A scuola in bici: dalla rivoluzione ai tempi del Covid ad oggi
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A Verona la prima “rivoluzione ciclabile” si verificò silenziosamente nell’immediato post Covid quando migliaia di studenti presero ad inforcare la bicicletta per coprire il tragitto casa–scuola: spuntarono le prime corsie ciclabili, i parcheggi delle scuole si riempirono di due ruote a pedali, in alcuni casi le auto vennero espulse dai cortili interni e qualche preside predispose pure degli spogliatoi. I mobility manager scolastici presero entusiasmo e cominciarono a rivendicare percorsi sicuri, segnalando buche, avvallamenti, tombini affioranti, interruzioni, percorsi tortuosi e tutto ciò che rendeva (e rende) disagevoli o insicuri i principali percorsi di avvicinamento. Certo, non erano bei tempi, tutt’altro: a spingere i ragazzi in sella era più che altro la paura del bus come potenziale luogo di contagio. A distanza di qualche anno proviamo a chiedere, al netto del contesto sociale totalmente cambiato, che cosa sia rimasto di quella vampata.
È vero, al tempo dei Covid gli studenti venivano volentieri in bici a scuola – conferma Saverio Tribuzio, insegnante e mobility manager scolastico – Tra il 2020 e il 2021 c’è stato un exploit della bicicletta tra gli studenti.
– Che cos’è cambiato, poi?
È successo che tantissime bici furono rubate, anche all’interno delle scuole. Questo è stato uno dei fattori demotivanti più gravi. Ci sono stati ragazzi, ma non solo, che hanno perso in questo modo più di una bici.
– Qualche nuova rastrelliera negli ultimi tempi è stata inserita nei cortili da parte del Comune…
Sì, come mobility manager abbiamo fatto pressione anche nei confronti della Provincia e ora dovrebbero arrivare le rastrelliere modello Verona che consentono di legare le bici in maniera più sicura e più agevole. Ma è entrato in gioco anche un altro fattore.
– Quale?
Un po’ di demotivazione anche tra noi mobility manager, perché dopo l’exploit nella diffusione della bicicletta tra gli studenti c’è stato un calo molto difficile da recuperare considerato che, agli occhi degli studenti, noi per primi non riuscivamo a mantenere ciò che illustravamo loro.
– Con il cambio di amministrazione si è vista qualche differenza?
Mi sembra che qualcosa si sia smosso soprattutto a livello di uffici dai quali ora spesso arrivano segnali molto positivi mentre prima risultava più complicato rapportarsi. Questo è sicuramente un bel traguardo. Inoltre, assieme alle prime rastrelliere, sono arrivate delle nuove ciclabili e questo è sicuramente un altro punto a favore. Magari promiscue con i pedoni, ma pur sempre nuove possibilità di muoversi in bicicletta.
Puntualizziamo: ogni scuola ha le proprie esigenze, pertanto risulta molto difficile parlare in generale. Tuttavia si può approssimare una tendenza che appare piuttosto chiara. La mobilità scolastica è un tema complesso che richiede interventi a tutti i livelli, partendo proprio dalla figura del mobility manager scolastico.
– Attualmente questo ruolo viene affidato alla buona volontà del singolo insegnante, o sbaglio?
Questa figura è presente in circa 25 istituti superiori. Qualcuno non ha avuto adesioni ma la copertura è molto significativa. Il compito viene svolto su base volontaria e a titolo gratuito. Si potrebbe pensare almeno a qualche incentivo, dal momento che il lavoro da fare è tanto e importante.
– Strategie per i prossimi mesi?
Intanto vediamo se entro l’estate arriveranno le nuove rastrelliere che, dopo i furti, possono dare un bel segnale dal punto di vista della sicurezza. Superato il calo motivazionale, siamo pronti a ripartire, collaborando con l’assessore di riferimento e con la stessa FIAB. Possiamo contare sulle nuove ciclabili, che vanno a rinforzare una rete che comincia ad essere affidabile.
(da Ruotalibera 183 – settembre-dicembre 2024)
Immagine in evidenza generata dall’AI