BoscoSpeziala, un parco per la città
La cava Speziala si trova nel Comune di Verona, nella frazione di San Massimo all’Adige. In questa periferia veronese nel dopoguerra erano attive varie cave per l’estrazione della ghiaia di cui è ricco il sottosuolo. Gli scavi hanno devastato il territorio, lasciando enormi cavità generalmente poi trasformate in lucrose discariche. Nell’area della cava Speziala si è fatta non solo attività di estrazione, ma anche triturazione di ghiaia e sabbia con pesanti ripercussioni ambientali. Rumori, inquinamento e altri disagi hanno esasperato la popolazione, che fin dai primi anni ‘70 più volte si è attivata per far cessare l’estrazione della ghiaia e poi per bloccare vari tentativi di renderla una discarica, che avrebbe messo a rischio anche la falda acquifera sottostante.
Nel frattempo, silenziosamente, la natura stava trasformando la zona in un bosco spontaneo, prezioso per la sua biodiversità e la posizione all’interno del centro abitato, un vero e proprio polmone verde che migliora la qualità dell’aria e mitiga la temperatura. Nell’ottobre 2020 si è formalmente costituito il comitato “Un Parco per la Città” per la difesa del Bosco Speziala, coinvolgendo singoli cittadini e associazioni veronesi nel proprio progetto. FIAB Verona, in coerenza alle sue finalità ambientaliste, è tra le associazioni aderenti.
Ed eccoci qui a parlare di questa importante iniziativa col Presidente del comitato, l’ingegnere Marco Menin.
– Come nasce l’idea del comitato “Un Parco per la Città”?
Dopo decenni di iniziative spontanee dei cittadini di San Massimo abbiamo raggiunto la consapevolezza che era opportuno cambiare strategia. E così ad ottobre abbiamo stilato lo statuto, abbiamo eletto un consiglio direttivo e lanciato una campagna di adesioni per verificare quanto fosse diffusa la volontà di salvaguardia del più grande bosco spontaneo del territorio comunale di Verona.
– E come è andata?
Il risultato è stato entusiasmante: ad oggi i soci individuali hanno raggiunto il numero di 84 e 26 sono le associazioni che hanno aderito al comitato. Sono associazioni attive in ambito educativo, culturale, di protezione dell’ambiente, di valorizzazione del territorio, di gestione dei beni comuni, di economia solidale; altre si stanno avvicinando per dare il loro sostegno. La squadra in campo è formata da persone con competenze trasversali sul piano tecnico: ingegneri, architetti, urbanisti, forestali, giardinieri, guardie faunistiche, ma anche esperti di comunicazione, nella ricerca fondi e nella presentazione di progetti anche a livello internazionale. La petizione al sindaco di Verona che abbiamo lanciato (cartacea ma anche online su change.org) per chiedere l’acquisizione da parte del Comune della ex-cava e la trasformazione in parco pubblico ha ormai raggiunto le 5.900 firme.
– Oggi l’idea da contrastare è il progetto di “rinaturalizzazione” presentato dalla proprietà, giusto?
Esatto. L’idea proposta dalla proprietà ci pareva folle: con la scusa di stabilizzare i pendii in ossequio ad inesistenti norme antisismiche si vuole scaricare materiali di riporto e rifiuti a fine vita, senza sottostare alle rigide normative che regolano le discariche. Di fatto si tratterebbe di attivare un cantiere che prevede la movimentazione di oltre 750.000 metri cubi di materiale da realizzarsi con un semplice permesso di costruire. Parliamo, secondo i dati forniti dalla proprietà stessa, di 56 camion di materiale al giorno per quasi quattro anni! Ovviamente questo porterebbe al taglio del bosco, privando il territorio di un ecosistema già esistente in cui si è sviluppata una biodiversità unica per Verona.
– Quali sono gli aspetti principali della vostra proposta?
