Una delle maggiori protagoniste del fenomeno delle “Ciclovie come piovesse” citato in copertina è l’attuale vicepresidente e assessore a Infrastrutture, Trasporti e Lavori Pubblici della Regione Veneto, Elisa De Berti.
La incontrammo nel 2015, al Cosmobike della Fiera di Verona, invitandola a un convegno sulla necessità di istituire un ufficio regionale per la mobilità ciclistica. Avvocato di formazione, sindaca di Isola Rizza per un mandato e appena rieletta per il secondo, era fresca di nomina alle Infrastrutture nella seconda giunta Zaia. Passata da un giorno all’altro a lavorare da una piccola realtà locale al complesso mondo delle costruzioni venete che spaziano dall’alta montagna al mare con tutto quello che c’è nel mezzo, la nostra appariva ancora un po’ spaesata ma il piglio era quello giusto: “Non capisco granché di quello che dite ma il tema mi interessa e sono qui per imparare” disse più o meno quando prese in mano il microfono nel padiglione fieristico. Non ci volle molto per capire che quelle non erano solo parole di circostanza. Elisa intuì in fretta il potenziale che la mobilità ciclistica rappresenta per vivere il Veneto al di là del solito triangolo Venezia-Garda-Dolomiti; ma anche per il suo territorio di riferimento, la pianura veronese che, piatta, poco abitata e ricca di verde e corsi d’acqua, è di per sé vocata a questo tipo di sviluppo. E intuì anche – perché no – il consenso che queste opere possono dare, perché l’aumento della qualità di vita che esse portano in termini di bellezza, sicurezza e piacere non è né di destra né di sinistra ma di tutti. Grande è stato fin da subito l’impegno nel far stanziare risorse da destinare a infrastrutture ciclabili, prima con scelte “a regia”, poi concentrandosi più di recente sull’ex ferrovia Treviso-Ostiglia e sui tratti veneti di 5 ciclovie nazionali (Garda, Sole Verona-Firenze, Adriatica, VenTo, Venezia-Trieste), superando anche gli ostacoli posti da questo governo non certo bike friendly a partire dall’attuale ministro delle Infrastrutture, peraltro leader nazionale del suo partito.
Di particolare rilievo è stata la sua idea di coinvolgere nell’impresa la notevole struttura operativa dell’azienda in-house Veneto Strade, dedita in precedenza solo alle infrastrutture “pesanti”: questo ha assicurato uniformità e qualità sia per la progettazione che per la gestione degli appalti senza affidarle ai singoli comuni attraversati dai percorsi, con conseguenze virtuose su esito finale e tempi di realizzazione dell’opera complessiva. Per innegabile merito di Elisa De Berti avremo così entro il 2026 una rete assai più estesa di ciclovie di qualità nel nostro Veneto: su questo fatto c’è poco da discutere, anzi, tanto di cappello.
Tutto bene dunque in Regione? Non proprio tutto. Il tema della mobilità ciclistica resta gestito da settori che lavorano separatamente e non sempre in sinergia, come quelli delle Infrastrutture (che progetta e costruisce le ciclovie) e del Turismo (cui ne è delegata la promozione). In sostanza, la questione di cui parlavamo in Fiera nel 2015 pare ancora irrisolta: un esempio ne è il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica varato l’anno scorso, che propone uno schema di ciclovie piuttosto astratto e non coerente con gli itinerari consolidati della rete escursionistica veneta REV. Le nostre ripetute osservazioni al proposito sono rimaste inascoltate. Di fatto la collaborazione tra FIAB e Regione – al di là dei rapporti personali che si sono mantenuti cordiali – è sospesa da tempo, così come il Tavolo tecnico regionale che non viene più convocato da anni. Insomma: in Regione l’encomiabile attivismo infrastrutturale dovrebbe coniugarsi con un pari impegno nella programmazione degli interventi più importanti cui dare priorità. Finita questa ondata di nuove ciclovie imposte dall’agenda nazionale o dal progetto strategico dell’Ostiglia, non si vede all’orizzonte un piano di sviluppo della rete basato sulle grandi lacune ancora da colmare (percorsi sicuri e di qualità tra Verona e Vicenza e tra Padova e Venezia, le ciclovie dell’Adige e del Brenta da potenziare e connettere col Trentino, …), e ci chiediamo se invece riprenderà il vecchio sistema dei finanziamenti “a regia”. Chissà se prima o dopo si potrà tornare a lavorare assieme su questi temi.
(da Ruotalibera 182 – aprile-agosto 2024)
Immagine in evidenza:
Pianta del PRMC, il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica del Veneto.
Fotogramma estratto dal video di presentazione (su YouTube, qui).