Mobilità Urbana

Stazioni ciclabili? Verona e Padova a confronto

Uno sguardo ai nostri cugini veneti, dove la mobilità è più avanti che da noi

A volte per capire la differenza tra due città basta osservarne un sito importante: nel caso di Padova e Verona, l’analisi della ciclabilità delle rispettive stazioni ferroviarie già mostra bene la distanza tra una città – Padova – dove negli ultimi 20 anni si è molto investito in viabilità, curando in particolare la mobilità sostenibile con un’apprezzata tramvia e una capillare rete ciclabile, e una città – Verona – che invece è rimasta ferma e solo nell’ultimo quinquennio pare essersi rimessa in moto.

A PADOVA

Numerose rastrelliere sono disponibili in spazi riservati vicino all’entrata della stazione; le bici vi sono messe ordinatamente, mentre i parcheggi “creativi” sono quasi assenti perché la Polizia Locale passa spesso a rimuovere le bici fuori posto.

A circa 50 m dall’entrata si trova anche un bicipark, molto utilizzato: in effetti non c’è concorrenza tra rastrelliere libere e bicipark a pagamento perché le categorie di utenti sono diverse, più informale – molti studenti – quella delle rastrelliere, più classica – molti lavoratori pendolari – quella del bicipark. La stazione è raggiunta da più parti da piste ciclabili in sede propria, e il Comune ha fatto campagne di sensibilizzazione per promuovervi l’uso della bici nelle due forme. È disponibile anche una nutrita flotta di bici a noleggio, mentre il bike sharing cittadino è stato dismesso un anno fa.

A VERONA

Le rastrelliere per il parcheggio libero sono poche e lontane dall’entrata. A circa 100 m c’è una stazione del bike sharing cittadino, mentre sul piazzale davanti all’entrata sono dispiegate solo varie flotte di monopattini a noleggio. A circa 50 m si trova anche un bicipark – gestito alle stesse condizioni di Padova – praticamente non usato, quasi vuoto. Nel concreto molti ciclisti “informali” si arrangiano attaccando la bici sul piazzale dove capita, di solito ai pali della segnaletica o alla ringhiera installata di recente a fianco della pista ciclabile che corre davanti all’entrata. Quest’ultima pista, raggiungibile ora sia dal lato di corso Porta Nuova che da quello di via Albere, appare consunta e bisognosa di rinnovamento. Si percepisce un senso di generale disordine, evidentemente tollerato dal Comune vista la sostanziale assenza di interventi e di campagne di sensibilizzazione per l’uso della bici (e del bicipark) in stazione.

Insomma: il confronto tra le stazioni mostra che qui a Verona abbiamo ancora strada da fare. L’augurio è che gli esempi virtuosi della porta accanto, come quello di Padova, ci aiutino a fare presto i passi giusti.

(da Ruotalibera 183 – settembre-dicembre 2024)

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