I ciclisti mancanti
In drastico calo i passaggio dei ciclisti alla conta di settembre. Cerchiamo di capire perché.
AAA ciclisti cercansi.
Dove sono finiti gli oltre seicento ciclisti mancanti rispetto al totale dello scorso anno all’appello settembrino? La rilevazione numerica, effettuata ogni anno in occasione della Giornata Europea Senz’Auto, quando Fiab accoglie e premia i ciclisti quotidiani ai varchi del Centro Storico, questa volta ha evidenziato risultati imbarazzanti. Con 5.388 passaggi, siamo tornati ai livelli di sette anni fa. Abbiamo cercato di spiegarci il fenomeno, giustificandolo con il cambiamento dei percorsi, dal momento che le differenze (comunque in calo) sulle grandi direttrici da Sud, Ovest ed Est (viale Piave, corso Milano e Ponte Navi) sono state meno marcate, ma ugualmente il fenomeno ci preoccupa. Specialmente se si considera che il calo ai varchi più centrali (quelli dove il pedalare dovrebbe risultare più facile e naturale) è stato importante: -20% a Ponte Garibaldi; -22% ai Portoni della Brà; addirittura -24% a Castelvecchio.
A ben vedere, limitandosi al dato aggregato dei totali, il risultato 2015 sembra confermare una tendenza che, più in sordina, si sta manifestando già da qualche anno: dal momento di picco, con 6.377 passaggi nel 2010, le rilevazioni successive sono andate sostanzialmente calando, con andamento altalenante, fino al valore corrente.
Per i volontari ai dieci varchi cittadini la scomparsa delle biciclette resta un mistero. La loro sensazione, già riportata lo scorso anno, è che al calo dei ciclisti corrisponda una crescita dei mezzi a motore. Corso Cavour, ad esempio, che solo un lustro fa era percorso quasi esclusivamente da biciclette e mezzi pubblici, sembra ora arteria trafficata al pari di altre. E lo stesso vale per molti altri punti (uno per tutti piazza Brà, davanti alla Gran Guardia, che dovrebbe essere quasi un’oasi pedonale, e invece è un tratto trafficato e caotico, di difficile penetrazione e passaggio per le bici). E così via…
Una mitigazione del “dramma” tuttavia si impone: con i nostri dati semel in anno (dipendenti da molteplici fattori, condizioni climatiche del medio settembre comprese) non abbiamo certo la pretesa di azzeccare una lettura che solo rilevazioni precise e sistematiche potrebbero fornire. Per questo abbiamo rinnovato l’invito al Comune a dotarsi di strumenti che consentano il monitoraggio dei flussi. Senza dati oggettivi e obiettivi misurabili, infatti, ogni intervento, in qualsiasi campo, risulta monco e poco incisivo. Su questo punto abbiamo ricevuto una promessa: il PUMS, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, la cui redazione attendiamo fiduciosi.
Resta il fatto che intanto le condizioni per la ciclabilità nel Centro Storico sono peggiorate. La bicicletta ancora non è, come dovrebbe, favorita, ma spesso solamente tollerata. Alle dichiarazioni di intenti non fanno seguito politiche evidenti di incentivo alla ciclabilità, e d’altro canto nemmeno si intravedono le necessarie azioni per scoraggiare l’uso del mezzo motorizzato privato. Siamo fermi. Per la ZTL si discute molto, ma ancora poco si fa (della ZTL “forata” abbiamo riferito con un’apposita inchiesta, che ripeteremo a breve). In questo contesto i ciclisti quotidiani, quelli “normali”, che magari hanno anche un po’ di paura, calano. Anche gli studenti che si recano a scuola in bici sono, salve le solite lodevoli eccezioni, in drastico calo. La città, insomma, è ancora prepotentemente ostaggio delle auto.
Se è vero, come noi crediamo, che l’obiettivo delle politiche per la mobilità cittadina sia raggiungere maggiori quote a favore di ciclabilità, pedonalità e mezzo pubblico, siamo ancora lontani, anzi, forse stiamo regredendo. Ai politici che recentemente hanno mostrato interesse verso i nostri temi chiediamo quindi di guardare al futuro osando di più. I cittadini, una volta sperimentato il maggior benessere che deriva da queste scelte, sapranno riconoscere il merito.
(da Ruotalibera 145 – novembre-dicembre 2015)