L’acetosa
La strada bianca iniziava proprio sotto casa e portava in campagna. Un chilometro o due più avanti c’era un crocicchio che chiamavamo “della Madonna mora” perché in un angolo sorgeva un capitello con l’immagine di una Madonna dal viso molto scuro. Il capitello c’è ancora, anche se adesso non si ferma più nessuno per uno sguardo o una preghiera. Di lì ci si passa ormai solo in automobile, utilizzando la vecchia e gloriosa strada “delle case roerse” come scorciatoia per arrivare in città quando la statale è una colonna di auto ferme.
Noi (io, mio padre e i miei fratelli) ci arrivavamo in bici, durante quelle bellissime passeggiate primaverili fatte sfruttando il tempo che avanzava tra il suo rientro dall’ufficio e l’ora di cena. Così mia madre ci teneva fuori dai piedi per un po’ e noi, nella luce speciale che precede di poco il tramonto, potevamo scorrazzare a nostro piacimento. D’altronde, di traffico allora non si parlava e non sono nemmeno sicuro che, a quel tempo, ci fosse un assessorato preposto.
È stato proprio durante quelle lente pedalate che ho conosciuto l’acetosa (Rumex acetosa). Mio padre si fermava a lato della strada e, senza nemmeno scendere dalla bici (sul sellino fissato al tubo orizzontale stava aggrappato mio fratellino), strappava le sommità di questa pianta e le masticava golosamente. Il gusto acido gli era particolarmente congeniale. Lo imitavo volentieri e l’acetosa mi lasciava in bocca un sapore fresco e aspro nello stesso tempo.
Allora non sapevo che stavo assaggiando una pianta molto ricca di calcio, di ferro e di vitamina C. Più tardi ho scoperto che le foglie giovani e tenere dell’acetosa si possono in primavera mangiare crude in insalata. Questa abitudine è presente presso molti popoli europei. In Francia, in Inghilterra, in Svezia e nei territori dell’Europa orientale si consumano molti piatti preparati con l’acetosa. Ma anche in Egitto, in Asia e in America del nord amano arricchire le proprie insalate con queste foglie deliziose, cugine degli spinaci e delle barbabietole. Se durante una gita primaverile ne vedete qualche esemplare, raccogliete un paio di manciate di foglie fresche, buone per una salsina eccellente.
- foglie di acetosa – una manciata
- spinacine – una manciata
- cipolla grossa – 1
- olio extra vergine d’oliva – 3 cucchiai
- aceto di mele – 3 cucchiai
- sale – q.b.
Sbucciate la cipolla e lavate l’acetosa e gli spinaci. Mettete tutti gli ortaggi in una pentola con acqua bollente salata e fate cuocere per un paio di minuti. Scolate, mettete da parte la cipolla e frullate acetosa, spinaci, olio, aceto e sale fino ad ottenere una salsa cremosa. È ottima sul pane integrale.
(da Ruotalibera 182 – aprile-agosto 2024)