Professionisti ed associazioni si sono rivelati importantissimi nell’elaborazione dell’idea progettuale “BoscoSpeziala – Parco della Biodiversità di Verona”, con cui abbiamo partecipato al bando per la Variante 29 del Comune di Verona, che in coerenza con i principi introdotti dalla L. R. 14/2017 connette le finalità di contenimento del consumo di suolo con quelle della rigenerazione e riqualificazione dei tessuti della città esistente. La proposta, realizzabile con interventi minimali, prevede la valorizzazione del ricchissimo ecosistema che in questi 30 anni si è sviluppato in questi 18 ettari fra le case di San Massimo. Oggi che tanto si parla di riforestazione urbana, garantire la salvaguardia di decine di migliaia di alberi che già adesso contribuiscono alla mitigazione del clima, all’assorbimento di CO2 e alla produzione di O2 sarebbe da solo un importante contributo della città di Verona al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Ma il valore aggiunto della nostra proposta è un progetto educativo rivolto al mondo della scuola ed alla cittadinanza veronese nel suo insieme, che potrebbe diventare un biglietto da visita internazionale per la nostra città. Gli interventi proposti sono assai semplici: pulizia di sentieri, stabilizzazione di un’area umida già presente sul fondo per favorire l’insediamento di uccelli acquatici, piccole strutture per l’osservazione della fauna presente. Sarà concordata con le scuole del territorio la progettazione di interventi educativi dalla scuola dell’infanzia alla secondaria, con un piano di aggiornamento dei docenti, al fine di creare un curricolo di educazione ecologica articolato e basato su attività dirette. Bambini e ragazzi, grazie ad esperienze di forte coinvolgimento emotivo nell’ambiente del bosco, potranno svolgere un’importante funzione di traino delle proprie famiglie nella visita e nella fruizione di questo ambiente, che sarà aperto alla visita di tutti coloro che vorranno muoversi nel rispetto di uno spazio ricco e delicato. Last but not least la mobilità: per la sua collocazione il BoscoSpeziala può essere raggiunto agevolmente sia con i mezzi pubblici che attraverso piste ciclabili.
– E qui interviene il contributo al vostro progetto di FIAB Verona, non è così?
Certo, FIAB Verona ci ha aiutati a scrivere un importante capitolo del nostro progetto, “Viabilità e mobilità dolce”, in cui affermiamo che “esperienze simili dimostrano con evidenza che, laddove una zona di pregio ambientale sia agevolmente raggiungibile a piedi o in bicicletta da centri abitati, si genera un meccanismo virtuoso di fruizione degli stessi luoghi in termini sia di frequenza e durata temporale che di largo spettro di utenza (non solo persone dedite ad attività ludico-sportive ma anche famiglie e anziani nei vari momenti di tempo libero), con effetti altamente positivi sui livelli medi di qualità di vita e di salute della popolazione locale”. Nel nostro caso la bicicletta sarà il mezzo più adatto per raggiungere il BoscoSpeziala, che si trova sulla Ciclovia del Sole Verona-Firenze (piazza Bra, San Massimo, Caselle, Oliosi, Salionze, Mincio…). A tal fine troviamo assai importante realizzare una pista ciclabile lungo via Lugagnano, che oltre a fornire un accesso ciclistico in sicurezza al BoscoSpeziala costituirebbe un collegamento diretto di mobilità dolce per gli spostamenti quotidiani tra i quartieri est del comune di Sona e in particolare Lugagnano, già ora muniti di percorsi ciclabili interni in sicurezza, e l’abitato di San Massimo, e da lì fino al centro di Verona.
– Questo progetto è un bel sogno o avete speranze di realizzarlo?
Siamo ottimisti: lunedì 1 febbraio abbiamo avuto un’importante audizione con la conferenza dei Capigruppo del Consiglio Comunale di Verona e nelle parole di tutti coloro che sono intervenuti, senza alcuna distinzione di parte politica, abbiamo respirato la volontà di portare avanti il bene della collettività e di sostenere l’iniziativa da noi presentata. Questo ci dà molta fiducia: la strada che abbiamo intrapreso si è rivelata quella giusta per risolvere, una volta per tutte, un problema che si trascina da oltre 30 anni e per dare alla nostra città una grande opportunità per il suo sviluppo.
(da Ruotalibera 170 – aprile-giugno 2021)