Quando è arrivata la mail della Caritas che ci invitava a organizzare assieme a loro un corso per insegnare ad alcune donne ad andare in bici, personalmente ho avuto due reazioni contrastanti. La prima: lasciar perdere, memori di qualche negativa esperienza passata e delle difficoltà organizzative, quali trovare un luogo idoneo, i volontari e le bici adatte. La seconda: le sfide si accettano, le esperienze del passato servono a trovare soluzioni nuove.
Così, fatto il consueto appello ai sociattivi, sono spuntati i volontari, la ciclofficina ha messo in funzione due bici adatte, il luogo si è trovato sulla ciclabile di via Galliano fra Porta Palio e le piscine.
Al primo appuntamento aspettavamo tre donne, ne è arrivata una mai salita in bici e con evidenti difficoltà di comunicazione. Idem per la seconda volta. Così è proseguito per i primi cinque tentativi a due dei quali non si è presentata nessuna allieva. Anche Claudio, il più bendisposto dei volontari, ha manifestato scoramento, segno evidente di forte frustrazione e sensazione di buttare via il proprio tempo. È seguita una pausa di riflessione da parte della Caritas che ha poi rinnovato la richiesta garantendo di selezionare persone più motivate.
Così si sono presentate due donne, una nigeriana e una srilankese. Solita prassi, prima muoversi senza pedali come sulle vecchie draisine. Questa volta si è vista la capacità di stare in equilibrio. Tant’è che Esther, la nigeriana, ha chiesto di provare con i pedali. Ed ecco la sorpresa, ha cominciato a pedalare da sola, seguita poco dopo da Shanika la srilankese!
Miracolo? No, una logica spiegazione si trova sempre: in realtà entrambe hanno ammesso che da bambine qualche volta in bici ci erano andate ma era più di trent’anni fa. E adesso? Appena diffusa la notizia fra i sociattivi Elisabetta grazie alla sua abilità sul web ha già trovato quattro bici in donazione. Ci serviranno per migliorare il livello del nostro parco bici da addestramento e speriamo anche di poterne donare due alle nostre brave allieve.
Che conclusioni trarre? Intanto grande soddisfazione come successo a Villa Buri con i giovani partecipanti. Insegnare ad andare in bici è regalare la libertà di movimento in autonomia su distanze troppo lunghe da percorrere a piedi senza dover ricorrere ai mezzi pubblici i cui orari e percorsi spesso non sono soddisfacenti. È poi stato interessante ascoltare le risposte a qualche domanda sulla loro situazione. Si comprende un certo grado di precarietà familiare. Chi è legato al mondo della ristorazione e delle pulizie domestiche, già di per sé difficile, ha sofferto tantissimo causa Covid. Traspare anche che qualche donna può contare sull’aiuto familiare, marito-figli-parenti, mentre altre non fanno alcun affidamento sull’aiuto del marito per emanciparsi. Quest’ultimo tema esula dai nostri compiti ma spero che l’attività possa proseguire appena verranno tempi migliori, intendo sia clima che pandemia.
Quindi credo che questa sinergia con la Caritas a cui va il merito di aver dato il via, comunque da noi prontamente raccolto, possa e debba proseguire.
(da Ruotalibera 173 – gennaio-marzo 2022)