta la pista ciclabile, ci sono anche le corsie ciclabili, il doppio senso ciclabile, le zone 30, le strade scolastiche. Pensare che solo grazie alle piste si ottengano risultati è una visione parziale, serve un disegno complessivo ed è ciò a cui stiamo lavorando.
– Si fa largo un po’ in tutti i settori l’idea di coinvolgere le aziende private nel finanziamento delle infrastrutture. Vale anche per le piste ciclabili?
Auspichiamo un rapporto più sinergico anche con le aziende perché lo sviluppo della mobilità sostenibile è interesse comune in quanto essa porta un vantaggio alla collettività ma anche anche alle aziende stesse che così riescono a dare un servizio in più ai propri dipendenti. Ci stiamo muovendo in questo senso anche con i Mobility Manager.
(da Ruotalibera 177 – gennaio-marzo 2023)