Cronaca emozionale mia ciclovacanza Verona-Klagenfurt
“Ciao tesoro, allora io parto, vado con i Veronesi a Klagenfurt, ci vediamo tra dieci giorni; vedrai, tornerò tonica come una statua del Canova.”
Così ho salutato mio marito alla stazione di Milano e, dopo due ore di viaggio, ho raggiunto Verona. La carovana è passata a prendermi e mi sono sistemata in mezzo alla fila, tra i 41 ciclisti della vacanza. Quando davanti c’è Marco e dietro c’è Fabrizia, tu non devi far altro che pedalare: al resto pensano loro.
Io che ormai sono una ciclo-vacanziera esperta, ho imparato a non aver fretta, a non pretendere di conoscere tutti subito; pian piano nei prossimi dieci giorni, arriveranno le occasioni per incrociare le vite di questi miei colleghi di avventura.
Lungo l’Adige ho ritrovato alcuni compagni:
“Ma tu hai fatto l’Ungheria con me nel 2015?”
“Mi ricordo di te! quante volte mi hai spinto sulle colline della Slovenia!”
“Ma dai, ci sei anche tu! Eravamo in Olanda insieme l’anno scorso con quelli di Vicenza”
“Quanto tempo è passato! Non mi dire che sei nonna anche tu!”
Lungo il canale Bisatto non ho conosciuto nessuno; testa bassa, fiato corto, un caldo infernale: mi sono domandata se ce l’avrei fatta a star dietro a questi Veneti indemoniati.
Lungo il canale Battaglia ho ritrovato gli amici milanesi, quelli che hanno passato l’inverno a gironzolare con me tra le campagne, i canali e i laghi lombardi.
Lungo il canale Piovego sono arrivate le prime scoperte.
“Where are you from? Australia?” Wow, sono capitata in un viaggio internazionale!!
Sempre lì, ho presto individuato quelli che di stare a destra non ne vogliono proprio sapere e un po’ li capisco…
Lungo la riviera del Brenta qualcuna ha iniziato a raccontarmi di sé, della sua vita, delle sue gioie e anche dei momenti bui.
Lungo il Natisone ho capito chi fossero gli altruisti: quelli disposti a fermarsi sotto il sole agli incroci per fare in modo che nessuno si perda, quelli che ti riparano la foratura, quelli che si accorgono dei tuoi bisogni e ti aiutano.
Lungo l’Isonzo ho capito chi fossero i coraggiosi: quelli capaci di infilarsi nell’acqua gelida per avere un ricordo più intenso e quelli che cadono, rimbalzano e oplà, tornano in sella cercando di sorridere.
Ai laghi di Fusine ho capito chi avesse il senso della comunità: quelli che si stringono sotto la tettoia per fare in modo che nessuno si prenda l’acquazzone.
Lungo lo Slizza ho pensato a quanto fossi stata fortunata ad avere una compagna di camera allegra e intraprendente!
Lungo la Drava ho conosciuto quelli che parlano poco: bisogna aspettare un po’ di più, ma poi, che belle scoperte!
Lungo il Wörthersee alcuni di loro hanno rallentato affiancandosi a me per scambiare due paroline, per sapere come stavo, per raccontarmi ancora qualcosa prima che la vacanza finisse.
E infine…, quando siamo arrivati sul Monte Lussari, ho pensato a quanta allegria avevano portato nel gruppo i vari cantanti, ballerini, musicisti e buffoncelli, che avevano reso le serate piacevoli e diverse una dall’altra.
E proprio alla fine, quando i Milanesi scaricavano per primi i loro bagagli alla stazione, una compagna con la quale avevo purtroppo scambiato poche parole, è scesa dal pullman per me, mi ha stampato due baci sulle guance e mi ha detto una cosa gentilissima.
Beh, come vorreste chiamarla questa?
La ciliegina sulla torta?
La scaglietta di tartufo sul risotto?
Il vento a favore alla fine di una bella pedalata?
“Oh, finalmente sei tornata! Bello il tuo viaggio? E… questi muscoli marmorei?”
“Bellissimo il viaggio!… Per quanto riguarda i muscoli… beh, alcune curve sarebbero ancora un po’ da smussare, ma sei fortunato perché torno felice e con un sacco di belle cose da raccontare!”.
di Diana Calì
(da Ruotalibera 180 – ottobre-dicembre 2023)