“Se te te fé mal te dao!” (se ti fai male ti picchio!), era la minaccia, mai attuata, che le nostre mamme ci urlavano dietro quando ci stavamo lanciando in pericolose evoluzioni da ragazzini.
Deve aver pensato ad una cosa del genere la donna investita sulle strisce pedonali, a Pavia, mentre attraversava senza essere scesa dal mezzo, come prevede il Codice della strada. Invece i vigili l’hanno regolarmente multata. La prossima volta scenderà di sella.
Lo stesso è capitato ad un ragazzo ventenne di San Pier d’Isonzo, caduto, solo soletto, mentre faceva un giro in bici, rompendosi la clavicola. 41 euro di multa per aver perso il controllo del proprio veicolo. Dovrà andare a scuola guida, suppongo.
La sorte peggiore è capitata ad un ciclista che percorreva una strada sulle colline moreniche che costeggiano il lago di Garda sulla sponda veronese. Investito in pieno da un automobilista che gli ha tagliato la strada per entrare in una proprietà privata è stato ricoverato all’ospedale di Verona in prognosi riservata e in gravi condizioni.
Un incidente come tanti, purtroppo. A colpire di più è l’atteggiamento del cronista del noto quotidiano veronese, tutto concentrato sulla figura del povero automobilista, disperato per l’incidente e per aver investito un conoscente. Non vorrei essere nei suoi panni.
Tantomeno, se permette il giornalista, vorrei essere nei panni dell’innocente ciclista, finito all’ospedale senza altra colpa che essere andato a fare un giro in bici.
Il penoso articolo finisce, indovinate un po’, con una paternale di un dirigente regionale della Federazione Ciclistica Italiana che raccomanda (ai ciclisti!) di indossare guanti, casco e occhiali (che il ciclista indossava) e di avere mille occhi. E all’automobilista investitore? Niente.
Un mondo sottosopra. Meglio, come avrebbe detto mia madre, “caocul”.
PS: Grazie all’amico Giorgio per avermi passato le notizie.
(da Ruotalibera 157 – marzo/maggio 2018)