A scoppio, diesel o elettriche?
Da bambino andavo a scuola a piedi, da solo o con amici della mia età, percorrendo due chilometri, di cui uno lungo la statale 10, Padana Inferiore. I grandi la chiamavano “el stradon” e ci raccomandavano di stare molto attenti al traffico. Capitava, infatti, che potessimo incontrare qualche auto e magari un camion. Per il resto erano pedoni, ciclisti e carretti.
A distanza di sessant’anni e oltre, il famoso “stradon” sembra una stradina. Spogliato della doppia fila di platani che lo ombreggiavano e lo delimitavano ma gli davano anche un’aria di grandiosità, specialmente nei lunghi rettilinei, e interrotto da rotatorie ogni cinquecento metri è diventato un corridoio anonimo stretto tra due file ininterrotte di case, negozi e capannoni.
Un corridoio affollatissimo di auto di ogni forma e cilindrata, dove non sarebbe possibile né sensato permettere a chiunque, bambino o adulto, transitare a piedi o in bicicletta. Auto e camion, camion e auto, in movimento o parcheggiati in ogni spazio, consentito o non consentito. Sui social e sui giornali esplode ad ogni inverno il problema dell’inquinamento dell’aria nelle nostre città. Vengono prese di mira le discutibili misure prese dalle Amministrazioni comunali contro i veicoli inquinanti.
Puntualmente esce la soluzione futura del problema: le auto elettriche.
Siamo salvi?
Mi permetto di dubitare grandemente. L’inquinamento dell’aria è solo uno degli aspetti negativi dei veicoli a motore. L’adozione del motore elettrico contribuirà, forse, a migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città. Forse. Ma sia chiaro che le auto elettriche occupano lo stesso spazio delle auto con il motore a scoppio o diesel, intasano le strade allo stesso modo, rovinano la qualità di vita dei cittadini allo stesso modo e, soprattutto, ammazzano persone allo stesso modo.
Solo più silenziosamente.
(da Ruotalibera 162 – aprile-giugno 2019)