Curare il traffico con il traffico
El canton del Bepo - Ruotalibera 159
Fin da piccolo sono cresciuto con la convinzione che l’uomo si distingue dagli altri esseri viventi per l’uso di ragione. Per questo motivo, ad esempio, a sette anni, feci la prima comunione e mi fu impartita la cresima, col relativo orologio in regalo. Si pensava allora, infatti, che un bambino a quell’età avesse raggiunto la capacità di distinguere il bene dal male (e di leggere le ore).
Sappiamo, purtroppo, che questo non è sempre vero.
Nei fenomeni di massa, ad esempio, la ragione viene completamente estromessa da ogni processo decisionale. Si seguono criteri istintivi, “di pancia” si dice adesso, e sembra che ciò sia bello e corretto, oltre che incentivato da soggetti che si avvalgono di questo tipo di scelte per fare carriera politica.
Così, ci meravigliamo del moscerino che si ostina a battere la testa contro il vetro della cucina per cercare di uscire all’aperto senza, ovviamente, riuscirci ma riteniamo saggi dei comportamenti umani molto simili che, però, godono di ampio consenso popolare.
Parlando, com’è nostra consuetudine, di traffico, la maggior parte della popolazione ritiene opportuno costruire sempre nuove strade e allargare quelle esistenti per far “fluidificare” il traffico veicolare.
Eppure sia gli studi statistici che l’esperienza ci dicono che ad un primo vantaggio segue un repentino peggioramento della situazione. Le strade larghe, infatti, attirano, per la loro comodità, sempre più veicoli e sempre più larghi e lunghi e le strade, in breve tempo, ridiventano inadeguate e bisognose di interventi drastici.
L’unico modo per liberare le strade dalla congestione del traffico, infatti, è diminuire i mezzi di trasporto privati in circolazione.
Ancora convinti che il moscerino sia più stupido dell’uomo?
(da Ruotalibera 159 – settembre/ottobre 2018)