Centomila chilometri con il signor Parkinson non sono pochi!
Sei un cicloamatore che percorre 20 mila chilometri all’anno, che sale sulle salite più ripide di Alpi e Pirenei, che sfida, per recarsi a lavorare in bici (percorso Tregnago-Verona e ritorno), temperature fino a meno 12, che può percorrere agevolmente 350 km al giorno, ma all’improvviso ti diagnosticano il morbo di Parkinson!
È accaduto così al mio carissimo amico Marco Tosi.
Parkinson si è insinuato nella sua vita mentre stavamo pedalando verso Assisi. Sotto forma di un indefinibile male alla spalla, dolore che noi abbiamo baldanzosamente attribuito ad un colpo d’aria. I ciclisti, si sa, non piagnucolano, pedalano. E sorridono sempre e scherzano spesso, pur in debito di ossigeno. Così è andata a Marco, in quell’estate del 2014, in Umbria, nel Montefeltro, lassù sull’Eremo delle Carceri. Lentamente però la cosa si è fatta più seria ed è diventata addirittura drammatica a novembre di quello stesso anno quando il verdetto è diventato inappellabile.
La storia che raccontiamo è quello che è accaduto dopo. A Marco in primis. E un poco anche a me che assistevo impotente.
La prima reazione è stata «Che nessuno lo venga a sapere». Comprensibile, comprensibilissima. Naturalissima, umanissima. Ma subito dopo Marco ha capito che lo doveva dire, con calma. Anche se provava imbarazzo, se faceva fatica e sentiva dentro di sé un dolore sconosciuto: lo doveva dire. E ha capito che non era lecito chiudersi in casa, rinunciare, ma che, invece, era necessario darsi degli obiettivi. Così, prima con me poi assieme ai numerosi amici che la lunga frequentazione della strada gli aveva procurato, ha ricominciato a pedalare con un altro spirito, quello di “sconfiggere” un male che non si può sconfiggere. È in quella fase che, superato il trauma, ci siamo detti: «Racconteremo tutto in un libro: 100.000 chilometri in bicicletta con il signor Parkinson.»
E siamo qui, ora, 2022, con i 100.000 km percorsi e con le 149 pagine scritte. Dove si toccherà con mano quanto possono la volontà, la determinazione, la “testa”. Quanto sono utili la famiglia, la solidarietà, l’amicizia, la socialità. Quanto può una scienza medica che ti ascolta e ti cura. Tutte cose che trasformano il fango in oro.
Il signor Parkinson non ci ha abbandonati mai, ma Marco lo ha costretto ad inseguire affannosamente, gli è scattato davanti al naso, lo ha preceduto sulle vette e non gli ha permesso di passargli davanti nemmeno in discesa. Come dicono i versi di una canzone di Vecchioni: «Ho conosciuto il dolore / e l’ho preso a colpi di canzone e parole / per farlo tremare / per farlo impallidire…»
Questa è la storia di Marco raccontata nel nostro libretto il cui ricavato andrà a sostegno delle iniziative dell’Associazione Parkinsoniani di Verona e di una seconda associazione, quella per la ricerca attorno ad una malattia rara, l’Atassia Teleangectasia.
di Aldo Ridolfi
(da Ruotalibera 174 – aprile-giugno 2022)
NOTE DELLA REDAZIONE
Molti nostri lettori e amici probabilmente ricorderanno Marco Tosi in occasione dell’assegnazione del premio “Amico della Bicicletta 2012”. Fortissimo e poliedrico ciclista, ottenne da FIAB Verona tale riconoscimento per la costanza del suo pendolarismo e per una serie di ciclovacanze e pellegrinaggi che lo portarono agli onori delle nostre cronache in veste di testimonial speciale.
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Inoltre, nel 2015, Marco aveva anche raccolto i ricordi delle sue pedalate nel libro “500.000 chilometri” (ora saliti a 600.000), scritto a quattro mani con l’amico di sempre Aldo Ridolfi.