Tanta è la voglia di buttarsi alle spalle il brutto periodo segnato dall’emergenza sanitaria da Covid 19 che si tende ad assumere acriticamente come un salutare “ritorno alla normalità” anche notizie che positive proprio non sono. Ad esempio quella del traffico motorizzato tornato “ai livelli pre-Covid”. Non dimentichiamo gli impegni che tutte le istituzioni, dai Governi nazionali ai Comuni, hanno preso durante i mesi bui della pandemia nel senso di “promuovere ulteriormente, in area urbana e metropolitana” la mobilità ciclistica. Non solo come strumento di mobilità “congruente con le misure di contenimento e di prevenzione dell’emergenza epidemiologica, al fine di limitare il sovraffollamento dei mezzi pubblici e l’uso mezzi motorizzati privati”, ma anche come passaggio obbligato per quella “transizione ecologica” dell’economia di cui parlano tutti i piani di rilancio economico e coesione sociale, dal Recovery Plan europeo al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Ecco quindi che dopo le corsie ciclabili introdotte in città nel corso del 2020 sotto forma di mobilità di emergenza è ora legittimo attendersi un ulteriore passo in avanti nel completamento della rete delle piste e dei percorsi ciclabili cittadini. Le risorse stavolta non mancano: il Decreto del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture del 12 agosto 2020 pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 10 ottobre 2020 destina quasi un milione di euro al Comune di Verona per il potenziamento delle “ciclovie urbane”.
Sono risorse immediatamente spendibili, ovviamente previa adeguata progettazione. Purtroppo dalla pubblicazione del Decreto è passato ormai quasi un anno e, nel momento in cui chiudiamo questo numero in redazione, non è ancora chiaro su quali progetti il Comune di Verona intenda puntare.
La scelta potrebbe ricadere sul completamento dei collegamenti ciclabili con la Valpantena e sul restyling della ciclabile di Corso Porta Nuova. Il tempo intanto stringe: con riguardo alla tempistica, il bando dice che “gli enti locali beneficiari delle risorse provvedono alla realizzazione degli interventi entro ventidue mesi dalla pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana”, quindi entro il 10 agosto 2022. Considerando che ci sono voluti 6 mesi di cantieri per un intervento relativamente semplice come la ciclabile da Porta Palio a Castelvecchio, si capisce bene che il tempo diventa un fattore critico da tenere in attenta considerazione.
Ma da dove saltano fuori tutti questi soldi? In pratica il governo ha radunato e rimesso in circolo a favore di Comuni più strutturati, oltre i 50 mila abitanti, e delle Città metropolitane tutti i finanziamenti degli ultimi sei anni non ancora utilizzati. Leggiamo infatti che “il presente decreto reca l’assegnazione delle risorse di cui all’autorizzazione di spesa recata dall’art. 1, comma 640, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, e dai suoi successivi rifinanziamenti, per un importo pari ad euro 137.244.458,00, di cui euro 51.444.458,00 per l’anno 2020 ed euro 85.800.000,00 per l’anno 2021”. La legge 208 del 2015 altro non è che la Legge di Bilancio 2016 che aveva sbloccato tutta una serie di finanziamenti “per la progettazione e la realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie […] nonché per la progettazione e la realizzazione di ciclostazioni e di interventi concernenti la sicurezza della circolazione ciclistica cittadina”.
Il riparto tra i comuni italiani ha fruttato a Verona circa 1 milione di euro, precisamente 915.336,84 euro, suddivisi su due annualità: 343.103,16 euro per il 2020 e 572.233,67 euro per il 2021. Lo stanziamento avrebbe potuto essere ancora più alto (250 mila euro in più) tenuto conto che il Decreto prevedeva una premialità a favore delle città metropolitane o dei comuni con più di 100.000 abitanti “che hanno adottato, alla data del 30 aprile 2020, il PUMS, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile”.
Purtroppo il Pums del Comune di Verona è stato adottato in giunta comunale soltanto nell’ottobre 2020, e tra l’altro il suo iter è ancora piuttosto travagliato. Il bonus ammontava ad 800 mila euro per le città metropolitane; 400 mila euro per i comuni capoluogo di città metropolitana, e a 250 mila euro “per ciascun altro comune avente popolazione residente superiore ai 100.000 abitanti”. Un’altra occasione che forse sarebbe stata da sfruttare meglio riguarda le risorse messe in palio per collegare i poli universitari. Il Decreto del Ministero delle Infrastrutture del 16 Marzo 2021 ha assegnato ben 3,9 miliardi di euro ai Comuni di Roma, Padova, Napoli, Pisa, Bari, Palermo, Milano per “collegare le stazioni ferroviarie con i poli universitari, tenendo conto di eventuali altri poli di attrazione, in coerenza con i relativi aspetti urbani degli strumenti di programmazione regionale, del Piano Urbano della mobilità sostenibile e dei Biciplan laddove adottati”. A Verona sarebbe possibile collegare la stazione ferroviaria di Porta Vescovo con il polo universitario di Santa Marta usando il vecchio binario morto che esce dalla stazione stessa che dopo aver attraversato via Torbido entra nelle mura attraverso una porta monumentale ora chiusa.
Altre risorse per il territorio veronese arriveranno con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che prevede di stanziare 200 milioni di euro per realizzare 570 km di nuove reti ciclabili urbane (di cui il 50% destinati al Sud) e 400 milioni per 1.200 km di percorsi ciclabili cicloturistici, due dei quali interessano direttamente il veronese: la Ciclovia del Sole e la Ciclovia del Garda. Dopo aver suscitato tante perplessità e tanto dibattito, è ormai chiaro che il grosso dei soldi del Pnrr saranno destinati alla “cura del ferro”, cioè all’ammodernamento della rete ferroviaria italiana. E’ del 1° Luglio 2021 l’annuncio dello sblocco, sempre da parte del Ministero dei Trasporti (che nel frattempo ha cambiato denominazione prendendo quella di “Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili”) di ben 25 miliardi di euro destinati appunto alla rete ferroviaria nazionale. Al Veneto toccano circa 4 miliardi, in massima parte impiegati per realizzare il bivio di Vicenza della tratta Brescia – Verona (3,7 miliardi di euro). Lo stanziamento prevede anche 100 milioni per l’elettrificazione delle varie linee del Veneto.
Il Biciplan del Comune di Verona, in via di approvazione, si propone di portare a completamento la rete ciclabile cittadina collegando i tanti tronconi in cui è spezzettata con i principali attrattori di traffico cittadini. Come prima opzione dice di puntare alla creazione di “percorsi omogenei e facilmente individuabili, che si distaccano dalla viabilità veicolare per renderli più sicuri e più godibili incentivandone l’uso”. Ma nelle aree dove l’edificato non permetta di ricavare la pista ciclabile in carreggiata o di allargare la carreggiata per far posto alla pista ciclabile oppure ancora di eliminare tratti di sosta adiacenti alla carreggiata, il documento si propone l’introduzione di Zone 30 così da “garantire la continuità dei percorsi in sicurezza”. Gli obiettivi di fondo parlano di un raddoppio dei percorsi ciclabili dagli attuali 97 chilometri ad oltre 200 chilometri e di un incremento dell’uso della bicicletta dall’attuale 5% al 13%. “Il Biciplan definisce la rete ciclabile di Verona come un sistema continuo all’interno del quale è possibile muoversi in bicicletta. Questo è realizzabile attraverso l’intreccio della rete ciclabile (esistente e di progetto) e della diffusione delle Zone 30 in ambito urbano”.
(da Ruotalibera 171 – luglio-settembre 2021)